Il cybercrime minaccia le economie nazionali: sei milioni i Pc infetti, mentre lo spam genera perdite per 65 mld di euro

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Una ricerca promossa da AVG e supportata da dati raccolti a livello europeo, evidenzia la necessità di collaborare per ottenere una maggior sicurezza delle attività online; il 22% dei cittadini europei è stato infatti vittima del cyber crime.

Europa


Cyber crime

Nel corso di una conferenza organizzata a fine maggio dall’agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA), è stato lanciato l’allarme sulle attività di cyber crime, che  minacciano gli interessi economici dell’intera Unione Europea.

 

Come ha puntualizzato l’ente, mentre è difficile quantificare la portata del problema, i dati  rendono evidente la gravità della minaccia: circa sei milioni di computer europei sono infetti e vengono inseriti in botnet. E lo spam provoca ogni anno al business una perdita di circa 65 miliardi di euro.

AVG Technologies, azienda leader nello sviluppo di software per la sicurezza in Internet per utenti privati e piccole/medie imprese, ha reso noti la scorsa settimana i risultati del suo studio di ricerca, condotto nel maggio 2008 con l’ausilio dell’Istituto di Ricerca Ipsos, sugli effetti del cyber crime sui cittadini dell’Unione Europea.

 

Dei 7 mila utenti di PC intervistati, il 22 per cento è stato vittima del cyber crime; gli italiani sono i più colpiti, con il 32 per cento di utenti infetti, immediatamente a seguire gli inglesi, con il 31 per cento.

 

Questi risultati possono essere legati a due tendenze comportamentali:

Elevato utilizzo di Internet per transazioni sempre più delicate: il 72% degli utenti compie acquisti online; il 69% svolge operazioni bancarie online; il 55% opera pagamenti online.

Svezia (con l’84 per cento) e Germania (con il 78 per cento) sono i Paesi  europei che detengono il primato del banking online.

 

Basso livello di protezione e scarsa consapevolezza da parte degli utenti casalinghi riguardo i metodi di prevenzione del cyber crime: il 18% degli utilizzatori intervistati non possiede una protezione anti-virus sul proprio computer; il 38% dichiara di non essere sufficientemente informato sul cyber crime e su come prevenirlo.

 

La scarsa disponibilità di informazioni sembra fornire una base per l’incremento del “fattore paura”. La maggior parte degli europei è infatti convinta di essere più esposta ad atti di cyber crime (34% piuttosto che a furti (22%), aggressioni (19%) o rapine (25%).

 

Quasi la metà dei cittadini tedeschi ritiene di sentirsi maggiormente esposta al cyber crime (47%); nessun altro genere di reato totalizza più del 20 per cento.

 

“È chiaro sia dai dati della ricerca ENISA, sia dal nostro studio, che abbiamo ancora un carico notevole di lavoro da compiere per proteggere gli utenti dal cyber crime”, afferma il CEO di AVG Technologies, JR Smith, sottolineando come “…nell’arco di pochi anni, la natura delle minacce si è trasformata da evento occasionale a vera e propria attività criminale. La nostra sfida ora è quella di garantire la sicurezza senza soffocare l’innovazione”.

 

“Con l’annullamento delle distanze ed i confini che scompaiono online – ha aggiunto Smith – diventa critico per gli utenti professionali condurre transazioni realmente sicure. Noi condividiamo il richiamo di ENISA ad intervenire rapidamente ed esortiamo il settore industriale a collaborare per rendere Internet un luogo sicuro in cui operare un business a livello globale”.

 

“Proprio come le politiche ambientali sono davvero efficaci quando popolazione e organizzazioni collaborano, così garantire sicurezza al web dovrebbe divenire un compito da svolgere insieme. Ecco perché la ricerca sulle minacce di AVG si serve degli input degli utilizzatori come componente centrale. L’obiettivo è quello di realizzare un ambiente in cui gli stessi consumatori potranno cooperare con i ricercatori per assicurare la protezione di tutti”, ha concluso Smith.

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