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Nuovi poteri per l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. La novità è inserita nel decreto legge sugli “Obblighi comunitari“, convertito il legge dal Parlamento definitivamente la settimana scorsa, lo stesso su cui si sono scatenate le discussioni per le norme “SalvaRete4“, poi riviste in parte dal governo.
Secondo le nuove disposizioni, l’Agcom ha nuovi poteri per sanzionare più velocemente e con più rigore le violazioni in materia di limiti di affollamento per pubblicità, sponsorizzazioni e televendite.
La nuova legge, che modifica il Testo Unico sulla televisione, accorcia notevolmente l’iter necessario all’Autorità per arrivare a fissare multe, e porta le sanzioni massime a 258.228 euro, contro il limite precedente di 51 mila euro.
Inoltre la nuova normativa “cancella” la possibilità per le parti sanzionate di “oblare“, cioè di pagare “in misura ridotta” (1/3 del massimo della multa o anche il doppio del minimo se più favorevole al “reo”) con “sconti” che riducevano a volte a un decimo l’ammontare delle multe realmente pagate, facendo perdere di efficacia gli interventi dell’Autorità.
L’aspetto più qualificante della nuova normativa è quello che rende più veloce l’intervento dell’Autorità guidata da Corrado Calabrò, cancellando una procedura che prevedeva ben 5 passaggi (avvertimento, diffida, richiesta giustificazioni, prosecuzione del comportamento illegittimo e solo alla fine sanzione) e facendo rientrare la materia pubblicitaria nel normale iter sanzionatorio amministrativo.
Due le modifiche che sono invece stare apportate al testo per la parte relativa all’emendamento SalvaRete4.
Quando si parla di trasformazione delle attuali licenze Tv in autorizzazioni il termine prima utilizzato “modifica” sarà tramutato in “conversione” in modo che “il contenuto non venga arbitrariamente modificato nel passaggio all’autorizzazione“.
Non è invece stata accolta la richiesta dell’opposizione di inserire nel testo un riferimento alla sentenza della Corte di Giustizia di Lussemburgo, del 31 gennaio scorso, su Europa 7.
Ma anche in questo caso ci sono delle novità, nei giorni scorsi il Consiglio di Stato si è espresso sull’annosa vicenda, stabilendo che toccherà al governo mettere ordine sul caso, nel rispetto della sentenza della Corte di Giustizia Ue.
Ritenuto “tardivo” e respinto invece il ricorso di Europa 7 che puntava ad annullarne l’autorizzazione a trasmettere di Rete 4.
I giudici reputano “inammissibile” la richiesta di Europa 7 di condannare direttamente il ministero dello Sviluppo economico – che ha assorbito anche le competenze del dicastero delle Comunicazioni – a un “facere” specifico, cioè all’assegnazione della rete o delle frequenze.
La “strada corretta” da seguire, spiegano, è la richiesta al ministero di “porre in essere ogni adempimento necessario all’attribuzione di frequenze e di reagire contro l’eventuale inerzia o diniego espresso”.
A questo punto il ministero, “unitamente all’Autorità“, dovrà “rideterminarsi sull’istanza di Europa 7″ , “con piena applicazione della sentenza della Corte di Giustizia”.
Il ministero dovrà chiarire, tra l’altro, come ha risposto all’attuale sentenza del Consiglio di Stato; quali frequenze si sono rese disponibili dal 2000 a oggi e quali modalità di assegnazione sono state adottate; qual è la situazione della concessione di Europa 7, che secondo l’amministrazione è scaduta nel 2005 (aspetto sul quale pende ancora un contenzioso di primo grado). Anche l’Autorità dovrà produrre una relazione su tali questioni, precisando i motivi per cui non ha adottato il piano frequenze, come prevedeva invece la concessione rilasciata a Europa 7. Infine, la stessa Europa 7 dovrà documentare l’attività svolta dal 1999 con i relativi bilanci, spiegando tra l’altro perchè non ha partecipato alla gara per l’assegnazione di frequenze bandita dall’ex ministro Paolo Gentiloni nel 2007.