Rai: Berlusconi auspica un ritorno al ruolo di servizio pubblico. Per Adrai e Usigrai la soluzione è nell’autonomia dal sistema dei partiti  

di Raffaella Natale |

Italia


Silvio Berlusconi

“C’è una carenza della nostra radio e della nostra televisione nazionale, che è pagata attraverso il canone e quindi con i soldi di tutti e che invece è diventata una televisione commerciale come le televisioni private, pur usufruendo del canone da parte dei cittadini, di una tassa che i cittadini sono costretti a pagare. Vede, le funzioni della televisione privata, commerciale e della televisione pubblica dovrebbero essere assolutamente diverse”.

Questo il parere del premier Silvio Berlusconi che in una recente intervista ha spiegato: “La televisione privata dovrebbe avere tra le sue funzioni quella di divertire, come seconda funzione quella di informare e soltanto successivamente, quella di formare. La televisione pubblica e la radio pubblica dovrebbero invece esattamente fare il contrario: dovrebbero avere come prima funzione quella di formare, poi quella di informare e infine, magari, anche quella di divertire”.

 

Per il presidente del Consiglio, la Tv pubblica oggi “è esattamente una televisione commerciale come tutte le altre televisioni commerciali”.

La proposta è quella di introdurre “un cambiamento se non globale, almeno limitato, destinando anche programmi di formazione, ma non nelle ore impossibili, oltre la mezzanotte, alla mattina prestissimo, eccetera: anche in ore centrali della giornata”.

 

Dello stretto legame tra politica e Rai, tornano invece a parlare i direttivi Adrai e Usigrai, che si impegnano a promuovere “un confronto congiunto con l’azienda” su “alcune tematiche comuni”.

Le richieste: assicurare alla Rai una governance in grado di liberare l’azienda dai partiti e risorse “certe ed adeguate“, evitandone la “progressiva equiparazione a un soggetto di diritto pubblico” con il rischio che venga estromessa di fatto dal mercato.

 

I direttivi dell’associazione dei dirigenti Rai e del sindacato dei giornalisti radiotelevisivi della Rai “…si sono incontrati nei giorni scorsi – spiegano in una nota congiunta – e hanno condiviso l’esigenza di manifestare pubblicamente la loro posizione comune in merito ad alcune priorità essenziali e determinanti per il futuro del servizio pubblico e dell’azienda Rai”.

In primo luogo l’Adrai e l’Usigrai “…ribadiscono ancora una volta la richiesta di assicurare alla Rai autonomia e indipendenza dal sistema dei partiti, chiedendo che la politica faccia un passo indietro e restituisca all’azienda la sua responsabilità di servizio pubblico e di grande struttura industriale da gestire secondo questo tipo di logiche e con criteri esclusivamente economici ed editoriali. Le forze politiche raggiungano un accordo per ottenere questo obiettivo prioritario prevedendo una governance finalmente in grado di liberare la Rai dalle convenienze e dalle ipoteche partitiche di occupazione e condizionamento”.

L’Adrai e l’Usigrai manifestano inoltre “la loro più viva preoccupazione per la progressiva equiparazione della Rai ad un soggetto di diritto pubblico con la conseguenza, a causa dei vincoli operativi e della diversa natura societaria, di una estromissione di fatto dal mercato e dell’alterazione inevitabile del rapporto con la concorrenza. Allo scopo di assicurare l’esatto adempimento degli obblighi di servizio pubblico come previsti dalla legge e dal contratto di servizio, nonché il raggiungimento degli obiettivi assegnati (basti pensare all’introduzione del digitale) la Rai ha bisogno di risorse certe e adeguate – si legge ancora nella nota – che dovranno essere reperite per quanto possibile sul mercato e soprattutto attraverso una lotta strutturata e convinta all’evasione dal pagamento del canone”.

 

Non ultimo, i direttivi Adrai e Usigrai “si impegnano a promuovere un confronto congiunto con l’azienda per affrontare alcune tematiche comuni come ad esempio la politica dei palinsesti e degli investimenti e il posizionamento della Rai sulla multipiattaforma satellitare, digitale e web”.

 

Intanto la Rai mette mano ai palinsesti: tornerà fin dalla prossima estate il cinema e soprattutto il cinema italiano. A riferirlo è il direttore generale Claudio Cappon.

“…Fin dall’estate – ha fatto sapere – il cinema italiano tornerà in prima serata su Raitre e anche sui canali digitali tra le nuove proposte dell’audiovisivo il cinema è ancora una volta al primo posto”.

Il direttore della Rai ha così risposto all’appello raccolto di Articolo 21 e del suo portavoce Giuseppe Giulietti che proprio ieri hanno consegnato 20.000 firme di addetti ai lavori a sostegno appunto di una maggiore attenzione dei palinsesti del servizio pubblico verso il cinema.

 

Oggi invece inaugurazione di una nuova sede di corrispondenza in Turchia, ad Istanbul, metropoli musulmana sul Bosforo che è snodo di culture e religioni tra Occidente ed Oriente. All’apertura saranno presenti il presidente della Rai, Claudio Petruccioli e l’ambasciatore d’Italia ad Ankara Carlo Marsili.

Istanbul – spiega una nota di Viale Mazzini – sarà anche base per la copertura giornalistica dei Balcani, l’altro mosaico di paesi strategico per l’Europa e l’Italia. La sede è dedicata a Marco Luchetta, Alessandro Ota e Dario D’angelo, tre operatori dell’informazione Rai uccisi da una bomba a Mostar, durante la guerra in Bosnia nel ’94. Corrispondente è Ennio Remondino, giornalista noto al grande pubblico anche per le sue cronache durante le guerre dei Balcani.

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