Francia
Contro il parere del governo, il senato francese ha adottato un emendamento socialista per inserire nella Costituzione il principio di “libertà, pluralismo e indipendenza dei media“.
David Assouline, tra i firmatari dell’emendamento, ha spiegato che “L’importanza acquisita dai media nella nostra democrazia e nella vita politica giustifica la necessità di precisare che la legge deve garantire pluralismo, libertà e indipendenza dei media”.
Ma non sono tutti d’accordo, in particolare il Ministro della Giustizia Rachida Dati, del parere che l’emendamento non sia utile, perché il principio di libertà e pluralismo dei media “non ha bisogno d’essere precisato nella Costituzione“.
E si chiede: “Dovremmo allora farlo per tutte le libertà?”.
Di diverso Jean-Jacques Hyest, presidente della Commissione per le leggi, che non ha condiviso il giudizio della Dati.
Soddisfazione di Assouline per questa prima concessione fatta dalla maggioranza del Senato al partito socialista. Aveva invitato i colleghi a rifiutare la “chiusura del governo” e a proseguire l’esame del progetto di riforma delle istituzioni con uno “spirito costruttivo“.
Un emendamento identico era invece stato respinto dall’Assemblea nazionale.
Danièle Giazzi dell’UMP ha condiviso il voto del Senato e ha spiegato che questo emendamento, proprio oggi che si parla di crisi dei media tradizionali e della stampa, contribuisce a rafforzare il ruolo maggiore e preponderante dei giornalisti in una società democratica e pluralista.
Secondo la Giazzi, “l’emendamento – votato anche dall’UMP – consentirà di fissare questo principio nella nostra Costituzione”.
Anche in Italia da tempo si chiede l’adozione di maggiori e più rigide misure per garantire il pluralismo, specie sul mercato televisivo.
Ci ha pensato, intanto, Parlamento Ue che lo scorso 3 giugno ha sentito il bisogno di affermare questo dettato, adottando la relazione Marianne Mlikko (PPE / DE, ET).
Vi è un “notevole rischio“, si legge nella relazione, che il perseguimento di obiettivi di profitto da parte dei media privati possa compromettere la loro capacità di agire come “sentinelle” della democrazia.
I deputati caldeggiano quindi l’adozione di una “Carta dell’editoria” per evitare che i proprietari, gli azionisti o i governi possano interferire con i contenuti editoriali, e incoraggiano i difensori civici a proteggere la libertà dei media.
I meccanismi di mercato non sono sufficienti a garantire il pluralismo dei media, sottolinea la Mlikko, che esprime preoccupazione per la concentrazione della proprietà nelle imprese dei media, poiché “…l’esperienza dimostra come la concentrazione della proprietà compromette il pluralismo e la diversità culturale“.
Il presidente della Commissione cultura e istruzione dell’Europarlamento, Katarina Batzeli (PSE, EL), ha dichiarato che “…I casi di concentrazione senza restrizioni della proprietà o di scarsa apertura al pluralismo nei mezzi di informazione mettono in pericolo la diversità culturale e la libertà di espressione non solo a livello di mercati nazionali, ma anche a livello europeo. Dobbiamo quindi lanciare un forte impegno europeo a superare queste sfide soprattutto in vista delle nuove tecnologie e servizi nel settore dei media”.
Mlikko descrive la sua relazione come una “…guida politica per salvaguardare la democrazia, un modo per garantire il pluralismo dei mezzi, vale a dire un equilibrio tra quantità e qualità nel mercato dei media”.
I deputati ritengono inoltre importante garantire che il servizio pubblico dei media svolga la funzione a lui affidata da parte degli Stati membri in modo trasparente e responsabile, in maniera da impedire l’abuso dei finanziamenti pubblici per la politica o a fini di lucro.