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Caro sms: parte indagine congiunta Agcom-Antitrust su costi messaggini, mms e internet mobile

Italia


Inviare un sms in Italia costa di più che nel resto d’Europa. Lo aveva appurato qualche tempo fa l’Authority per le tlc francese (Arcep), secondo cui inviare un messaggino costa all’utente italiano 5 volte di più che a un danese (13 centesimi contro i 7,5 centesimi di media Ue e i 3 centesimi della Danimarca).

 

Per fare chiarezza sulle condizioni di offerta, la trasparenza e le dinamiche concorrenziali e anche per meglio tutelare consumatori e utenti, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e l’Autorità garante della concorrenza e del mercato hanno avviato un’indagine conoscitiva non solo sui servizi sms, ma anche sugli mms e i dati in mobilità.

 

Gli sms, che possono tranquillamente definirsi il più popolare e rivoluzionario degli effetti collaterali di una tecnologia (lanciati come ‘servizio accessorio’ alla voce, non conoscono crisi nonostante l’arrivo di molte nuove alternative che sulla carta avrebbero dovuto oscurarne la popolarità) sono diventati in pochissimo tempo un metodo di comunicazione tra i più diffusi e, insieme ai servizi di trasmissione dati (internet mobile), rappresentano una delle voci più consistenti del bilancio degli operatori.

 

I ricavi complessivi dei mercati oggetto dell’indagine congiunta nel 2007 si sono attestati a circa 4 miliardi di euro (2,49 miliardi per gli sms e 1,61 miliardi per mms e dati in mobilità). I servizi basati su sms sono cresciuti significativamente, con un tasso superiore a quello medio del mercato complessivo, e hanno aumentato il loro peso in termini percentuali dal 34 al 36%. Per fare un confronto, gli mms – annunciati come gli eredi indiscussi dei messaggi di testo – hanno invece mantenuto un peso marginale, pari al 2% circa.

 

L’Italia è di fatto il secondo mercato europeo per volumi di traffico – dopo il Regno Unito – con 28,6 miliardi di Sms inviati nel 2007 che si presume saranno 29,3 nel 2008.

 

“I mercati degli sms, mms e dati in mobilità sono contraddistinti dalla presenza di numerosi pacchetti di offerta per diversi profili di utenza, all’interno dei quali il costo medio del singolo servizio può variare fortemente”, spiegano Agcom e Agcm nella nota congiunta.

 

La situazione italiana rappresenta un vero paradosso: l’Italia, come è emerso anche dalla relazione annuale dell’Agcom, non ha rivali in fatto di uso delle tecnologie mobili. Leader mondiale per diffusione dei cellulari – uno e mezzo per abitante, neonati compresi – primi in Europa e secondi nel mondo in quanto a diffusione dei servizi Umts e leader mondiali nel mercato dei contenuti e servizi per la telefonia mobile, con un fatturato di 1,2 miliardi di euro e un tasso di crescita del 15%, rimasto quasi invariato rispetto al 2006.

 

Eppure siamo anche il paese in cui si spende di più per i servizi mobili, con uno scollamento quasi del 50% rispetto al resto d’Europa e nonostante “il settore delle comunicazioni registri, su base annua, un calo dell’inflazione del 3,2%”, come ha sottolineato l’associazione consumatori Adoc.

 

Codacons intende invece lanciare una class action per ottenere la restituzione di quanto illecitamente incassato dagli operatori nel corso di questi anni. Secondo l’associazione si potrebbe arrivare a un risarcimento miliardario “che finirebbe per mettere in ginocchio le compagnie telefoniche”.

 

Certo, questo non ce lo auguriamo, ma sicuramente ci aspettiamo che l’indagine delle due Autorità contribuisca a fare chiarezza su una delle tante storture del mercato mobile italiano.

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