Italia
Il “tax shelter” può essere considerato quasi un simbolo dello “scontro tra culture” che si registra ancora in Italia: uno scontro, tutto ideologico, tra “cultura di destra” e “cultura di sinistra” (la “cultura di centro” sembra assente, ma forse è semplicemente – per definizione – meno appariscente).
I lettori di Key4biz, quotidiano che ha seguito con grande attenzione lo sviluppo della gestazione normativa di questo provvedimento innovativo, sono certamente informati, ma è comunque bene riassumere i termini della vicenda: “tax shelter” e “tax credit” sono provvedimenti di agevolazione fiscale destinati all’attrazione di risorse private verso un settore bisognoso di rafforzamento strutturale.
In Italia, queste norme sono rarissime, e finora sostanzialmente mai applicate al settore culturale. Settore che continua ad essere governato con dinamiche assistenzialiste (le famose “commissioni” ministeriali di valutazione), e peraltro contraddittorie: basti pensare alle decine di milioni di euro destinati al cinema, e la totale assenza di intervento pubblico nel settore della fonografia o della multimedialità.
Da alcuni anni, Gabriella Carlucci, Responsabile Cultura di Forza Italia, auspica l’introduzione di norme fiscali a favore della cultura, ma era stata finora inascoltata: nel dicembre 2007 è riuscita, grazie all’impegno “bipartisan” di un parlamentare allora di maggioranza, Willer Bordon, a farle approvare.
Rectius: l’ex Ministro per i Beni e le Attività Culturali Francesco Rutelli aveva proposto l’introduzione del “tax credit” a favore del cinema nella Finanziaria 2008, e Carlucci e Bordon sono riusciti a fare in modo che un provvedimento certamente utile (il credito d’imposta, appunto) fosse accompagnato ovvero rafforzato da un provvedimento ancora più innovativo (il tax shelter, giustappunto).
Già durante l’iter della Finanziaria 2008, si è assistito a rivendicazioni multiple ed un po’ contraddittorie dei meriti. Molti “padri” hanno rivendicato la paternità del provvedimento.
Arriva il Governo Berlusconi, ed i provvedimenti cadono sotto la scure di Tremonti, all’interno del decreto che ha cancellato l’Ici. Proteste vibranti a sinistra ed a destra, sia da parte degli autori sia da parte degli imprenditori. Si minaccia la non presentazione di film italiani nei festival. Il Responsabile Cultura del Partito Democratico Vincenzo Cerami si impegna in prima persona (ed in prima pagina su “l’Unità”). L’associazione Centoautori chiede le dimissioni del Ministro Bondi.
Carlucci, mossa da una passione civile rara nei nostri politici di professione, riesce a convincere Bondi.
Bondi – con il sostegno di Gianni Letta – convince Tremonti. I tagli vengono eliminati.
La scure di Tremonti risparmia quindi il “tax shelter” ed il “tax credit”. La notizia è di questi giorni. Il 21 luglio, attraverso il cosiddetto “decreto-manovra”, i provvedimenti a favore del cinema vengono ripristinati, e divengono a tutti gli effetti legge dello Stato.
Carlucci e Bordon presentano il 18 luglio un manuale tecnico sulle agevolazioni fiscali al cinema, “Il mercante e l’artista“, edito per i tipi di Spirali, curato da Angelo Zaccone Teodosi, Bruno Zambardino, Alberto Pasquale, per IsICult.
Il Ministro interviene alla conferenza stampa, ma nessuna delle testate della sinistra pubblica un trafiletto: “L’Unità“, “Il Manifesto“, “Liberazione” ignorano completamente l’iniziativa del libro, così come non dedicano attenzione alle norme ripristinate.
Insomma, quando la parte avversa mette in atto qualcosa di “positivo”, la si ignora o si minimizza: quando la parte avversa mette in atto qualcosa di “negativo” (ovviamente nella soggettività assoluta delle interpretazioni di parte), si arma il fuoco di artiglieria retorica.
Il 22 luglio viene organizzata una seconda presentazione del libro a Milano, presso Villa San Carlo Borromeo, sede di Spirali e della Fondazione per il Secondo Rinascimento, ed interviene il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, il quale manifesta entusiasmo per l’iniziativa del tax shelter e del tax credit, ed enfatizza come essa sia perfettamente sintonica con la nuova legge-quadro sullo spettacolo approvata dalla Regione proprio lo stesso giorno. Nessuna ricaduta sulla stampa “di sinistra”.
Lo stesso giorno, Ernesto Galli della Loggia pubblica un articolone sul “Corriere della Sera“, nel quale accusa il centro-destra di non saper sviluppare una vera e propria “politica culturale”. Forse Galli della Loggia ha ragione, ma temiamo che la stessa critica possa essere mossa nei confronti della sinistra (o del centro-sinistra o della sinistra-centro che sia).
