Italia
Era stata accolta con molto entusiasmo la decisione dell’Agcom che imponeva ai gestori la disattivazione definitiva dal primo luglio delle chiamate ai numeri a sovrapprezzo (quelli che iniziano per 144, 166, 892, 899, 164, 163, 482, 483, 484, 412, 41412, 444, 448 e a cui fanno riferimento maghi, cartomanti, servizi erotici e pseudo-quiz che infestano le programmazioni notturne delle emittenti televisive locali e nazionali).
La sentenza del TAR, che ha sospeso la delibera, ha quindi causato molte reazioni negative tra le associazioni dei consumatori, che da anni si battono per il blocco di questi numeri, i quali arrivano a costare anche 15,00 euro al minuto, con guadagni stratosferici per i gestori.
Per l’Adoc, si tratta di una decisione gravissima, così come grave è stato il ricorso presentato dai gestori.
“Intorno a questa giostra delle numerazioni a sovrapprezzo si sono generate ingenti truffe e bollette gonfiate all’insaputa del consumatore, anche per migliaia di euro – ha commentato il presidente Adoc, Carlo Pileri – E rispetto a questi fatti gli operatori non si sono mai assunti le proprie responsabilità. Ora chiediamo che l’udienza prevista per il 13 novembre venga anticipata e, ai gestori responsabili, un incontro urgente con le Associazioni dei consumatori per individuare una soluzione concordata sul blocco automatico di tali numerazioni”.
In attesa del giudizio di merito, che dovrebbe aversi a novembre, per evitare ulteriori introiti truffaldini agli operatori, Adiconsum consiglia invece agli utenti di “evitare in maniera totale l’utilizzo di tali numeri”.
Aduc paragona quindi la questione dei numeri a sovrapprezzo al problema della spazzatura di Napoli: un caos, cioè, emblematico “dello sfascio in cui versa il sistema Italia. E’ un problema che dura per entrambe le questioni da quasi venti anni e, come i rifiuti continuano ad esserci per le strade di Napoli, nessun freno e’ stato posto allo stillicidio di addebiti a carico degli utenti”.
La colpa, continua Aduc, è di un mix di fattori riconducibili alla lentezza degli interventi regolatori e all’eccessiva compiacenza di governi e Authority verso i gestori telefonici, i quali hanno “impunemente e arrogantemente ‘inzuppato’ in questo pentolone alla faccia del nuovo e moderno capitalismo emergente e delle liberalizzazioni”.
L’aspetto più inquietante della vicenda, sottolinea quindi Aduc, è “che la concessione di questi numeri speciali avviene ad opera del ministero delle Comunicazioni” e che proprio da un ministero dipende una delle maggiori imputate in questa vicenda, Elsacom (controllata da Finmeccanica, a sua volta controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, con il 32,45% del capitale sociale).
In tutto sono circa 35 gli operatori che gestiscono queste numerazioni, inclusi tutti i principali gestori e una miriade di altre società meno note. Tra queste spiccano Voice plus/Eutelia (quotata in borsa) con 25 mila numeri 899 a disposizione (quasi il 19% del totale), seguita da BT Italia con 19.700 (il 14,7%), Telecom Italia con 9.600 (il 7,18%), e poi Karupa, Teleunit, Wind, Webcom, e Fastweb.
Queste società, una volta ottenuta la numerazione la rivendono ad operatori intermediari che a loro volta cedono i numeri ad aziende che dovrebbero utilizzarli per fornire servizi a ‘valore aggiunto’.
Spesso e volentieri, però, di aggiunto si hanno solo zeri nella bolletta: secondo le associazioni dei consumatori, sono circa 1 milione ogni anno i clienti vittime di questi servizi e gli esborsi non dovuti oscillano dai 50 ai 100 euro, per un importo complessivo tra i 250 e i 500 milioni di euro negli ultimi 3 anni.
Nel corso del 2007, l’Agcom ha tentato di arginare il fenomeno dei servizi non richiesti, ma i quasi 5 milioni di euro di sanzioni non hanno sortito alcun effetto sulla condotta degli operatori, che continuano a praticare quelle che lo stesso Calabrò ha definito “pratiche truffaldine messe in atto da organizzazioni criminose”.
Il presidente Calabrò, spesso accusato di immobilismo verso queste slealtà messe in atto dagli operatori contro i loro stessi clienti, ha più volte denunciato il caos di competenze che ruota attorno alla materia dei servizi a sovrapprezzo, ricordando tra l’altro che nel corso degli anni l’Authority è stata privata prima della competenza al rilascio delle licenze ed autorizzazioni, poi di quella alla vigilanza, passata nel 2002 al Ministero delle Comunicazioni, cui fa capo anche – in base a una legge del 1995 – la regolamentazione dei servizi a sovrapprezzo.
Per questo motivo, lo scorso aprile nel corso di un’audizione alla Camera dei Deputati Calabrò ha ribadito la necessità di un intervento legislativo mirato che eliminasse “in radice alcune ambiguità e una certa indeterminatezza” e consentisse “direttamente o mediante deleghe rapidamente eseguibili, di passare ad un quadro normativo che individui strumenti più adeguati per realizzare l’azione di prevenzione e di repressione di queste vere e proprie truffe commesse ai danni dei cittadini”.
La risposta si era avuta a febbraio, con una delibera Agcom che intendeva mettere ordine in questo caos.
Ora bisogna mettersi di nuovo in stand-by, ma nel frattempo, conclude Aduc, gli utenti sono invitati ad agire e denunciare, “nel rispetto della società e delle istituzioni per ridare dignità ai consumatori e al capitalismo”.
L’Autorità, da canto suo, ha reso noto che, “…anche dopo il pronunciamento del TAR, si può chiedere il blocco gratuito dei numeri sovrapprezzo”.
L’Agcom ricorda infatti che “la parte della deliberazione che riguarda l’attivazione su richiesta degli utenti del blocco permanente gratuito non e’ stata sospesa. Pertanto tutti gli utenti possono in ogni momento richiedere al proprio operatore telefonico il blocco gratuito”.
L’Autorità sta comunque valutando la decisione del tribunale amministrativo “ai fini – si legge nella nota – sia della presentazione dell’appello al Consiglio di Stato sia, considerati i tempi processuali per l’appello, ai fini della possibile adozione di misure tecniche che valgano a tutelare senza dilazioni le famiglie dal rischio di una spesa telefonica fuori controllo”.