Prodotti hi-tech: Usa e Giappone ricorrono alla Wto contro i dazi doganali imposti dalla Ue  

di Raffaella Natale |

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Information Technology

Stati Uniti e Giappone hanno depositato presso la Wto (World Trade Organization) un reclamo formale contro la Ue. La motivazione riguarda i dazi applicati da Bruxelles per alcuni prodotti high-tech. 

Dalla Commissione Ue, immediata la replica: “Nessuna violazione delle norme internazionali – si legge in un comunicato – La Commissione europea respinge con forza il reclamo statunitense presentato secondo cui la Ue non rispetta i propri obblighi previsti dall’Accordo sull’Information Technology del 1996″ .

Secondo l’Accordo questi prodotti dovrebbero essere esenti da imposte, per detta ragione, Washington si confronta ancora una volta con l’Europa chiedendo l’arbitrato della Wto.

 

I 70 Stati firmatari si sono infatti impegnati a eliminare i diritti di dogana su alcuni prodotti specifici. Tre sono quelli indicati da Usa e Giappone: gli schermi piatti dei computer, i decoder con accesso a internet e le stampanti digitali multifunzioni.

Gli Stati Uniti stimano in 70 miliardi di dollari le esportazioni mondiali di questi tre prodotti high-tech nel 2007.

Visto che prodotti come decoder, televisori, grandi schermi Lcd e stampanti sono cambiati nel tempo i funzionari doganali europei hanno stabilito che non sono coperti dall’Accordo e hanno imposto tariffe che arrivano fino al 14%.

La maggior parte dei prodotti coinvolti nella contesa sono fabbricati in altri paesi come Cina e Malesia sebbene basati su progettazione Usa e venduti sotto marchi statunitensi.

 

La Ue ha spiegato che l’Accordo in questione prevede la rimozione dei dazi sugli schermi dei pc, ma non è ugualmente previsto un simile provvedimento per quelli dei televisori. La Ue fa rientrare i display dei computer nella categoria degli schermi video, che non è menzionata nell’Accordo del 1996.

Alla stessa stregua, sempre secondo Bruxelles, i decoder per la Tv che sono dotati di hardware, ma non d’accesso a internet, devono essere classificati tra i registratori e non rientrano quindi tra quelli regolamentati dall’intesa.

A parere della Ue l’innovazione tecnologica ha modificato le funzioni di diversi dispositivi che adesso difficilmente possono rientrare nelle vecchie categorie definite dall’Accordo.

 

Ma per gli Usa, l’atteggiamento della Ue prevede “tasse sull’innovazione” e altera lo sviluppo del mercato dell’ICT.

“Critichiamo – ha sottolineato Susan Schwab, rappresentante americana al commercio – questo comportamento della Ue che così facendo si sottrae agli obblighi che la legano a questo Accordo e impone nuovi dazi e tasse sulle nuove tecnologie”.

Aggiungendo, “La Ue dovrebbe lavorare con gli Stati Uniti e promuovere l’innovazione e non cercare espedienti protezionistici per applicare nuove tasse a questi prodotti”.

E ha definito “senza via d’uscita” la strada nella quale si è infilata la Ue, annunciando che gli Usa non escludono che il ricorso si estenda ad altri prodotti tecnologici.

 

La Commissione Ue ha intanto chiesto una rinegoziazione dell’accordo in modo che si possa estendere ai nuovi prodotti.

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