Italia
Una azienda australiana ha costruito il primo stabilimento che dimostra che il recupero dei rifiuti urbani è possibile – utilizzando una tecnologia tutta italiana.
La rivista Wired, bibbia di internet, ci crede. Che la tecnologia possa salvarci anche dai rifiuti?
Global Renewables, una azienda australiana, ha già costruito uno stabilimento vicino a Sydney che utilizza ogni immaginabile tecnologia per separare l’immondizia – scanner ottici, magneti, correnti elettriche, getti di aria compressa. Lavora circa 200.000 tonnellate di rifiuti l’anno e riesce a recuperarne il 75%, limitando lo spazio necessario per le discariche e riducendo l’emissione di gas serra. Una discarica produce metano, quindi meno discariche uguale meno global warming.
Con un approccio pragmatico tipicamente anglosassone Global Renewables ha “messo assieme” le migliori tecnologie già sperimentate per il recupero dei rifiuti. “Già sperimentate” è la parola chiave. Quando si tratta di gestire ogni giorno migliaia di tonnellate di immondizia nessuno ha voglia fare prove. Un impianto che si rompe spesso non è divertente…
Per trattare la parte organica dei rifiuti, l’impianto australiano utilizza una tecnologia tedesca di “percolazione” – una specie di enorme lavatrice che dissolve parte del carbonio, riduce la massa dei rifiuti, e permette di produrre metano.
La trasformazione del residuo in compost viene effettuata utilizzando una tecnologia completamente automatizzata e tutta italiana sviluppata della Sorain Cecchini Tecno di Roma. Il materiale viene stoccato in una grande sala chiusa dove viene continuamente rivoltato. Il processo permette di separare automaticamente i componenti inorganici (vetro, plastica,…) e ricavare terriccio di alta qualità.
Global Renewables sta costruendo due simili impianti in Inghilterra. Non diventeranno operativi prima del 2010, e costeranno 200 milioni di euro l’uno. Ma almeno la tecnologia è finalmente uscita dal laboratorio.
Ecco come funziona. (Guarda l’immagine)
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