Tlc mobili: l’Africa al centro dell’interesse degli operatori. Ma ancora lunga la strada per una copertura totale

di Alessandra Talarico |

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Accelerano gli investimenti degli operatori per estendere la copertura delle reti mobili in Africa, dove spesso queste infrastrutture rappresentano il primo e unico modo per accedere alle comunicazioni e a internet, vista la cronica carenza di impianti di rete fissa.

 

Lo scorso anno, oltre 70 milioni di persone si sono aggiunte a una base utenti che ha superato quota 280 milioni, grazie a investimenti che hanno consentito la copertura di un’area pari a 550 chilometri quadrati, abitata da circa 46 milioni di persone.

 

L’ampliamento della copertura e l’abbassamento dei costi delle comunicazioni mobili sta facendo sì che decine di milioni di africani possano connettersi per la prima volta nella loro vita.

L’Africa conta infatti soltanto 35 milioni di linee fisse.

 

Tra gli investimenti maggiori, MTN ha speso nel 2007 circa 2 miliardi di dollari, che dovrebbero essere raddoppiati quest’anno.

MTN conta circa 68 milioni di clienti in 21 Paesi tra l’Africa e il Medio Oriente, con una capitalizzazione di Borsa pari a 40 milioni di dollari.

La società è al centro di forti interessi e avrebbe intavolato trattative esclusive con l’operatore indiano Reliance Communications dopo il fallimento dei negoziati con il numero uno della telefonia mobile indiana Bharti Airtel.

 

Anche Orascom Telecom è impegnata sui mercati africani dove, attraverso la sussidiaria Telecel Globe, sta attuando un forte pressing sulle istituzioni per ottenere una riduzione della tassazione sulla telefonia mobile e un alleggerimento del fardello regolatorio.

 

Molti governi africani infatti tassano i servizi mobili e i telefonini come se fossero beni di lusso non mezzi di comunicazione essenziali, imponendo sulla telefonia mobile tasse più alte che per quella fissa, nonostante le Nazioni Unite, la Banca Mondiale e altre organizzazioni internazionali considerino la telefonia mobile – e non la fissa – come il modo più economico per far comunicare le persone nei Paesi in via di sviluppo.

 

Nei Paesi dell’Africa orientale, ad esempio, le tasse rappresentano circa il 25-30% del costo totale relativo al possesso e all’uso del telefonino.

Tutte queste imposte, rallentano il rollout e impediscono l’accesso a strumenti potenti nella lotta contro la povertà, proprio in quei Paesi che invece dovrebbero trarre maggior guadagno dalle nuove tecnologie di comunicazione.

 

L’uso delle comunicazioni mobili è infatti un potente traino per la crescita economica: è ormai appurato che una penetrazione mobile del 10% è in grado di spingere la crescita annuale di un Paese dello 0,6%, dal momento che in molti Paesi in via di sviluppo i cellulari rappresentano l’unica infrastruttura disponibile in grado di migliorare la produttività.

 

Tra gli altri gruppi impegnati nel roll out di infrastrutture mobili in Africa ci sono Orange – che vanta una copertura del 75% in tutti i Paesi in cui opera e ambisce di giungere al 90% entro il 2010 – e Vodacom Group, attivo in Tanzania, Repubblica democratica del Congo, Mozambico e Lesotho.

 

“L’industria mobile africana sta mantenendo la promessa di garantire alle comunità rurali l’opportunità di avvantaggiarsi dei benefici economici e sociali delle comunicazioni mobili”, ha dichiarato Tom Phillips, Chief Government & Regulatory Affairs Officer di GSMA.

 

Sono però ancora oltre 300 milioni gli africani che non possono accedere alle comunicazioni mobili per mancanza di copertura, sparsi in un territorio vasto quanto Cina, India e Usa messe insieme.

“Sviluppare modelli di business sostenibili per servire queste comunità è una grande sfida, che richiede la collaborazione tra l’industria e le istituzioni africane”, ha aggiunto Phillips.

 

Lo scorso ottobre, nell’ambito del summit Connect Africa dell’ITU – l’agenzia ONU per le tlc – la GSMA ha annunciato investimenti per oltre 50 miliardi di dollari per fornire l’Africa sub-sahariana di infrastrutture di telefonia mobile.

 

Nei prossimi 5 anni, questo impegno dovrebbe estendere la portata delle reti Gsm al 90% degli abitanti e offrire a queste popolazioni – grazie a tecnologie come GPRS, EDGE e HSPA – una serie di servizi mobili multimediali, incluso l’accesso a internet.

 

Abbattere il digital divide nei paesi economicamente svantaggiati è una priorità che riguarda tutto il mondo industrializzato. Le iniziative sono molteplici e tra queste si inserisce anche il programma Millennium Villages dell’ONU, che si pone come obbiettivo quello di estendere le reti della telefonia mobile in quelle zone che non vengono considerate importanti dalle società telefoniche perché non garantiscono un adeguato ritorno degli investimenti.

 

L’iniziativa, che vede la collaborazione dell’Earth Institute della Columbia University, è partita nel 2004 e prevede la copertura di 79 villaggi africani con reti mobili che potrebbero notevolmente migliorare la qualità della vita degli abitanti di queste aree, i quali molto spesso non hanno accesso a servizi basilari come l’acqua corrente o l’energia elettrica.

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