Italia
Ennesima, la quarta, fumata nera per la nomina del presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai. La maggioranza non ha partecipato alla votazione, facendo mancare il numero legale.
Nella seduta di prima mattina a Palazzo San Macuto erano presenti i soli commissari dell’opposizione, mentre assenti tutti quelli della maggioranza. Di questi c’era solo Maurizio Gasparri, ma – come egli stesso ha precisato – unicamente “…per rispetto istituzionale, vista la convocazione da parte dei presidenti delle Camere”, senza comunque prendere parte al voto. Gasparri non ha comunque celato la “perplessità politica sulla candidatura di Leoluca Orlando”, che non riscuote il consenso del Pdl, mentre trova compatta tutta l’opposizione.
Al presidente di turno, Giorgio Merlo, non è rimasto altro da fare che dichiarare nulla la seduta e darne comunicazione ai presidenti di Camera e Senato perché provvedano quindi ad una successiva convocazione. Restano quindi lontane le posizioni tra centrodestra e centrosinistra, con la maggioranza che insiste per un accordo complessivo sulle vicende Rai ed aggiunge anche il problema dell’Idv all’indomani della manifestazione di piazza Navona, senza comunque fare un ostruzionismo personalizzato su Orlando, mentre l’opposizione rimane compatta sull’ex sindaco di Palermo e parla di atteggiamento inqualificabile da parte del centrodestra.
Dal nome di Orlando, “non ci muoviamo“, ha dichiarato senza mezzi termini Merlo (Pd), membro della Vigilanza, sulla possibilità che l’opposizione proponga un nome diverso per la presidenza dell’organismo da cui dipende la nascita del nuovo Cda della Rai, scaduto il 31 maggio scorso.
I membri della maggioranza hanno dichiarato ripetutamente ieri di non voler più votare un candidato che, seppure espresso come prassi dalle opposizioni, è esponente di un partito che “sobilla la folla“, riferendosi alla manifestazione di piazza Navona.
Ma per Merlo, “…La prassi parlamentare va rispettata (…) Le opposizioni hanno scelto un nome e da questo non ci muoviamo”.
Sulla possibilità che la rottura tra Veltroni e Di Pietro possa ora indebolire la convergenza delle opposizioni su Orlando, Merlo osserva che “…le due cose sono distinte. Una cosa sono i rapporti politici – ha spiegato -, altra cosa è un nome espresso da tutte le opposizioni e su cui tutti convergono. Ricordo anche che le opposizioni sono tre. Tutto dipende quindi dai rapporti politici tra di loro”.
Orlando ha sottolineato come, “…pur continuando a non voler commentare ciò che da un mese e mezzo impedisce la costituzione della commissione, ritengo doveroso riconoscere la ferma lealtà con la quale le opposizioni hanno confermato il sostegno alla mia candidatura”.
“Nell’apprezzarne la coerenza – ha proseguito Orlando – sottolineo come la mia candidatura testimoni la volontà di tener fede a un principio istituzionale consolidato: la scelta del nome per la presidenza delle commissioni di garanzia spetta alle opposizioni, che vedono così riconosciuto il loro ruolo”.
Quanto all’opportunità di restare candidato dopo gli insulti alle istituzioni durante la manifestazione, Orlando, che è anche portavoce di Idv, evidenziando che “…ognuno ha la propria storia“, ha osservato che “a nessuno è permesso di sindacare il modo in cui si fa l’opposizione”.
Alcuni giorni fa, Giuseppe Giulietti (Idv), in un’intervista a Radio Radicale ha dichiarato che “…non arrivare ad un voto per Orlando sarebbe teppismo politico. Mi auguro che tutte le forze del centro sinistra vogliano sentire propria questa ferita e non come un problema di Leoluca Orlando ed Antonio Di Pietro”.
Giulietti già prevedeva che i fatti di piazza Navona avrebbero potuto essere in chiave anti-Idv, cioè anti-Orlando.
“…Articolo 21 non ama gli insulti – ha detto -, tanto meno nei confronti del presidente della Repubblica Napolitano che e’ un punto di riferimento e di civiltà. E’ del tutto evidente che determinati interventi non potevano che portare ad uno scontro frontale con il Presidente della Repubblica, bisognava pensarci prima, non dopo. Si può decidere di fare una iniziativa con Grillo, ma non serve indignarsi dopo”.
Aggiungendo, “Dico però che bisogna stare attenti alle strumentalizzazioni, perché quelli che dicono che non si può più nominare Leoluca Orlando lo dicono da settimane e non c’entra niente la piazza. Gli stessi che oggi si scoprono garanti delle istituzioni li ho sentiti insultare Scalfaro, insultare Ciampi per il messaggio sulla libertà di informazione, aggredire la Consulta, ricordo le risse e le parolacce contro i senatori a vita, e noi abbiamo eletto Landolfi e Storace alla presidenza della Vigilanza”.
Nel frattempo il Cda Rai, rimane in prorogatio e continua il toto nomine: oltre ai due outsider con le insegne dell’Udc – Roberto Rao e Gianpiero D’Alia – gira anche il nome del dalemiano Nicola Latorre. Ma rimangono nel lotto dei candidati anche Fabrizio Morri, Vincenzo Vita, Giovanna Melandri, Giorgio Merlo e Paolo Gentiloni.
Intanto l’Udc fa sapere che continuerà a sostenere la candidatura di Orlando. Lo ha affermato Pier Ferdinando Casini in una conferenza stampa alla Camera. Il leader dell’Udc ha risposto a chi gli ha chiesto se le polemiche sulla manifestazione di avrebbero in qualche modo ostacolato la ‘corsa’ del parlamentare Idv.
“…La nostra posizione – ha spiegato Casini – resta. Noi non siamo interessati a operazioni non trasparenti, ma solo a linearità e limpidezza per cui, chi lo ritiene, deve assumersi la responsabilità di dire no a Orlando”.