Italia
Una relazione sul settore audiovisivo, alle commissioni Trasporti e Comunicazioni della Camera, senza alcun riferimento alla riforma Rai. E’ stata quella del Sottosegretario Paolo Romani, che si è limitato a ribadire che per quanto riguarda i criteri di nomina del Cda della Tv pubblica, li condivide e non ritiene superato il modello introdotto dalla Legge Gasparri.
“…Non ho particolari poteri sulla Rai – ha spiegato Romani a conclusione dell’intervento rispondendo alle domande di giornalisti – e c’è il contratto di servizio nel quale si stabilisce il rapporto con il ministero; c’é la Commissione di Vigilanza che mi auguro sia formata il più velocemente possibile, che ha sindacato ispettivo. Poi è improprio che il ministero si occupi di contenuti come molti parlamentari mi hanno chiesto nelle loro domande”.
Parlamentari cui Romani risponderà il 30 luglio sempre alla Camera e che gli hanno anche fatto notare la mancanza di accenni alla riforma della Rai.
“…Se si giudica, ed io non lo giudico, che sia ormai superato il modello della legge Gasparri – ha detto ancora – ho sempre detto che i criteri di nomina della Gasparri li condivido ancora oggi. Non mi spaventa che il parlamento sia l’azionista di riferimento della Rai, visto che è la massima espressione democratica del Paese. La Rai faccia il suo mestiere di servizio pubblico”.
Riferimento anche al digitale terrestre, per il quale ha confermato ancora una volta che il governo intende rispettare, se non anticipare, la scadenza del 2012 per il passaggio alla nuova tecnologia di trasmissione.
“…L’impegno – ha detto Romani – sarà non solo di rispettare il 2012, ma se possibile di anticiparlo”.
Il Sottosegretario considera l’obiettivo raggiungibile con la “…realizzazione di un calendario di transizione da approvare entro il 9 settembre, per definire per ciascuna area del Paese tappe e scadenze per il passaggio al digitale“. E ancora: attraverso la “…gestione del Fondo nazionale per il digitale, per il sostegno alle fasce deboli nell’acquisto dei ricevitori e per campagne di comunicazione mirate”.
Obiettivo raggiungibile, per Romani, a patto “che la politica non lo faccia nuovamente ostaggio di dibattiti e scontri pretestuosi, favorendone invece le potenzialità positive per la collettività e per l’industria italiana e che l’Europa, oltre a porre limiti, vincoli e condizioni, aiuti e sostenga positivamente questo processo in atto negli stati nazionali”.
Sull’assegnazione delle frequenze a Europa 7, “…siamo tenuti a dare una risposta al Consiglio di Stato entro il 15 ottobre”, ma il problema sarà superato con il passaggio al digitale terrestre.
“…Il ministero – ha assicurato – sta studiando la cosa, ma è una risposta che vogliamo studiare bene. Stiamo anche parlando con l’Europa, per convincerla che non è obbligatorio un dividendo analogico, ma probabilmente col dividendo digitale il problema si risolverà definitivamente”.
“…Ci sono infatti due reti digitali da mettere in gara, quindi mi pare che tutto il percorso sia tale da assicurare al governo una risposta tranquilla e serena all’Europa”.
Passaggio anche su connessioni internet. Romani ha annunciato che gli obiettivi sono: superare il digital divide, che “non riguarda soltanto il sud ma tutta l’Italia”, ovvero “l’alfabetizzazione informatica” che manca da Nord a Sud, puntando sulla quarta generazione, quella delle reti in fibra e creando una task-force per la banda larga che “sarà lo strumento che dovrà permettere il veloce raggiungimento di questo obiettivo”.
“L’Italia – ha sottolineato – con 15 connessioni a banda larga ogni cento abitanti (su una media Ue del 18,2%), si colloca al ventunesimo posto della classifica. Il nostro punto di partenza è svantaggiato rispetto agli altri paesi più industrializzati, sia per la penetrazione della banda larga, sia per il suo tasso di incremento, così come per lo sviluppo della rete in fibra. Di fronte a questi dati, il governo accetta la sfida e vuole tracciare la strada per avere una rete all’avanguardia che come servizi, possibilità di utilizzo e prezzi sia uno straordinario valore aggiunto per tutti i consumatori finali. Sarà fatto ogni sforzo per incentivare gli investimenti di questo tipo“.
Il governo ha, quindi, deciso di istituire una task-force per la banda larga, “che avrà il compito di effettuare una veloce e puntuale ricognizione della situazione” con l’obiettivo di ottenere “un quadro analitico“.
Spiegando che la copertura, intesa come percentuale di linee telefoniche abilitate alla banda larga, è caratterizzata da una marcata disomogeneità della velocità di accesso alla rete, non solo tra le regioni ma anche al loro interno e perfino dentro i singoli comuni.
