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Rai: futuro della Tv pubblica tra riassetto gestionale e lotta all’evasione del canone per poter investire nel digitale 

Italia


La Rai resta al centro del dibattito nazionale. Servizio pubblico e canone sono alcuni degli argomenti più attuali, recentemente ripresi dal sottosegretario allo sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani.

 

Cosa dovrebbe fare il servizio pubblico per essere realmente tale e cosa non fa? Per Romani, intanto “avere un giornalismo meno militante ma più corrosivo e cattivo. Vedo molte interviste in ginocchio dove il giornalista subisce il fascino del potere; e poi spesso e volentieri non rappresenta le diversità del Paese. L’Italia che viviamo non la vedo rappresentata spesso nella televisione pubblica”.

Il sottosegretario ha parlato di “televisione pigra” e per il futuro c’è bisogno di un “grande servizio pubblico fatto da grandi professionisti e dei bravi giornalisti, da una grande struttura di produzione, che rappresenti, unifichi e sia il cemento comune culturale, sociale e politico, per certi versi del paese. A mio avviso sarà un’esigenza che ci sarà sempre”.

E nei prossimi 5 anni ha annunciato di voler “dare alla Rai una governance solida. Sono ancora convinto che è giusto che il Parlamento sia per certi versi l’azionista di riferimento del servizio pubblico che è di proprietà dello Stato. Però, proprio per questo motivo, fare in modo che i partiti siano più lontani. Ma soprattutto far capire al servizio pubblico come deve riappropriarsi della buona televisione di una volta, quella della diretta, dell’indagine e dell’approfondimento”.

 

Per quanto riguarda il canone, Romani fa riferimento all’eccessiva evasione. “…Se si recuperasse il canone con dei metodi che ci sono e che fanno anche altri paesi europei e non europei, quindi un evasione del canone di qualche centinaio di milioni, e si recuperasse qualche sacco di spreco che c’è, a mio avviso la Rai avrebbe quei 500 milioni che potrebbero servire per fare quei grandi investimenti che aspetta la Rai, in termini di digitale, e contenuti sul digitale”.

 

Al momento, però, il modello di finanziamento della Rai, che si divide fra canone e pubblicità, è un ibrido che non ha mai consentito alla Rai di procedere alla privatizzazione.

“…Però rimango convinto che la Rai debba restare servizio pubblico, e quindi di proprietà pubblica, perché solo la proprietà pubblica può garantire che rimanga servizio pubblico. Penso che questo ibrido si possa ancora mantenere. Certamente va precisato meglio il recinto del servizio pubblico – ed ha aggiunto – Il contratto di servizio è uno strumento abituale ed io, in tanti anni, ho cercato di modificarlo, cercando di renderlo più cogente. Attenzione, non intendo fare programmi noiosi. E’ già dimostrato che si può fare buona divulgazione scientifica e buona cultura senza penalizzare gli ascolti. E quindi, il recinto del servizio pubblico deve essere fatto nel senso di definire gli argomenti, investire sugli argomenti, e non ridurre il servizio pubblico alla Pbs americana vista dall’1% degli americani perché fanno programmi di una noia terrificante anche se culturalmente validi”.

 

E sull’ipotesi di un amministratore unico per la Rai, Romani spiega che “è difficile che un servizio pubblico possa identificarsi con una unica persona. Rafforzamento sì, della persona che dirige, del direttore generale, che si può chiamare amministratore unico o amministratore delegato. Ma comunque ancora rappresentanza culturale delle diversità del paese“. Ma una figura di questo tipo aiuterebbe ad allentare la presa dei partiti sulla Rai e a modernizzare l’azienda? Per Romani: “A parte che lo spoil system c’è in tutti i paesi del mondo, quando vince una maggioranza ci vuole armonia e congruenza rispetto a coloro che gestiscono il paese non attraverso la politica ma attraverso le grandi aziende. Il problema vero è che non è possibile immaginare in Italia oggi una figura di questo tipo. Si allenterà la presa quando il dibattito fra maggioranza e opposizione sarà più maturo. Come più o meno sta succedendo in questi mesi”.

 

E alla domanda su cosa, secondo lui, gli italiani chiedono alla Tv, Romani ha sostenuto: “Se rimane generalista, come è fino ad oggi, cioè cerca di accontentare tutti, a mio avviso non avrà una grande prospettiva. Se invece verticalizza i contenuti e fa tante televisioni tematiche dove ogni famiglia e generazione di figli sceglie la sua televisione, allora la Tv tornerà ad essere la grande protagonista della vita familiare”.

 

Romani ha assicurato che nei prossimi cinque anni il governo darà alla Rai “una governance solida. E’ giusto che il Parlamento sia per certi versi l’azionista di riferimento del servizio pubblico che è di proprietà dello Stato”, ma “proprio per questo motivo bisogna fare in modo che i partiti siano più lontani”.

 

Emilio Miceli, segretario della Slc/Cgil, è intervenuto su quanto dichiarato da Romani per sottolineare: “Non vorremmo che dietro l’elogio dell’importanza del servizio pubblico e dietro il giusto obiettivo di una Tv di qualità, vi fosse, nel pensiero del sottosegretario Romani, una Rai più piccola e fuori dal mercato. E’ bene dire con chiarezza che la Rai o è un vero ibrido e cioè intreccio tra servizio pubblico di qualità e Tv commerciale, oppure non sarà in grado di mantenere 3 reti e 13000 dipendenti”.

“Si discuta pure di tutto – ha aggiunto – ci si ponga giustamente il problema di difendere la qualità del servizio pubblico, ma a una condizione: la Rai è un’impresa che se vuole continuare ad essere grande deve essere competitiva nel mercato e presidiare il segmento del sistema radiotelevisivo, sia dal punto di vista dei contenuti che da quello delle piattaforme tecnologiche”.

 

E’ stato intanto approvato all’unanimità il piano editoriale di RaiNet. Il documento “Linee di indirizzo editoriali per l’offerta RaiNet è stato presentato e approvato appena un mese dopo l’insediamento del nuovo Cda di RaiNet, il cui Amministratore Delegato è Piero Gaffuri. Il piano è organizzato in quattro sezioni.

La prima mette in evidenza il quadro di riferimento, il mondo dei personal media e della convergenza orientata alla rete. La seconda è una opzione strategica in sei punti orientata all’innovazione: ridefinizione della presenza Rai su web, adozione di strumenti e paradigmi del nuovo web; modelli di distribuzione dei contenuti: Web TV, IPTV, mobile, podcast, PVR e P2P; tipologie e modelli di organizzazione dei contenuti; rafforzamento di ricerca e sperimentazione; nuovi modelli per la gestione dei diritti e delle revenues pubblicitarie.

 

Inoltre, due focus particolari sono dedicati all’offerta news su web e alla nuova struttura della homepage Rai.

L’offerta Rai su web sarà organizzata in due grandi aree: Web Tv Tematiche sfruttando nel contempo prodotti d’archivio e contenuti creati ad hoc su news, sport, junior, cultura, servizi di pubblica utilità ecc. e siti di programmi organizzati in una Guida Tv con tutte le informazioni di palinsesto Rai.

A St. Moritz, nel corso della presentazione dei palinsesti Rai in programma dal 15 al 18 giugno, verranno presentati alcuni progetti speciali contenuti nel piano.

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