Relazione Agcom: i commenti. AIIP plaude al codice unico dei media ma avverte, ‘Più attenzione ai fattori distorsivi della concorrenza’  

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Nella relazione annuale alle Camere, il Presidente dell’Autorità Corrado Calabrò ha affrontato lo stato odierno del mercato delle telecomunicazioni italiane “cimentandosi nell’arduo compito di illuminare il percorso verso un mercato realmente competitivo ed innovativo, percorso che contribuisca alla crescita del PIL così come auspicato dalla Commissione UE“.

In una nota AIIP (Associazione Italiana Internet Providers), nell’analizzare le argomentazioni proposte, plaude alla visione che rende necessaria la stesura di un codice unico dei media, come soluzione del nuovo scenario che vede integrare i mezzi tradizionali con Internet.

Allo stesso modo, l’Associazione accoglie con grande favore la visione del “nuovo ruolo” delle Autorità, secondo cui si intende promuovere la creazione di reti oggi non esistenti in tutte le tecnologie trasmissive e ad altissima capacità – le NGN – ma nel contempo evitando nuove forme di concentrazione del settore in senso monopolistico.

AIIP condivide il modello portato avanti in alcuni Paesi del Nord Europa (segnatamente la Svezia e l’Olanda, citati nella relazione) come “un esempio virtuoso di coinvolgimento del pubblico e del privato“.

Osserva però che il modello virtuoso vede un ruolo delle municipalità nella realizzazione delle reti “dark fiber“, ma presuppone anche la presenza di più operatori di servizi wholesale che affittano tali infrastrutture, e soprattutto un numero consistente di operatori che hanno la possibilità di acquistare in wholesale servizi di accesso e competono per offrire al consumatore servizi diversificati.

In un giudizio complessivamente favorevole, però, AIIP si è detta preoccupata da alcuni passaggi; per esempio quando si affronta la telefonia mobile: “avendo riconosciuto che esiste una distorsione nel mercato delle tariffe di terminazione, prima vi si pone rimedio, meglio è per i consumatori, ponendo un termine all’ingiustificato extra flusso di alcuni miliardi di Euro dalle tasche dei consumatori verso gli operatori mobili che, quando non sono distribuiti gli azionisti esteri, sono impiegati per acquisire quote di mercato nella telefonia fissa”.

Allo stesso modo – ha sottolineato – non si può condividere l’opinione che l’ingresso di alcuni “rivenditori di servizi di telefonia mobile” – gli operatori virtuali di fatto non esistono ancora in Italia – renda competitivo un mercato del mobile oligopolistico le cui tariffe per le chiamate da fisso a mobile trovano pochissimi eguali all’interno dell’Unione Europea.

AIIP ha fatto sapere di accettare l’invito alla consultazione pubblica sugli impegni che l’incumbent intende prendere. Ha, però, evidenziato che i 72 impegni presentati da Telecom Italia sono volti a rispettare le regole a cui oggi l’incumbent è già assoggettato per garantire parità di trattamento interno-esterno. “Il fatto che l’operatore dominante si proponga di rispettare quanto è stato violato innumerevoli volte in passato non può e non deve essere condizione sufficiente per dare il via ad un alleggerimento della regolamentazione. Pertanto AIIP ribadisce che la regolamentazione nella larga banda non può essere alleggerita a fronte dei soli impegni fin qui proposti“. (r.n.)

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