Relazione Agcom: approfondimenti. Focus su mercato audiovisivo europeo e cambiamenti nella filiera televisiva

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Riportiamo di seguito la parte della Relazione annuale Agcom nella quale si illustra il quadro europeo del mercato audiovisivo.

Italia


Tv Digitale

Il mercato europeo è rappresentato da 224 milioni di utenti televisivi e da un fatturato complessivo, nel 2007, pari a 76 miliardi di euro. Nell’ultimo anno, la crescita in valore del mercato è stata pari al 4,5%, in sostanziale continuità con il 2006. In Europa, rispetto agli Stati Uniti, è ancora più forte il peso della pubblicità rispetto ai ricavi della televisione a pagamento, mentre il canone radiotelevisivo assorbe una percentuale significativa di risorse.

 

La ripartizione delle risorse economiche tra i vari mercati nazionali vede il Regno Unito in posizione di leadership rappresentando, nel 2007, il 21% del mercato televisivo europeo (pari ad un ammontare complessivo di 16 miliardi di euro di ricavi).

Seguono, la Germania con il 18% del mercato (13,4 miliardi di euro) e la Francia con il 14% (10,3 miliardi di euro).

Anche in Europa, il processo di digitalizzazione del segnale è in fase di forte avanzamento: nel 2007, sono 71 milioni gli accessi europei ai servizi di televisione digitale sulle diverse piattaforme disponibili. Anche in questo caso, il Regno Unito è leader con quasi 20 milioni di clienti digitali, con una copertura del servizio che raggiunge quasi l’85% della popolazione; seguono la Francia (13 milioni) e l’Italia (10,5 milioni). In questi tre mercati, la televisione digitale è distribuita prevalentemente attraverso la piattaforma satellitare (con un tasso di penetrazione rispettivamente del 44%, 39% e 50% del totale degli utenti TV), e per mezzo del digitale terrestre (penetrazione del 40%, 38% e 42%). Mentre il satellite si caratterizza per le offerte prevalentemente a pagamento, il digitale terrestre si sta affermando come mezzo per l’offerta di programmi televisivi gratuiti. Tuttavia, alcune offerte a pagamento (legate soprattutto a contenuti sportivi e cinematografici) sono ora disponibili anche sul digitale terrestre in nazioni quali la Francia, il Regno Unito, e l’Italia.

 

Si conferma anche per quest’anno la forte presenza del cavo (particolarmente diffuso in Germania, dove copre il 60% circa degli accessi), principale tecnologia per l’offerta di contenuti a pagamento, che continua, anche se con tassi di sviluppo in decisa diminuzione, la crescita della propria base clienti. In totale, a fine 2007, gli abbonati ai servizi via cavo hanno raggiunto i 61 milioni. Su questa piattaforma si segnala un processo di consolidamento degli operatori via cavo nazionali che ha interessato nazioni quali la Francia, la Spagna ed il Regno Unito. Peraltro, tale processo di consolidamento dei mercati nazionali segue di qualche anno quello che ha interessato la piattaforma satellitare, in paesi quali l’Italia, la Spagna, e la Francia.

 

I cambiamenti nella filiera televisiva

 

La rapida evoluzione delle modalità di accesso a piattaforme televisive digitali sta riconfigurando l’offerta dei contenuti (si veda anche l’approfondimento successivo), le modalità di consumo da parte dell’utenza, i diversi modelli di business adottati dalle imprese.

 

Accanto alle “tradizionali” modalità di diffusione terrestre (satellitare, digitale terrestre, DVB-H) l’offerta di contenuti su protocollo IP attraverso Internet può assumere tre principali modelli. Il primo modello è rappresentato dalla IPTV (per un’analisi della diffusione in Europa di questo servizio si rimanda all’approfondimento successivo), normalmente disponibile su un normale cavo telefonico con doppino ADSL. Il servizio viene generalmente offerto in “bundle” con gli altri servizi forniti dagli operatori telefonici, che svolgono, prevalentemente, la funzione di carrier di contenuti prodotti dai tradizionali broadcaster, con alcuni servizi a valore aggiunto resi possibili attraverso l’interattività con l’abbonato. Tale modello presenta notevoli possibilità di arricchimento delle funzionalità, che consentono di disegnare in modo dettagliato i profili di consumo da parte degli investitori pubblicitari.

