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Dopo la decisione del giudice Usa Louis Stanton, che ha ordinato a Google di rendere noti al network televisivo Viacom i dati degli utenti di YouTube, scoppia in Europa il caso Street View.
Google, insomma, è sempre più sotto osservazione per le sue pratiche commerciali e per i suoi prodotti e sono in molti a guardare con sospetto il suo strapotere sul web e a parlare di un nuovo, pericoloso, monopolio.
In Italia, sarà Cuneo la prima città coperta da Google Street View, ma in Francia e Gran Bretagna è già scoppiata la polemica: il servizio – che fornisce una panoramica a 360 gradi delle strade e permette agli utenti di vedere parti di varie città del mondo a livello del terreno – non garantirebbe le adeguate garanzie di tutela della privacy.
Già fin dal suo debutto in 5 città americane – il 25 maggio del 2007 – Street View è stato contestato per l’alta risoluzione delle immagini, che rendono possibile il riconoscimento di persone e targhe delle automobili.
Ma se negli Usa le leggi sulla privacy sono meno rigide, in Europa non sono bastate le rassicurazioni sugli offuscamenti automatici delle immagini fatte dal gruppo, che viene ormai additato come il più pericoloso e invasivo dei Big Brother della rete, per la grandissima mole di informazioni sugli utenti archiviata nei suoi database.
Peter Fleischer, responsabile in materia di privacy di Google, ha spiegato che la società sa bene “…che in Europa viene valutato diversamente il rapporto tra gli spazi pubblici e il diritto individuale alla privacy in questi spazi”.
“E’ un tema molto sentito – ha aggiunto Fleischer – le abitudini e le leggi variano da paese a paese e Street View farà tutto il possibile per rispettare queste differenze”.
Nel Regno Unito è stata l’associazione Privacy International a chiedere con forza il rispetto delle leggi Ue sulla privacy. Le promesse, spiega PI, non bastano: la premiata ditta Page & Brin dovrà mettere per iscritto le proprie intenzioni e fornire il maggior numero possibile di dettagli sulla tecnologia di offuscamento automatico.
Richiesta giunta anche dal Pentagono per ragioni di sicurezza, o da un uomo immortalato a San Francisco mentre esce da uno strip club e da una donna fotografata mentre prende il sole.
A giugno, l’associazione aveva collocato Google all’ultimo posto della classifica sul rispetto della riservatezza, spiegando che la decisione era stata presa dopo aver riscontrato “carenze e punti di ostilità verso la privacy in numero maggiore di quanto avvenga per le altre organizzazioni prese in esame”, tra cui Amazon, AOL, Apple, BBC, Bebo, eBay e Facebook.
Il mese prima, l’allerta era stato lanciato anche dal Garante Ue per la protezione dei dati.
“…Fare fotografie creerà sicuramente qualche problema”, spiegava Peter Hustinx, supervisore europeo per la protezione dati, aggiungendo però di essere fiducioso che Google considererà la legislazione europea ogniqualvolta vorrà lanciare nuovi prodotti e servizi.
“Apparentemente c’è la possibilità di attuare (il servizio) in diverse modalità”, ha commentato, riferendosi alle possibilità tecniche di selezionare le immagini pubblicate.
“Incoraggio Google a lavorare a stretto contatto con le autorità europee per la protezione dei dati”, ha aggiunto Hustinx, augurandosi che Google si adegui alle leggi e ai regolamenti delle nazioni europee, così come avverrà per il Canada quando il servizio verrà lanciato anche lì.
Il portavoce Larry Yu ha chiarito che “L’obiettivo di Street View non è di guardare le persone, ma gli edifici e le vie”, ma lo stesso anche in Francia lo sbarco di Street View – in concomitanza con la partenza del Tour de France di ciclismo – sta creando non pochi problemi.
Secondo il sito L’Expansion.com, il sistema di offuscamento non funziona a dovere e basta farsi un giro ‘virtuale’ per le strade per notare diverse persone a ‘volto scoperto’, soprattutto se queste si trovano ad altezze inusuali, come un bus scoperto.
Al contrario, è facile imbattersi in cartelli stradali o segnalazioni oscurate: diversi, dunque, gli inconvenienti segnalati alle autorità e alla stessa società, che da canto suo ha già sottolineato che l’oscuramento delle immagini è un lavoro molto delicato e alcune volte finisce che i software cancellino anche ciò che di umano non ha nulla.
La società di Mountain View, nata col motto ‘Dont be evil‘ e capace in pochi anni di diventare un verbo (to google corrisponde ormai a cercare sul web), dopo aver rivoluzionato il modo di fare business, è quindi finita definitivamente sul banco degli imputati: troppo potente e aggressiva dal punto di vista commerciale – controlla il 63% del mercato della ricerca online – e troppo spavalda con le informazioni degli utenti, tanto che in molti cominciano a parlare di ‘minaccia per la democrazia digitale’.
E, se ciò non bastasse, a incrinare l’immagine di una società felice e a misura di lavoratore, ci pensano gli stessi dipendenti, fino a poco tempo fa immagine più rappresentativa della rivoluzione Google.
Secondo quanto riportato dal New York Times, un gruppo di genitori che lavorano negli uffici della Silicon Valley, accusa la società di aver aumentato troppo i prezzi dei servizi degli asili infantili.
La società si giustifica dicendo che “la premessa a questi cambiamenti è quella di eliminare una lista di attesa di 700 persone”.
Certo è che in base alle nuove disposizioni, entro ottobre 2009 un dipendente potrà arrivare a pagare una retta di 1.710 dollari al mese.