Il declino dei cellulari ‘mid-range’: per ABI la fascia media subirà l’ascesa di smartphone e low-cost

di Alessandra Talarico |

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Telefonia mobile

Come conferma anche la ricerca Nielsen Mobile, il futuro di internet è sempre più mobile.

Questo trend – unito alla crescita della domanda di telefonini low cost nei paesi emergenti – comincerà di qui a breve a fare le prime vittime, nella fattispecie, i telefonini detti ‘mid-range’, quelli, cioè, a metà strada tra i sofisticati smartphone e i cellulari basic dotati solo di funzioni vocali, che sono attualmente i più venduti.

 

Le vendite di smartphone, in grado di gestire email, navigazione web, MP3 e altro ancora, sono in pieno boom, trainate anche dall’uscita – recente o imminente – dell’iPhone Apple e di diversi modelli che tentano di cavalcarne l’onda. Quelle dei telefonini low-cost sono anche in crescita, soprattutto nei mercati emergenti, dove spesso il cellulare rappresenta il primo strumento di comunicazione conosciuto.

 

Per i telefonini mid-range, attualmente i più venduti, il futuro, invece, non è così roseo: secondo ABI Research, fra 5 anni le vendite di questi cellulari dimezzeranno, passando da 854 milioni di unità vendute nel 2007 a 441 milioni nel 2013.

 

Lo scorso anno, i telefonini mid-range – che ABI chiama  ‘enhanced’ perché hanno qualche funzione in più rispetto alla voce, ma non sono ‘sofisticati’ e multifunzione come gli smartphone – hanno rappresentato il 74% di quelli venduti globalmente, i telefonini low cost il 16% e quelli ‘intelligenti’ il 10%.

La situazione si ribalterà nel 2013, quando secondo Abi i telefonini intermedi si fermeranno al 23% del totale, contro il 46% dei low cost e il 13% degli smartphone.

 

Questi cellulari – come il Motorola RAZR o LG Voyager – montano inoltre sistemi operativi ‘chiusi’ che non consentono l’aggiunta di software di terze parti, mentre gli smartphone usano sistemi operativi come Windows Mobile o Symbian, così che gli utenti possano caricare nuove applicazioni anche di sviluppatori indipendenti.

 

Il successo degli smartphone sarà trainato dal netto declino dei prezzi di questi dispositivi, dovuto in gran parte all’impegno di compagnie come Nokia e Google nello sviluppo di sistemi operativi aperti, in grado di abbattere i costi e di garantire agli utenti una più vasta scelta di applicazioni a forte ritorno economico per gli operatori.

 

Secondo i dati iSuppli, ad esempio, il sistema operativo Windows Mobile costa tra 8 e 15 dollari ad unità, mentre le licenze Symbian, che Nokia – dopo aver acquistato la totalità del consorzio – intendere rendere libero, costano attualmente in media 5 dollari.

 

“Anche se i sistemi operativi mobili liberi consentono di risparmiare relativamente poco per unità, essi hanno un effetto sostanziale sulla riduzione dei costi di sviluppo interni, consentendo di concentrarsi maggiormente sullo sviluppo di altre aree”, spiega la società.

Quando il software è libero, in sostanza, le aziende possono concentrarsi su come differenziare i loro dispositivi per essere più attraenti dei concorrenti agli occhi dei consumatori.

 

Il progressivo crollo delle vendite di telefonini midrange potrebbe, inoltre, alterare radicalmente gli introiti di alcune compagnie.

Sui mercati emergenti, spiega ABI, i volumi di vendita saranno immensi, tanto da rappresentare il 40% del totale, ma i profitti saranno “minuscoli”, pari a circa il 10% di quelli attuali.

 

Per questo, secondo l’analista Kevin Burden, molti produttori di telefonini saranno costretti a cambiare strategia di sviluppo e ad aggiornare il portfolio prodotti.

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