 

Il secondo modello vede negli aggregatori di contenuti quali YouTube una tipologia di operatore che offre in rete contenuti UGC (User Generated Content), video autoprodotti o riproposizioni di contenuti di altra natura, con modalità di finanziamento pressoché integrale attraverso la pubblicità. Tale modello sta evolvendo ulteriormente secondo modalità che prevedono l’offerta di cortometraggi, video musicali, documentari di profilo professionale offerti, gratuitamente o a pagamento. Esempio ne è Current TV, il network indipendente creato dall’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore, che copre il 30% del proprio palinsesto con i video creati dagli utenti. L’emittente, disponibile in Italia attraverso la piattaforma Sky , rappresenta un concreto esempio di convergenza tra un modello nato per essere fruito attraverso Internet ed uno offerto, invece, su una tipica piattaforma televisiva quale quella rappresentata dal satellite.

 

Il terzo modello è rappresentato dalla web TV, ricevibile sul personal computer, ma anche sul televisore domestico, attraverso la disponibilità di opportuni apparati di “decodifica” di natura non proprietaria. Gli editori di web TV provengono da diversi ambiti merceologici, che vanno dagli editori televisivi tradizionali che attraverso il web ampliano la catena del valore dei propri servizi, alle imprese editoriali della carta stampata quotidiana e periodica, alle emittenti televisive e radiofoniche che trasmettono in simulcast, o che, in mancanza di una dimensione economica che consente loro di accedere alle necessarie frequenze, trasmettono sulla rete i propri programmi.

 

Tuttavia è lo streaming su protocollo IP la modalità trasmissiva in grado di assicurare, con limiti dettati solo dalla capacità di banda disponibile, una ampia gamma di servizi video on demand.

 

La progressiva diffusione della televisione digitale, e delle diverse modalità di fruizione dei servizi offerti sulle varie piattaforme, sta provocando il graduale abbandono della modalità di consumo “lineare” del prodotto televisivo, dove con tale termine si intende la visione dei contenuti video secondo la sequenza decisa dal broadcaster (il palinsesto). La disponibilità dei videoregistratori prima (che hanno permesso la visione differita e ripetuta dei programmi) e dei DVD poi (che consente nuove funzionalità, quali visioni plurilingue, visione di contenuti addizionali ecc.) ha fornito agli utenti gli strumenti per iniziare a “predisporre” un consumo televisivo personalizzato. La televisione digitale tende progressivamente a ridurre il potere del broadcaster a favore, in primo luogo, dei “nuovi” produttori di contenuti, forniti da piccoli soggetti di nicchia, da singoli individui, ovvero dai grandi player internazionali, che possono veicolare la propria offerta al pubblico attraverso altri carrier (ad esempio operatori IPTV) o renderli direttamente disponibili via web TV.

 

L’IPTV

 

L’Europa rappresenta il mercato più avanzato in termini di offerta e diffusione dei servizi IPTV. Mentre in altri ambiti, la televisione su protocollo Internet stenta ancora a decollare, in Europa questa modalità ha assunto dimensioni significative ormai non marginali, sia in termini di valore che di utenti. Questi risultati sono  dovuti sia alla competizione che ha indotto gli operatori a praticare prezzi assai contenuti, sia agli accordi raggiunti dai carrier con i fornitori di contenuti (in particolare, quelli relativi ad eventi sportivi). Nondimeno, l’IPTV non ha ancora raggiunto livelli di diffusione tali da costituire una minaccia o da esercitare una effettiva pressione competitiva sulle piattaforme via cavo e satellitare.

Alcuni dati possono dare la dimensione del fenomeno. Attualmente, in Europa Occidentale ci sono 5,2 milioni di utenti di servizi di IPTV, di cui la metà sul mercato francese.  

In questo paese, l’offerta ha assunto una dimensione ragguardevole, se si considera che esistono otto provider presenti con proprie offerte IPTV. In termini di ricavi, la componente on demand dell’intera industria dell’IPTV ammonta a circa 250 milioni di euro e si stima possa raggiungere i 1.500 milioni di euro per la fine del 2011.

 

A fronte dell’indiscusso successo dell’esperienza francese (ed in parte di quella spagnola) e delle prospettive di crescita del servizio, in altri mercati europei la diffusione dell’IPTV non ha finora confermato le aspettative iniziali. È questo soprattutto il caso della Germania e del Regno Unito, dove – dopo il lancio di Tiscali TV – la società di servizi broadband ha dichiarato di aver perso quasi la metà degli utenti rilevati a suo tempo dalla acquisizione di Homechoice.

 

 

Presentazione del Presidente dell’Autorità

   

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