Criminalità digitale: la legge francese al centro delle polemiche. La Siae apprezza ma per i consumatori, ‘Progetto favorevole solo alle major’

di Alessandra Talarico |

Francia


Pirateria

Internet non può essere considerato un luogo al di fuori della legge.

Con questa convinzione, il presidente francese, Nicolas Sarkozy ha dato il suo placet a un progetto di legge che annuncia il distacco della connessione internet a chi scambia file online illegalmente.

 

Il progetto di legge “creazione e internet” (nato sulla scia del Rapporto Olivennes) è stato presentato dal ministro della cultura Christine Albanel che, giudicando l’attuale sistema penale (fino a 300 mila euro di multa e 3 anni di carcere per contraffazione) inadeguato a prevenire e reprimere frodi di massa come il download illegale di file protetti da diritto d’autore, vuole sostituirlo con un dispositivo ‘pedagogico e preventivo’ di “risposta graduale”.

 

Innanzitutto il progetto prevede la creazione di un’ Alta Autorità per la Protezione del Copyright su Internet (HADOPI), nella quale confluiranno alcuni importanti poteri attualmente spettanti all’autorità giudiziaria e al CNIL (la Commissione nazionale dell’informatica e delle libertà) e l’attuazione di un meccanismo di punizione ‘graduale’ basato sul concetto dei ‘tre strikes’: gli internauti sospettati di scaricare illegalmente si vedranno recapitare un primo avvertimento via email, seguito da una sospensione cautelativa per un’eventuale successiva violazione e, infine, dal ‘taglio’ della linea da tre mesi a un anno se beccati per la terza volta con le mani nel sacco.  La disconnessione potrà essere ridotta da uno a tre mesi se l’utente si impegnerà per iscritto a non reiterare il reato e a non contestare la sentenza.

 

Verrà inoltre creata un ‘lista nera’ degli internauti, una sorta di gogna mediatica che eviterà ai ‘colpevoli’ di aggirare la punizione cambiando provider.

 

La nuova legge, che secondo il ministro Albanel dovrebbe portare a una riduzione della pirateria del 70-80%, ha ovviamente suscitato forti critiche, innanzitutto per la possibile violazione dei diritti fondamentali per la libertà dei cittadini.

Innanzitutto, contrariamente alla logica prevalente nel rapporto Olivennes, non viene messo in atto alcun sistema di informazione e prevenzione, ma viene solo introdotta una nuova infrazione infarcita di sanzioni specifiche che vanno ben al di la del semplice ‘avvertimento’.

 

Le sanzioni, secondo i detrattori, sarebbero ‘sproporzionate’ e rispondenti a una logica troppo ‘repressiva’, fatta di interdizioni e black-list. Nessuno impedisce infatti alle major di portare in tribunale il ‘pirata’, che si vedrebbe quindi inflitta una doppia punizione: ammenda e distacco della linea internet.

Il progetto inoltre non risolverà in alcun modo la crisi dell’industria musicale poiché non risponde a un modello economico realista ed è in aperta contraddizione con le politiche comunitarie.

 

Il governo francese lo giustifica sostenendo che servono nuove misure che sostituiscano la legge anticopia DADVSI, giudicata inefficace. Ma quella legge è la trasposizione della direttiva europea 2001/29/CE.

Anche il Parlamento Ue ha tra l’altro sconsigliato agli Stati membri di adottare “misure drastiche”, come il blocco di internet per coloro che si macchiano di crimini di pirateria online perchè così facendo si andrebbe contro il rispetto delle libertà e dei diritti fondamentali e significherebbe accedere ai computer privati, violando così la privacy di milioni di utenti.

 

Il quotidiano Liberation si è schierato contro il progetto di legge, avvertendo le famiglie che presto potrebbero dover rinunciare a internet, al telefono e alla Tv se un figlio adolescente decidesse di scaricare una canzone da mettere nell’iPod. Così come in pericolo sono anche gli internet cafè: il ministro Albanel ha infatti confermato che “se un esercizio pubblico sarà identificato come fonte massiccia di download illegali, la sua connessione verrà sospesa come quella di un qualunque privato”

L’associazione UFC- Que-Choisir definisce quindi il progetto “mostruoso, concepito dai discografici per il loro esclusivo interesse”.

 

Ma la Albanel difende la sua ‘creatura’ e il potere dissuasivo e preventivo di “una norma equilibrata, che sarà accompagnata da un aumento dell’offerta legale” e che prevede anche l’impegno da parte dell’industria entertainment a ‘sbloccare’ i contenuti dai sistemi DRM, in modo che un brano o un video scaricato in maniera legale possa essere utilizzato su qualsiasi tipo di dispositivo.

 

L’associazione, già ai tempi del rapporto Olivennes, parlava di misure “molto dure, potenzialmente liberticide e antieconomiche”. Un vero e proprio “controsenso della storia digitale”, dal momento che le nuove misure contro la pirateria si aggiungono ad un arsenale già molto repressivo come i carichi penali per la contraffazione che possono costare 3 anni di prigione e fino a 300 mila euro di multa.

 

Il dispositivo previsto da Olivennes prima e promosso dalla Albanel, secondo l’associazione, è contrario al rispetto della presunzione d’innocenza e alle garanzie procedurali previste a livello europeo.

“…E’ inaccettabile – spiega UFC – che il potere del giudice sia trasferito a un’Autorità dotata dei mezzi umani e tecnici necessari all’avvertimento e alla sanzione”.

 

Per la Ligue Odebi, invece, le nuove contromisure avranno l’effetto contrario di quello sperato dai suoi promotori e finiranno probabilmente per “…far crollare le vendite dell’industria culturale, contrariamente all’obiettivo” prefissato dal governo e per condurre i downloader verso nuovi software, nuove reti, nuove tecnologie.

 

Un commento positivo è giunto invece dalla Siae: “L’iniziativa francese – ha dichiarato il direttore generale Domenico Caridi – potrebbe costituire un precedente importante. Appoggiamo qualsiasi proposta che possa tutelare la proprietà intellettuale e quindi guardiamo con interesse alla proposta Sarkozy”.

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