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Si è conclusa la terza edizione del RadioTv Forum, l’evento annuale di Aeranti-Corallo dedicato al mondo dell’emittenza radiofonica e televisiva.
Nell’ultima giornata ci è stata la premiazione delle imprese radiofoniche e televisive locali che si sono distinte nell’informazione locale.
Il momento, dove il presidente Aeranti e coordinatore Aeranti-Corallo Marco Rossignoli e il presidente Corallo e componente dell’esecutivo Aeranti-Corallo Luigi Bardelli hanno premiato circa 70 emittenti radiofoniche e televisive locali per la particolare attenzione da queste posta all’informazione sul territorio, è stato preceduto da una serie di interventi sul tema.
In particolare, Paolo Gentiloni, Carlo Ciccioli, Luigi Vimercati e il segretario della Fnsi Franco Siddi hanno sottolineato l’importanza dell’emittenza locale quale prezioso e capillare veicolo informativo sul territorio. Positivo il bilancio della manifestazione, che, oltre agli incontri, convegni e workshop, è stata animata da un’area expo dove circa 70 aziende del broadcast, dell’audio e del video hanno presentato i propri prodotti e servizi.
Notevole l’affluenza del pubblico, attestatosi attorno alle 1.200 presenze nel primo giorno.
L’appuntamento si è aperto ieri con un convegno sugli scenari di transizione al digitale, cui è seguita una tavola rotonda alla quale hanno preso parte Andrea Ambrogetti (presidente Dgtvi), Antonio Sassano (direttore generale Fub), Luigi Bardelli, Piero De Chiara (assistente al V.P. e Amm. Delegato Telecom Italia Media), Augusto Preta (direttore generale IT Media Consulting), Stefano Selli (direttore Frt), Luca Balestrieri (direttore digitale terrestre Rai), Fabrizio Berrini (segretario generale Aeranti). La tavola rotonda è stata moderata da Roberto Miliacca di Italia Oggi.
Aprendo i lavori, Rossignoli ha posto l’accento sulla necessità che le tv locali diventino operatori di rete locale nei nuovi scenari digitali, al fine di poter sviluppare tutte le opportunità offerte dalla nuova tecnologia, così da poter svolgere, oltre all’attività tradizionale di diffusione dei propri contenuti audio-video, compresa l’alta definizione, anche l’attività di veicolazione di contenuti per conto di terzi e l’attività di trasmissione di dati e di servizi.
Rossignoli ha anche evidenziato che, mentre in Sardegna (prima area all digital del Paese) questo risultato è stato raggiunto, l’intero settore attende ora di conoscere se tali risultati potranno essere replicati nelle altre aree all digital già definite (Valle D’Aosta, Piemonte e provincia autonoma di Trento).
Ha tra l’altro affrontato il tema delle risorse pubblicitarie, sostenendo che la sfida digitale delle imprese televisive e radiofoniche locali avrà possibilità di successo solo se le emittenti disporranno di risorse adeguate per sostenere i relativi investimenti, non tralasciando anche gli interventi pubblici.
Ha quindi evidenziato la necessità di un intervento legislativo per creare le condizioni per un forte sviluppo del mercato pubblicitario del comparto radiotelevisivo locale. forme di sgravio fiscale per le PMI, per esempio, che realizzano campagne pubblicitarie attraverso le imprese televisive e radiofoniche locali. Tale misura, ha aggiunto, stimolerebbe una sensibilità verso le pianificazioni pubblicitarie, in quanto, come noto, le piccole e medie imprese comunicano ancora poco.
Luigi Bardelli, intervenendo alla tavola rotonda, ha sottolineato che qualora non si riuscisse a replicare quanto ottenuto in Sardegna, il meccanismo di transizione adottato attraverso uno switch-off calendarizzato progressivamente per aree tecniche dovrà essere ripensato, in quanto il comparto televisivo locale non può certamente accettare un passaggio al digitale che determini una riduzione del numero delle imprese ovvero una riduzione della capacità trasmissiva spettante ad ognuna delle stesse.
Anche l’ipotesi di aggregazione consortile – ha aggiunto Bardelli – non sarebbe condivisibile laddove la stessa determini una riduzione degli attuali spazi di ogni singola impresa partecipante al consorzio. Inoltre, una ridotta capacità trasmissiva pro-capite non permetterebbe alle tv locali di trasmettere in alta definizione e, quindi, non consentirebbe una presenza competitiva nei nuovi scenari digitali.
