Italia
Pesci tropicali che si adattano ai nostri mari, farfalle africane sul Tirreno, ghiacciai dimezzati, coralli e pernici bianche che scompaiono.
Come informa una nota, ma è ormai sotto gli occhi di tutti, “L’Italia sta cambiando faccia anche per i mutamenti climatici in atto e i segnali sono arrivati nelle Oasi del WWF, dove le lagune protette in Toscana e Puglia mostrano segni di deperimento, i boschi patiscono per la siccità e gli uccelli cambiano i tempi di migrazione e nidificazione”.
Per studiare meglio il fenomeno e trovare soluzioni di adattamento il WWF ha deciso di far diventare le Oasi veri e propri laboratori di monitoraggio grazie a un progetto che vede unite WWF e Microsoft Italia, con la collaborazione e il supporto scientifico dell’Università della Tuscia coordinati dal prof. Riccardo Valentini e la partecipazione, tra gli altri, del Corpo Forestale dello Stato e del Museo di Zoologia di Roma.
Un sistema di centraline di monitoraggio, un’équipe di biologi e ricercatori, il software messo a disposizione da Microsoft, da anni impegnata a livello internazionale nello studio del cambiamento climatico presso il laboratorio di ricerca informatica Microsoft Research di Cambridge.
L’obiettivo come spiegano è triplice: creare un database nazionale dei dati raccolti da inserire nel sistema di reti di monitoraggio nazionali ed europee; calcolare le potenzialità delle Oasi in termini di “assorbimento” del carbonio, una funzione importantissima per mitigare gli effetti del cambiamento climatico; effettuare delle previsioni a medio-lungo termine per attivare specifiche misure di adattamento e conservazione della biodiversità in Italia.
Il progetto è già attivo in 16 Oasi pilota, in 10 regioni italiane (dai monti del Trentino al mare di Sicilia, dalle lagune venete ai boschi di Umbria e Sardegna), ma è destinato a crescere presto. E nell’Oasi di Orbetello sarà presto realizzato un Centro dimostrativo dell’intera iniziativa.
In Italia la temperatura media è aumentata di circa 1 grado negli ultimi 100 anni (un trend in linea con quello europeo ma superiore a quello globale di 0,74°C ) e le conseguenze sono già evidenti. Il Mediterraneo ospita ormai 750 nuove specie tropicali o subtropicali, di cui 110 pesci, come il barracuda o il pesce palla; e mentre in Liguria muoiono i coralli, proliferano un po’ ovunque alghe e mucillagini. Molte piante, dal canto loro, fioriscono e fruttificano 15 giorni prima rispetto a 50 anni fa, la flora alpina si sposta verso l’alto per ritrovare temperature più fredde e anche interi boschi sono vittime dell’aridità del suolo. Sulle Alpi è poi scomparso il 50% dei ghiacciai negli ultimi 150 anni e sono a rischio specie simbolo come l’ermellino e la stella alpina. Sono solo alcuni dei dati italiani evidenziati dal dossier del WWF.
E questa situazione si riflette anche nelle aree protette dell’Associazione: prosciugate alcune pozze d’acqua nell’Oasi di Burano, i cavalieri d’Italia hanno perso nidi e prole, il bosco di Palo Laziale è stato decimato dall’inaridimento della falda, il piccolo nucleo di pernice bianca dell’Oasi di Valtrigona rischia di scomparire, come già accaduto in gran parte delle Alpi. L’upupa e l’assiolo, che svernavano in Africa, passano ormai regolarmente la stagione fredda a Orbetello e dai climi caldi arrivano nuove specie: una decina di farfalle africane oggi popolano le oasi tirreniche e per pesci come la donzella e il peperoncino giallo anche la Riserva di Miramare, nel Golfo di Trieste, è diventata un ambiente ideale.
“Proprio a partire da queste prime osservazioni nelle Oasi, specchio privilegiato di un fenomeno che sta colpendo tutto il territorio italiano dentro e fuori le aree protette – dichiara Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia – abbiamo deciso di mettere a disposizione della ricerca sul clima in Italia, in maniera organizzata e pianificata, un patrimonio di aree protette che abbiamo salvato e gestito da 40 anni, creando all’interno delle Oasi un osservatorio sistematico e permanente. Questo sarà la base di partenza per studiare gli impatti del cambiamento climatico sulla nostra biodiversità e soprattutto le strategie da attuare per difenderla.”
“L’osservatorio sarà di grandissimo aiuto per gestire in maniera dinamica le nostre aree protette – continua Antonio Canu, direttore scientifico del WWF Oasi – Abbiamo bisogno di studiare nuove soluzioni per difendere e aumentare la possibilità di adattamento di specie e habitat allo ‘stress climatico’ con progetti che possano diventare anche modelli esportabili in altri territori.”
“Microsoft da sempre è convinta che il software sia strategico per la ricerca scientifica applicata a qualunque campo: in questo caso la nostra tecnologia sarà a disposizione dei ricercatori WWF impegnati nello studio dei cambiamenti climatici e degli impatti sulle specie animali e vegetali”, dichiara Umberto Paolucci, Senior Chairman Microsoft EMEA.
“In virtù di questa partnership internazionale, Microsoft Italia aiuterà il WWF a costruire un sistema informativo super-efficiente con le nostre tecnologie ed insieme con il WWF osserveremo l’evoluzione del Sistema delle Oasi, che rappresenta il più importante progetto di conservazione del WWF Italia”, conclude Paolucci.
Il progetto è un contributo alla Campagna WWF contro i cambiamenti climatici Generazione Clima, che chiede una riduzione delle emissioni di almeno il 30% entro il 2020 in Italia come nel resto d’Europa, una percentuale che concorrerebbe alla salvaguardia del 20-30% delle specie a rischio di estinzione a causa del cambiamento climatico. Da quest’anno ha infatti preso il via un cantiere specifico di attività, “Osservatorio Clima”, che ha come obiettivo la produzione di analisi e studi di scenario, la raccolta di dati e testimonianze sugli effetti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità e le strategie di adattamento.
La collaborazione Microsoft-WWF è stata avviata a livello internazionale nel 2007 nell’ambito del Programma “Climate Savers Computing“, focalizzato sul macro tema dei cambiamenti climatici e sul contributo che il miglioramento dell’efficienza energetica delle tecnologie informatiche può dare in termini di riduzione delle emissioni.