L’indomani, il Ministro Bondi replica, ricordando come il Governo stia mettendo in atto dei provvedimenti concreti ed innovativi nel settore culturale italiano, come il credito d’imposta ed il tax shelter. Apriti cielo! L’ex Responsabile Cultura della
Qualche giorno prima il senatore del Pd Vincenzo Vita aveva accusato Carlucci e Barbareschi di “paradossale ridicolo entusiasmo”, allorquando i due esponenti del centro-destra avevano plaudito alla annunciata intenzione del Governo di reintrodurre le norme cancellate da Tremonti.
Emerge naturale una riflessione critica: perché la cultura, in Italia, il “governo della cultura” si caratterizza ancora per schieramenti così contrapposti, per una volontà di scontro ideologico frontale, per una partigianeria esasperata? Queste idiosincrasie – va detto – sono però più a sinistra che a destra. Il Governo Berlusconi avrà tutti i difetti del mondo, sarà il peggiore del pianeta anzi della galassia (la serie “Star Trek” lo conferma), ma va dato atto a Bondi, fin dalle sue prime pubbliche dichiarazioni, di aver dimostrato una vocazione dialettica civile e pacata, un atteggiamento assolutamente corretto e positivo, tipico di un saggio liberale animato da una culturale pluralista, rispettosa dell’Altro e della sua diversità. Si pensi al “caso Salvatore Settis”, Presidente del massimo organo di consulenza del Ministero, il Consiglio Superiore dei Beni Culturali, nominato da Rutelli, che ha manifestato posizioni ipercritiche e pubbliche (sulle colonne del quotidiano confindustriale “Il Sole-24 Ore“) nei confronti del Governo, e che non è stato rimosso, come pure sarebbe nei poteri del Ministro in carica, e come sicuramente avrebbero fatto molti ministri di sinistra “doc”.
Stupisce anche che nel coro di accuse e lamentazioni, si sia inserito anche il secondo quotidiano economico nazionale “Italia Oggi“, che ha preso una gran cantonata, sparando a piena pagina che le norme (tax credit e tax shelter) erano sì state effettivamente recuperate, ma con un taglio di 40 milioni di euro. Abbiamo effettuato una accurata verifica, ed abbiamo certezza che “Italia Oggi” abbia sbagliato inequivocabilmente. La Carlucci ha giustamente diramato un comunicato con il quale confermava che la dotazione finanziaria relativa ai provvedimenti fiscali a favore del cinema è di 154 milioni di euro per il triennio 2008-2010, e che non è stato apportato nessun taglio rispetto a quanto previsto nella Legge Finanziaria approvata a fine 2007, attraverso l’ormai famoso emendamento bipartisan Carlucci-Bordon: “Nonostante i provvedimenti siano di pubblico dominio, si osserva in alcuni ambienti, non solo a sinistra, una sorta di scetticismo di fondo, inspiegabile, atteggiamento che deve essere abbattuto dalla evidenza dei fatti: non capisco come si permetta il senatore Vincenzo Vita di ritenere addirittura ‘ridicolo’ il mio entusiasmo – afferma
‘Italia Oggi’ titola erroneamente ‘Cinema, passa
Diramato dalla agenzie stampa, la precisazione di Carlucci – naturalmente non ripresa dalle testate sinistrorse – non ha provocato alcuna smentita o replica da Vita o da Ghizzoni o da Cerami. Un silenzio assordante che conferma dinamiche politiche e comunicazionali basate sulla vis polemica e sulla partigianeria. Auguriamoci che prevalga in futuro un maggiore ragionevolezza e riconoscimento della verità.
Ieri, l’associazione Centoautori ha diramato, a sua volta, un comunicato, che ci sembra opportuno riportare. In risposta alle dichiarazioni riportate dal “Corriere della Sera Magazine” del 17 luglio, i Centoautori hanno scritto al Ministro per i Beni e Attività Culturali Sandro Bondi, spiegando le ragioni “politiche” della richiesta di dimissioni avanzata dal regista Paolo Virzì: “Lei che è un politico sa bene come a volte si possano esprimere posizioni personali. Ci sono invece altre volte in cui queste posizioni sono condivise da una consistente maggioranza. Nel caso specifico, le sue dimissioni richieste da Paolo Virzì avevano un sostegno unanime tra gli autori di cinema. Ed erano state richieste nella consapevolezza che l’abolizione della norma sul ‘tax credit’ fosse un segnale profondamente negativo nei confronti del cinema italiano, da parte del Governo di cui Lei fa parte come Ministro per i Beni e le Attività Culturali”. La lettera prosegue: “Una presa di posizione “politica” che, forse, ha contribuito a far sì che la norma in questione venisse poi reintrodotta. Le esprimiamo comunque la nostra soddisfazione per il reintegro dell’importante provvedimento, per noi solo il primo passo verso una nuova legge di sistema e una necessaria nuova visione del cinema italiano da parte della politica. E’ in questa direzione che ci auguriamo una proficua e reciproca collaborazione”.
Tutti ci auguriamo una proficua e reciproca collaborazione, ma anzitutto seppellendo le armi della polemica partigiana, e riconoscendo la bontà di un provvedimento, quale sia la sua genesi cromatica.
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Angelo Zaccone Teodosi, Presidente di IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale