Tv pubblica e spot: mentre la Rai presenta conti in crescita, la Spagna si allinea alla Francia e riduce la pubblicità sulla Tve  

di Raffaella Natale |

Europa


Mercato Tv

Nessun rischio per la pubblicità. E’ quanto ha sostenuto a Saint Moritz, in occasione della tradizionale presentazione dei palinsesti autunnali della Rai ai maggiori investitori istituzionali, l’amministratore delegato Sipra, Maurizio Braccialarghe.

Nell’ambito di un incontro per discutere dello “Scenario socio-economico, in Italia e in Europa“, è emerso un quadro di crisi da cui la pubblicità sembra al momento salvarsi.

“…Se devo giudicare il primo semestre del 2008, gli investimenti per radio e Tv sono migliori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”, ha dichiarato Braccialarghe.

“..Si tratta dell’1% di crescita per la televisione – spiega l’Ad in merito alla raccolta Sipra – dell’1,4% per la radio e dell’11% per il web: la nostra speranza è di arrivare al tasso di crescita del mercato internettiano”.

 

Per la concessionaria pubblicitaria della Rai, comunque, “…l’obiettivo complessivo per il 2008 è di raggiungere il 2%”, ha detto ancora, secondo il quale per la Rai “…sulla raccolta pubblicitaria di questo primo periodo del 2008 è pesata molto la campagna elettorale e l’impegno con le tribune politiche. Per il primo semestre infatti, per quanto riguarda la Tv, ci aspettavamo proprio il 2%”.

Ora però ci sono gli Europei di calcio e l’obiettivo tiene conto anche di un risultato positivo della nazionale italiana.

 

Per il direttore generale, Claudio Cappon, che si prepara a lasciare il proprio incarico, qualunque sia l’esito della partecipazione della Nazionale a Euro 2008, è stato stabilito un percorso medio che prevede diverse possibilità.

Braccialarghe invece non vuole neanche pensare a ipotesi negative, né dare dati che certo per la Rai sarebbero poco piacevoli dal punto di vista della raccolta pubblicitaria.

 

Nonostante la congiuntura negativa, ieri il presidente dell’Upa (associazione che raccoglie gli utenti pubblicitari), Lorenzo Sassoli De Bianchi, in un convegno organizzato nell’ambito della convention della concessionaria pubblicitaria Rai, ha spiegato di “…non essere così pessimista perché ci sono ancora aziende che vanno avanti”.

 

“In genere nei momenti di crisi – ha detto – gli investimenti pubblicitari calano, perché è la prima cosa che le aziende tagliano, mentre ora stanno tenendo”. Per Braccialarghe quello che dice il presidente dell’Upa “…é vero ma va anche considerato che proprio nei momenti di crisi la pubblicità ha una funzione anticiclica”.

 

E mentre l’Italia si discute di Rai ed eventuale crisi del mercato della pubblicità, in Francia si attendono i risultati della Commissione Copé incaricata di predisporre un piano economico per la Tv pubblica senza considerare gli spot.

Intanto incalzano le polemiche intorno alle opzioni suggerite dall’organo voluto dal presidente Nicolas Sarkozy che lo scorso 8 gennaio, tra la sorpresa generale, dichiarò d’aver deciso di eliminare la pubblicità dalle reti televisive pubbliche.

I problemi sono diversi anche perché risulta difficile trovare alternative a una fonte di entrata così rilevante e visto anche che Sarkozy non intende aumentare il canone.

Quest’ultima ipotesi non è comunque da scartare, tenuto conto che oggi i telespettatori pagano 116 euro l’anno e che questa somma non è mai stata ritoccata dal 2002.

Una possibilità potrebbe essere quella dell’indicizzazione sul tasso di inflazione. Tra le varie ipotesi considerate, quella di una tassa sulle entrate pubblicitarie dei canali privati o degli operatori internet e telcos.

 

Ieri la Federazione francese delle telecom (Fédération française des télécoms – FFT) ha sottolineato che un’eventuale tassa destinata a finanziare la Tv pubblica potrebbe costare fino a 400 milioni di euro l’anno agli operatori tlc e si ripercuoterebbe sulle bollette degli utenti.

Insomma in un modo o nell’altro la decisione di Sarkozy andrebbe a colpire i consumatori.

 

La commissione Copé prevede di fissare un’imposta dello 0,5% sul fatturato globale delle telcos, arrivando a incassare quasi 210 milioni di euro l’anno.

Frank Esser, presidente della FFT e CEO SFR, ha scritto a Jean-François Copé sottolineando che una simile tassazione “…sarebbe estremamente pericolosa per il settore”.

La FFT si è tuttavia detta aperta a discutere ogni soluzione “nel rispetto del principio di uguaglianza e non discriminazione”.

 

Anche la Spagna di Zapatero interviene su pubblicità e Tv pubblica. Al massimo nove minuti di spot pubblicitari ogni ora di trasmissione, contro gli 11 attualmente previsti. Il governo spagnolo ha annunciato l’intenzione di ridurre ancora la presenza di spot nella Tv pubblica, la Tve. Secondo quanto riporta l’edizione online di El Mundo, a parlarne davanti al Senato è stata la vicepresidente Maria Teresa Fernandez de la Vega, sottolineando che la riduzione da 11 minuti a 9 sarà graduale: un minuto in meno a partire dal 2009 ed un altro a partire dal 2010. Le televisioni private, che attualmente hanno un tetto massimo di 12 minuti ogni ora, avevano chiesto un limite di soli 7 minuti per l’emittente pubblica.

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