Italia
Si chiude oggi a Roma il RadioTv Forum 2008. Ieri aprendo i lavori il coordinatore di Aeranti-Corallo, Marco Rossignoli ha sottolineato che questa terza edizione dell’evento si tiene in un momento particolare per tutto il mondo dell’emittenza locale, dove il tema ricorrente è la tecnologia digitale.
Proprio il digitale, in ambito televisivo, è un elemento all’ordine del giorno in quanto è iniziato il processo che porterà alla spegnimento definitivo della Tv analogica entro il 2012.
Anche se recentemente, sia il governo che l’Autorità per le Comunicazioni hanno fatto sapere di puntare ad anticipare lo switch-off.
Paolo Romani, sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, ha annunciato che “…Entro il 9 settembre presenteremo un piano per la completa digitalizzazione del territorio nazionale come previsto dalla legge recentemente approvata dal Parlamento. In quel documento saranno definite le aree e la tempistica dei vari ‘step’ che porteranno al passaggio dall’analogico al digitale. Credo che dopo aver fatto questo lavoro si potrà decidere una data per lo switch-off che sia prima del
Un modo per definire date e luoghi, ma anche per individuare gli organismi che dovranno gestire tale complessa fase di transizione, per determinare le risorse finanziarie che da qui ai prossimi anni lo Stato dovrà impiegare per accompagnare tale processo e soprattutto per cercare di accelerare i tempi.
L’ipotesi potrebbe essere quella di “tagliare” due anni fissando il termine alla fine del 2010. Romani avvalora questa tesi, sottolineando che la Spagna ha fissato questa data per il suo switch-off e quindi “…se non vogliamo perdere anche su questo fronte, dopo averlo fatto calcisticamente, dobbiamo fare meglio di loro”. Anche per il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, “…il 2012 è una data troppo lontana. Se il 2006 era una data illusoria per lo switch-off e il 2008 era ancora troppo ravvicinato, il 2012 è troppo lontano. Stabilire una nuova data, comunque, spetta al governo”.
Per Calabrò, si potrà comunque fare “…una valutazione congrua quando buona parte del territorio sarà digitalizzata”. E’ certo che “…il sistema Sardegna à quello giusto e va applicato a tutta l’Italia. Una digitalizzazione per aree regionali che permetta un passaggio alla nuova tecnologia senza traumi”.
Anche per Romani il “modello” Sardegna è stato “…un esperimento assolutamente positivo, anche se dobbiamo attendere il 31 ottobre” data dello spegnimento dell’analogico in tutta l’Isola. Subito dopo toccherà alla Valle D’Aosta, poi alle province di Torino e Cuneo, al Trentino e all’Alto Adige, a cui in autunno si potrebbe aggiungere l’area urbana di Roma.
Romani ha annunciato che il passaggio successivo dovrebbe riguardare poi “…
La strada indicata dal sottosegretario è comunque quella seguita in Sardegna: “…un’intesa condivisa sulla ripartizione delle frequenze digitali raggiunta al tavolo con gli operatori con la mediazione dell’Autorità”.
Il sottosegretario non usa mezze parole nei confronti dell’Unione Europea che ha messo sotto accusa l’Italia per le norme della Legge Gasparri, e che ora ha chiesto ulteriori delucidazioni al nostro governo con un questionario di 20 domande a cui lo stesso sottosegretario ha risposto nei giorni scorsi. (Leggi articolo)
“…L’Italia non può accettare che dalla Commissione Ue arrivi una richiesta che pretende un dividendo sulla Tv analogica nel momento in cui stiamo passando al digitale. Questo vuol dire che non sa quello che stiamo facendo sul fronte del passaggio al digitale che procurerà, invece, un dividendo digitale. Evidentemente questo accade perché il governo precedente lo ha spiegato male”.
Aggiungendo, “Il governo italiano deve essere pronto a difendere i propri interessi nei confronti dell’Europa, anche a costo di un contrasto forte. E’ difficile parlare con Bruxelles e difendere un modello virtuoso, che permetterà l’ingresso di nuovi operatori, quando nelle sedi europee si pensa sempre che in Italia si facciano le cose senza criterio. Ma questa è colpa della politica italiana e dei governi che si succedono senza dare una continuità alla posizione del nostro paese”.
“…Non accetto dall’Europa una richiesta di questo tipo, non posso essere d’accordo. Altrimenti – ha sottolineato il sottosegretario – facciamo la fine dell’Alitalia, che si trova nella situazione che tutti conosciamo perché controlla solo il 45% del mercato interno, mentre in Francia e in Inghilterra le compagnie di bandiera, infischiandosene delle indicazioni dell’Europa, hanno mantenuto il controllo sull’80% del mercato interno”.
Rossignoli nel proprio intervento ha tenuto a sottolineare che in questa fase, è fondamentale per le Tv locali svolgere l’attività di operatori di rete, senza rinunciare in alcun modo alla intera capacità trasmissiva di ogni frequenza, onde poter sviluppare tutte le opportunità offerte dalla nuova tecnologia. Questo risultato è stato raggiunto in Sardegna e il settore attende ora di conoscere se i risultati raggiunti possano essere replicati nelle altre aree all digital già definite (Valle D’Aosta, Piemonte e provincia autonoma di Trento), cioè se sia possibile a tutti gli operatori continuare a trasmettere quantomeno con la stessa situazione dell’analogico.
“Diversamente – ha affermato Rossignoli – il meccanismo di transizione adottato attraverso uno switch-off calendarizzato progressivamente per aree tecniche dovrebbe essere ripensato, in quanto le Tv locali non possono certamente accettare un passaggio al digitale che determini una riduzione del numero delle imprese ovvero una riduzione della capacità trasmissiva spettante ad ognuna delle stesse”.
“Tra l’altro – ha proseguito Rossignoli – una ridotta capacità trasmissiva pro-capite non permetterebbe alle Tv locali di trasmettere in alta definizione e, quindi, non consentirebbe una presenza competitiva nei nuovi scenari digitali”.
Rossignoli ha anche posto l’accento sulla necessità di trovare, laddove lo switch-off non avvenisse in tempi brevi, soluzioni che permettano alle Tv locali di affrontare comunque la transizione in modo adeguato; permane, infatti, il problema per le Tv locali legato alla mancanza di “canali doppi” e, dunque, l’impossibilità di trasmettere simultaneamente in digitale e in analogico, preservando gli ascolti nella fase di transizione.
“L’accesso al 40% della capacità trasmissiva dei principali operatori nazionali – ha poi aggiunto Rossignoli – avrebbe potuto rappresentare un tentativo di risoluzione del problema. Le scelte adottate in materia non hanno però favorito tale accesso, tanto è vero che solo tre Tv locali hanno formulato la relativa domanda entro il termine stabilito dall’Autorità.”