Tv pubblica: i francesi contrari alla nomina del presidente da parte del Governo. Indipendenza a rischio?

di Raffaella Natale |

Francia


France Televisions

Una cosa cattiva“. E’ quello che sette francesi su dieci (71%) pensano della decisione del presidente Nicolas Sarkozy di spostare dal Consiglio superiore dell’audiovisivo al governo il potere di nomina del presidente della Tv pubblica, salvo veto dei parlamentari a maggioranza qualificata.

Stando a un sondaggio pubblicato da “Le Parisien-Aujourd’hui en France”, gli intervistati temono un “controllo politico sulle reti televisive di Stato“.

Solo il 18% ha dichiarato: “E’ una buona cosa, poiché è logico che l’azionista nomini il presidente di France Télévisions“. Il restante 11% non ha risposto alle domande.

L’inchiesta è stata realizzata il 2 e il 3 luglio scorso dall’istituto CSA su scala nazionale, su un campione di 1.001 persone con più di 18 anni di età.

 

Proprio nei giorni scorsi, in un’intervista andata in onda su France 3, Sarkozy ha sottolineato “l’ipocrisia” dell’attuale sistema.

L’opposizione si è scatenata su questa proposta. I deputati socialisti l’hanno definita “un grave colpo all’indipendenza dei media“, anche se il presidente ha parlato di provvedimenti che renderanno più libera France Télévisions.

Si insinua che Sarkozy intenda estendere il proprio controllo sulla Tv di Stato, ma soprattutto la sinistra gli rimprovera “l’amicizia” con i principali broadcaster privati. Addirittura qualcuno ha parlato di sue pressioni per raccomandare alcuni giornalisti.

I deputati socialisti l’hanno definita “un grave colpo all’indipendenza dei media“. “Ha messo le mani sull’audiovisivo pubblico“, ha dichiarato senza mezzi termini il segretario nazionale del Partito comunista, Marie-George Buffet, mentre il vicepresidente del partito centrista MoDem, Marielle de Sarnez, ha parlato di “un ritorno a dieci anni fa“.

Reporters sans frontières (RSF) ha definito il progetto “inaccettabile“, sostenendo che “dà al potere esecutivo la possibilità di controllare la linea editoriale dei media pubblici”.

 

Anche dalla stampa le critiche sono state diverse, ad eccezione del Figaro che le reputa “regole di buon senso“, per Libération, invece, il “superpresidente ha messo il settore pubblico sotto il proprio diretto controllo”, aggiungendo Silvio Berlusconi non ha osato tanto quanto ha invece fatto Sarkozy”.  

Di fronte a questa pioggia di polemiche, è intervenuto il Ministro della Cultura Christine Albanel: “Ci sono sufficienti mezzi di vigilanza e non si può parlare di presa di controllo da parte del potere pubblico”.

Il Primo Ministro François Fillon ha denunciato il “carattere ipocrita” dell’attuale sistema di nomina in France Télévisions, sostenendo che quello proposto da Sarkozy risulta “più chiaro e meglio controllato“.

 

Il presidente francese ha annunciato che la soppressione della pubblicità partirà progressivamente dalle ore 20.00 del primo gennaio 2009.

I nuovi provvedimenti prevedono un forte contributo alla riforma da parte di Isp e operatori telecom. Il presidente della Repubblica ha corretto diversi punti del Rapporto rimesso dalla Commissione capeggiata da Jean-François Copé (Ump).

Innanzitutto si accelera con la soppressione della pubblicità anticipando i tempi proposti: il passaggio comincerà da gennaio 2009 invece che da settembre e l’oscuramento totale dal primo dicembre 2011, mentre la Commissione aveva proposto la data del 2012.

 

“Vogliamo dare ai nostri canali pubblici i mezzi per una maggiore libertà“, ha spiegato Sarkozy. Per i socialisti, l’insieme della riforma è concepita “per mascherare i tanti regali fatti recentemente ai canali privati“, come per esempio l’aumento del volume della pubblicità implicitamente legato alla soppressione degli spot dalla reti pubbliche.

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