Unione Europea
Gli europei sono preoccupati per la protezione dei dati personali online. Lo rivela uno studio di Eurobarometro condotto intervistando 27.000 cittadini nei 27 Paesi Ue e 4.835 imprese.
L’indagine ha voluto prendere in esame il livello di conoscenza della normativa nazionale e dei diritti/doveri dei cittadini, la percezione del livello di pericolo per i propri dati personali, anche rispetto all’uso di Internet, la conoscenza delle autorità nazionali e del loro lavoro, il rapporto fra protezione dati e sorveglianza per finalità connesse alla lotta contro il terrorismo.
Ne emerge un quadro molto variegato, ma con più ombre che luci: sono i cittadini ad essere maggiormente preoccupati per il trattamento dei dati personali su internet. Per la precisione, il 64% degli intervistati rivela “scarsissima fiducia” nelle società deputate al trattamento dei dati per fini commerciali, nelle centrali rischi e nelle agenzie di viaggio.
In Italia la percentuale di sfiducia è più bassa: solo 12 persone su 100, infatti, si dicono “molto preoccupate” riguardo al trattamento dei dati personali.
Migliore il livello di fiducia dei cittadini riguardo altri soggetti quali i medici, le forze dell’ordine e gli organismi di previdenza sociale.
Per alcuni versi, sottolinea il rapporto Eurobarometro, è cresciuta in questi anni la consapevolezza dei cittadini sui diritti relativi ai propri dati personali: è aumentato il numero di persone che sa di poter opporsi all’uso per scopi di marketing diretto o di poter chiedere la cancellazione o rettifica, compreso il diritto ad un’informativa adeguata e solo il 20% degli utenti ignora che navigando si internet so corrono rischi e che sono necessarie cautele adeguate a protezione dei dati.
L’Italia – secondo quanto confermato dal Garante Privacy – si allinea sulla media europea in questi ambiti.
Ci sono però anche molte lacune da parte degli utenti, che spesso ignorano molti diritti fondamentali quali quello al risarcimento in caso di danni derivanti da abusi dei suoi dati personali (“in alcuni Paesi – spiega Eurobarometro – questa percentuale supera la metà degli intervistati”); la metà non sa che ha il diritto di accedere ai propri dati personali detenuti da terzi.
Nonostante le molte campagne di sensibilizzazione, molti non sanno che non si possono trasferire dati sensibili verso Paesi che non garantiscono un adeguato livello di protezione (in Italia lo sa soltanto il 13% degli intervistati), né che esistono a livello nazionale Autorità il cui compito è quello di garantire la tutela dei dati (nel nostro Paese ne è consapevole solo 1 su 3).
Bisogna dunque, a giudizio del Garante Privacy, fare di più sul versante dell’educazione, soprattutto a livello consumer.
Le imprese, infatti, sembrano essere più consapevoli dei rischi legati a un uso poco accorto del web, ma circa la metà non ritiene adeguate le policy nazionali e il livello di armonizzazione delle norme a livello europeo.
Cresce, a livello business, la consapevolezza riguardo gli strumenti a tutela dei dati sensibili online (in Italia la percentuale è superiore al 65%) e i doveri legati alla normativa in materia.
In questo ambito, il nostro paese è in cima alla classifica: soltanto il 4% delle imprese italiane ignora di dover fornire un’informativa sulla privacy (o una privacy policy) e la aggiorna regolarmente, e più di due terzi verifica quante volte la policy sia visitata dagli utenti.
Cittadini e imprese, infine, hanno mostrato lo stesso atteggiamento per quanto concerne il rapporto fra protezione dati e lotta al terrorismo: la quasi totalità degli intervistati ritiene giusta una sorveglianza potenziata sui principali mezzi di comunicazione, purché si tratti di misure eccezionali, limitate nel tempo e focalizzate su alcune categorie di soggetti.