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Rai e Vigilanza: nessun accordo tra maggioranza e opposizione. Nomine ancora bloccate

Italia


Convocata per oggi l’assemblea degli azionisti della Rai, dopo che ieri la seduta ordinaria è andata deserta. All’ordine del giorno, l’approvazione del bilancio per l’esercizio 2007 e la nomina del Consiglio di amministrazione.

Con ogni probabilità la riunione di oggi non porterà ad alcuna decisione, visto che mancano le indicazioni da parte della commissione parlamentare di vigilanza che deve, infatti, nominare i sette consiglieri e ratificare la nomina del presidente con maggioranza qualificata.

Il presidente di viale Mazzini, infatti, indicato dall’azionista, il ministero dell’Economia, nominato dal Cda, deve essere ratificato dalla Vigilanza. Una maggioranza che richiede un accordo con l’opposizione, pena uno stallo che può durare all’infinito, visto che il quorum non si modifica.

I soci potrebbero quindi decidere oggi di tenere l’assemblea aperta in attesa di passare all’altro punto dell’ordine del giorno.

 

“…Quella della Rai è una questione più generale, che non comprende solo la presidenza della Commissione di Vigilanza ma anche quella dell’azienda che deve avere il via libera con voto a due terzi della commissione bicamerale. Noi abbiamo posto questo problema che è globale”. E’ quanto ha sottolineato il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, che è tornato sulla questione della presidenza della vigilanza.

Dopo il nulla di fatto della scorsa settimana, la commissione bicamerale dovrebbe essere riconvocata dai presidenti di Camera e Senato per dopodomani, mercoledì, con lo stesso ordine del giorno.

 

Per Gasparri, prima che l’assemblea dei soci Rai arrivi a una sua conclusione rimanendo aperta, la commissione di vigilanza può confrontarsi non solo sulla sua presidenza ma anche su quella della Rai arrivando ad una soluzione. Per i consiglieri si può procedere tranquillamente perché il voto non deve essere bipartisan. Secondo il senatore del Pdl, “…è democratico e civile porre la questione complessiva per un’azienda che non può rimanere in una situazione di stallo. Facciamo partire tutto insieme”. La questione però, “…non riguarda il direttore generale, perché non spetta al Parlamento. Il Parlamento si deve occupare del Cda”.

 

Ma per sciogliere il nodo della Vigilanza ci vorrà ancora qualche giorno, dopo che la scorsa settimana Pdl e Pd non hanno trovato l’intesa  sul nome di Leoluca Orlando.

 

Il Pdl vuole un accordo anche sul presidente del Cda, perché come ha spiegato con chiarezza Gasparri, “…non vogliamo che dopo aver votato il presidente della commissione si verifichi una ‘melina’ sul presidente del consiglio di amministrazione, bloccando l’attività di una società che invece ha bisogno di decisioni e di essere rilanciata da un Cda nei pieni poteri”.

 

Che la vicenda rischi di bloccarsi però lo dimostra la posizione di Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione del Pd: “che la Vigilanza funzioni è interesse del Parlamento e sono convinto che i presidenti delle Camere per primi faranno in modo che sia agibile al più presto. Sono convinto che alla fine anche il centrodestra convergerà su questa posizione. Altre questioni non sono oggetto di negoziato”. Insomma niente trattativa sul presidente del Cda. Prima si voti Orlando alla Vigilanza poi si vedrà per il resto.

 

Secondo quanto si apprende da alcune indiscrezioni, i presidenti di Camera e Senato potrebbero convocare la commissione giovedì. Questo, almeno, sarebbe l’orientamento emerso dopo un giro di consultazioni. Se il clima tra le parti dovesse migliorare, allora si potrebbe anche puntare a una convocazione mercoledì. Almeno per adesso, nessuno parla di una eventuale evoluzione negativa della situazione tanto da provocare un prolungamento dei tempi. Da entrambe le parti, comunque, si sottolinea il fatto che la fissazione della data della nuova riunione della Vigilanza da parte di Schifani e Fini non ha un valore meramente formale.

 

Appare difficile, infatti, che si proceda ad una convocazione “al buio” in cui si vada a riproporre ancora una volta lo stallo in cui si trova attualmente la situazione. In questo, le parti sono di conseguenza chiamate ad una sussulto di responsabilità.

 

Da parte sua, lo stesso Leoluca Orlando ha commentato: “…il voto per me non è a una persona, quanto il rispetto di un principio costituzionale”.

Orlando, pur precisando che un candidato “non parla ad urne aperte“, ha spiegato che “….tutte le opposizioni sono compatte nell’indicare il mio nome. Quanto a me – insiste – non mi sento tanto un candidato ma piuttosto il rappresentante del rispetto che si deve ad un principio costituzionale”.

 

Intanto, mentre maggioranza e opposizione sono impegnati in questo tira e molla sulle nomine, il Ministro dei Beni culturali Sandro Bondi ha scritto una lunga lettera al presidente della Rai Claudio Petruccioli e al direttore generale Claudio Cappon.

Come aveva già anticipato a Montecitorio, il proprio desiderio è quello di “riavvicinare beni culturali e audiovisivo“. E’ tornato quindi sull’argomento e nella missiva ha ribadito il concetto: usare la Tv “come cassa di risonanza degli eventi culturali e artistici” e puntare su una Tv di qualità per avvicinare gli italiani alla cultura.

Bisogna, ha sottolineato, “…favorire iniziative comuni con il servizio pubblico radiotelevisivo e le aziende specializzate nell’audiovisivo al fine di promuovere il territorio e i nostri beni culturali”.

Poi si è soffermato sulla questione dell’Auditel: “…è facile constatare – ha scritto – che i programmi di maggiore successo sono quelli che devono usare i metodi, i linguaggi e i sistemi più semplici, di impatto immediato“. Per questo, ha detto, “…è importante porre la questione di che cosa significhi fare cultura in televisione“. La sfida che deve vincere l’autore televisivo – ha sostenuto -“…è quella di offrire la cultura in maniera che non venga percepita solo come fastidio o come una noia”.

Dopo aver ricordato il grande ruolo svolto dalla Tv pubblica in Italia, il Ministro ha accennato a rischio e vantaggi della Tv digitale: “…Dovrebbero essere i programmi ordinari della Tv generalista a divenire più stimolanti culturalmente. Si può capire che cos’é letteratura più da un buon sceneggiato televisivo che da una rubrica di libri, c’é probabilmente più poesia in uno spettacolo di Benigni che in una trasmissione sulla poesia, ci può essere più arte in un buon film che in un documentario sui grandi musei del mondo. Confido nella sensibilità dei vertici di un’azienda come la Rai – ha concluso – che tanto può fare per la diffusione e la valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale”.

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