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Innovazione: gli interventi delle multinazionali nell’Europa dell’Est dannosi per una crescita economica sostenibile?  

Unione Europea


Molti, forse troppi, degli investimenti realizzati nell’Europa centrale e orientale sarebbero stati realizzati da multinazionali ma, anche se l’innovazione è fondamentale per la ripresa economica di questa regione, una simile tendenza sarebbe dannosa nel lungo periodo perché lascerebbe questa regione vulnerabile. Questa è la posizione di Paul Lewis, evidenziata in una relazione di giugno per l’Economist Intelligence Unit.

 

La relazione si basa su un sondaggio dell’Economist realizzato su oltre 370 aziende locali e straniere presenti in questa regione e dimostra che “gli interventi realizzati finora per la promozione dell’innovazione sono stati lenti e frammentari”.

Lewis ritiene che l’innovazione sia indispensabile per una crescita economica sostenibile di questi Paesi che non possono semplicemente svilupparsi copiando idee e progetti esteri.

Ha spiegato che l’innovazione introdotta dalle multinazionali non aiuta le imprese locali così come i grandi investimenti esteri non hanno favorito lo sviluppo di tecnologie e conoscenza nelle economie locali.

 

Dalla relazione è, infatti, emerso che negli ultimi cinque anni si è registrata solo una “modesta” innovazione e ha quindi chiesto una maggiore spesa in R&D e un miglioramento delle infrastrutture IT.

 

Lewis ha comunque evidenziato che le PMI hanno avviato con successo processi di innovazione ed esportazione, sostenendo che questo è un modello che dovrebbero seguire anche altre aziende. Ma alcune difficoltà, ha sottolineato, sono dovute alla “fuga di cervelli” dalla regione.

Importante, quindi, che le autorità pubbliche aiutino le imprese a innovare, sostenendo le aziende locali. La relazione ha individuato anche alcuni punti sui quali è necessario intervenire rapidamente: la legislazione fiscale e la fragilità dei rapporti con le università.

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