Al centro delle due giornate soprattutto il digitale terrestre, visto che è iniziato il processo che porterà alla spegnimento definitivo della Tv analogica entro il 2012.
Anche se recentemente, sia il governo che l’Autorità per le Comunicazioni hanno fatto sapere di puntare ad anticipare lo switch-off.
Paolo Romani, sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, che ha aperto i lavori di ieri, ha annunciato che “…Entro il 9 settembre presenteremo un piano per la completa digitalizzazione del territorio nazionale come previsto dalla legge recentemente approvata dal Parlamento. In quel documento saranno definite le aree e la tempistica dei vari ‘step’ che porteranno al passaggio dall’analogico al digitale. Credo che dopo aver fatto questo lavoro si potrà decidere una data per lo switch-off che sia prima del
Un modo per definire date e luoghi, ma anche per individuare gli organismi che dovranno gestire tale complessa fase di transizione, per determinare le risorse finanziarie che da qui ai prossimi anni lo Stato dovrà impiegare per accompagnare tale processo e soprattutto per cercare di accelerare i tempi.
L’ipotesi potrebbe essere quella di “tagliare” due anni fissando il termine alla fine del 2010. Romani avvalora questa tesi, sottolineando che la Spagna ha fissato questa data per il suo switch-off e quindi “…se non vogliamo perdere anche su questo fronte, dopo averlo fatto calcisticamente, dobbiamo fare meglio di loro”. Anche per il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, “…il 2012 è una data troppo lontana. Se il 2006 era una data illusoria per lo switch-off e il 2008 era ancora troppo ravvicinato, il 2012 è troppo lontano. Stabilire una nuova data, comunque, spetta al governo”.
Per Calabrò, si potrà comunque fare “…una valutazione congrua quando buona parte del territorio sarà digitalizzata”. E’ certo che “…il sistema Sardegna à quello giusto e va applicato a tutta l’Italia. Una digitalizzazione per aree regionali che permetta un passaggio alla nuova tecnologia senza traumi”.
Anche per Romani il “modello” Sardegna è stato “…un esperimento assolutamente positivo, anche se dobbiamo attendere il 31 ottobre” data dello spegnimento dell’analogico in tutta l’Isola. Subito dopo toccherà alla Valle D’Aosta, poi alle province di Torino e Cuneo, al Trentino e all’Alto Adige, a cui in autunno si potrebbe aggiungere l’area urbana di Roma.
Romani ha annunciato che il passaggio successivo dovrebbe riguardare poi “…
La strada indicata dal sottosegretario è comunque quella seguita in Sardegna: “…un’intesa condivisa sulla ripartizione delle frequenze digitali raggiunta al tavolo con gli operatori con la mediazione dell’Autorità”.
Il sottosegretario non usa mezze parole nei confronti dell’Unione Europea che ha messo sotto accusa l’Italia per le norme della Legge Gasparri, e che ora ha chiesto ulteriori delucidazioni al nostro governo con un questionario di 20 domande a cui lo stesso sottosegretario ha risposto nei giorni scorsi. (Leggi articolo)
“…L’Italia non può accettare che dalla Commissione Ue arrivi una richiesta che pretende un dividendo sulla Tv analogica nel momento in cui stiamo passando al digitale. Questo vuol dire che non sa quello che stiamo facendo sul fronte del passaggio al digitale che procurerà, invece, un dividendo digitale. Evidentemente questo accade perché il governo precedente lo ha spiegato male”.
Aggiungendo, “Il governo italiano deve essere pronto a difendere i propri interessi nei confronti dell’Europa, anche a costo di un contrasto forte. E’ difficile parlare con Bruxelles e difendere un modello virtuoso, che permetterà l’ingresso di nuovi operatori, quando nelle sedi europee si pensa sempre che in Italia si facciano le cose senza criterio. Ma questa è colpa della politica italiana e dei governi che si succedono senza dare una continuità alla posizione del nostro paese”.
“…Non accetto dall’Europa una richiesta di questo tipo, non posso essere d’accordo. Altrimenti – ha sottolineato il sottosegretario – facciamo la fine dell’Alitalia, che si trova nella situazione che tutti conosciamo perché controlla solo il 45% del mercato interno, mentre in Francia e in Inghilterra le compagnie di bandiera, infischiandosene delle indicazioni dell’Europa, hanno mantenuto il controllo sull’80% del mercato interno”.