L’azione “…sarà nella direzione di fare ogni sforzo per favorire il raggiungimento da parte dell’intero sistema di mercato della più ampia e veloce diffusione della NGN (Next Generation Network) in Italia“.
“La task-force per la banda larga – ha quindi chiarito – sarà lo strumento che dovrà permettere il veloce raggiungimento di tale obiettivo. Mettere tutti gli operatori intorno a un tavolo, chiedere a ciascuno il contributo di idee e capacità d’investimento, stimolare la creazione dei meccanismi più remunerativi d’investimento sulla Rete per far sì che il nostro divario digitale non si allarghi ma si riduca sia all’interno del Paese sia rispetto al resto del mondo”.
Questo impegno, ha spiegato, sarà necessario anche perché “…nel 2016, avendo come riferimento solo la rete d’accesso oggi e in futuro disponibile, la copertura sarà limitata solo alle zone più remunerative. Buona parte del Paese non avrà la fibra ottica che invece gran parte del resto del mondo starà già utilizzando. Da questo dato – ha precisato – si evince che numerose aree, non solo quelle a fallimento di mercato (market failure), saranno senza banda larghissima”.
Non ha condiviso il silenzio sulla Rai, Giovanna Melandri, Ministro delle Comunicazioni nel governo-ombra del Pd.
“…Nell’audizione di oggi del sottosegretario Paolo Romani c’è stato un assordante silenzio sulla Rai. Mi pare che il condivisibile richiamo del presidente Calabrò sull’oramai indifferibile riforma del servizio pubblico radiotelevisivo sia caduto, purtroppo, nel vuoto. Mi auguro si tratti di una svista, o forse di un lapsus freudiano, dell’onorevole Romani da rettificare in sede di replica del governo”.
“Da tempo il Partito Democratico ribadisce la necessità di aprire un confronto tra maggioranza ed opposizione sulla riforma della Rai che, agli occhi del Paese, non è più eludibile. Abbiamo voluto ribadire oggi in commissione questa nostra disponibilità che si accompagna peraltro alla analoga disponibilità a concorrere nelle sedi parlamentari alla costruzione di una politica per l’infrastrutturazione tecnologica e la realizzazione della banda larga e delle reti di nuova generazione (per le quali però il governo fino ad ora sceglie di togliere risorse certe a fronte della previsione di risorse incerte)”.
“Il silenzio sulla Rai – ha proseguito – è tuttavia l’aspetto più critico della relazione dell’onorevoli Romani, forse dovuto alle difficoltà interne alla attuale maggioranza di presentarsi in Parlamento con un progetto di riforma condiviso. Mi auguro che in sede di replica, già prevista prima della pausa estiva, il Governo voglia dirci cosa intende fare per rispondere alla sollecitazione dell’Autorità e alla oggettiva esigenza di profonda trasformazione del modello di governo della Rai”.
“Ho sentito paradossalmente aria di casa nelle parole dell’onorevole Romani”. Ha affermato il senatore del Pd, Luigi Vimercati, segretario della Commissione lavori pubblici di Palazzo Madama, al termine dell’audizione di Romani.
“Romani – secondo Vimercati – ha, infatti confermato metodo e contenuti propri del precedente Governo Prodi. Assordante, per contro, il silenzio sulla Rai. Nonostante la sollecitazione espressa al riguardo dal presidente dell’Autorità per le comunicazioni, Corrado Calabrò, nella sua relazione al Parlamento di martedì scorso, il sottosegretario ha ignorato il tema della riforma della Rai, confermando il disinteresse del Governo in carica per il rilancio dell’azienda pubblica radiotelevisiva, la quale versa in condizioni disastrose soprattutto a causa della soffocante ingerenza della politica”.
“Ho altresì sollecitato l’onorevole Romani – ha concluso Vimercati – a un impegno per il rilancio del centro di produzione milanese della Rai, anche in relazione alla grande sfida che Milano ha accettato con la realizzazione dell’Expo 2015″ .
“Anche sulla banda larga il governo associa slogan a tagli”. Questo il pensiero del responsabile comunicazione del Pd, Paolo Gentiloni: “Abbiamo sentito Romani dire belle parole sull’importanza della banda larga ma poi i fatti dicono che i 50 milioni disponibili e indispensabili contro il digital divide, sono stati cancellati al primo Consiglio dei ministri. In cambio si è promesso un investimento quinquennale di 800 milioni in 5 anni ma anche quello, nei giorni scorsi, è stato cancellato dal maxi emendamento”. Nella relazione di Romani poi, per Gentiloni, “…sorprendono due grandi silenzi. Il primo è quello sulla risposta all’Unione europea in tema di frequenze è il secondo é la situazione ormai insostenibile della Rai”.