3G: la Cina avvia l’attesa riforma del settore tlc, in vista dell’assegnazione delle licenze

di Alessandra Talarico |

Cina


TD-SCDMA

La Cina si appresta ad attribuire le licenze 3G e ha avviato al contempo l’attesa riorganizzazione del settore tlc, incoraggiando una serie di fusioni tra i maggiori operatori del Paese per dare vita a tre gruppi nazionali dagli attuali sei e aumentare la competitività dell’industria evitando nuovi monopoli.

 

In base ai piani del governo, China Telecom – primo operatore di rete fissa – acquisterà gli asset CDMA da China Unicom, il cui valore è stato stimato in circa 5,1 miliardi di dollari.

La casa madre di China Unicom, China United Telecommunications, si fonderà a sua volta con China Netcom, secondo operatore nazionale di rete fissa, mentre China Mobile sarà integrata con China Tietong Telecommunications, e China Satellite Communications dovrà far confluire le sue attività tlc in quelle di China Telecom.

 

Il piano, messo a punto dal ministero delle Finanze, dal ministero dell’Industria e dalla Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme, dovrebbe aiutare i due maggiori operatori di rete fissa a competere con China Mobile, che con 369 milioni di clienti, controlla il 70% del mercato domestico, il maggiore mercato wireless e internet del mondo per numero di utenti.

 

La Cina contava infatti 583,5 milioni di utenti mobili alla fine di aprile -più di Stati Uniti e Giappone messi insieme – ma le prospettive di crescita sono enormi, se si pensa che 6 cinesi su 10 ancora non possideono un cellulare e l’84% della popolazione – composta da circa 1,3 miliardi di persone – non può accedere al web.

 

Riguardo al 3G, la Cina ha sviluppato un proprio standard – il TD-SCDMA – che dovrebbe competere con gli standard globali W-CDMA (wideband CDMA) e CDMA2000 EV-DO (evolution data optimized), utilizzati nel resto del mondo.

 

Il TD-SCDMA è stato sviluppato per dare impulso all’industria tlc cinese e ridurre la dipendenza dai vendor stranieri: la maggior parte dei diritti della tecnologia sono detenuti da aziende locali e le origini dello standard fanno sì che molti dei maggiori player nella catena di valore del TD-SCDMA siano cinesi.

 

In ogni caso, lo standard locale potrebbe rendere la vita molto complicata agli operatori mobili del Paese che, per servire i loro milioni di utenti, utilizzano il GSM o il CDMA, o entrambi.

Per poter offrire servizi 3G, dunque, gli operatori dovranno sviluppare reti ibride e telefonini che utilizzino sia lo standard locale che uno dei rivali. Unire le diverse tecnologie sarà un vero grattacapo per i carrier che rischiano di vedere lievitare i costi e la complessità della costruzione dei network andando al contempo a offrire un servizio di scarsa qualità.

 

Nessuno, tuttavia, vorrà farsi sfuggire la colossale opportunità: i costruttori coreani Samsung e LG per esempio, hanno già sviluppato e testato dei cellulari TD-SCDMA per conquistarsi le simpatie del governo di Pechino che sicuramente terrà i forte considerazione il loro impegno; gli spagnoli di Telefonica hanno raggiunto un accordo per l’acquisizione di un’ulteriore 2,2% del capitale di China Netcom, portando così la propria quota al 7,2% con l’obiettivo di salire in futuro ad almeno il 10% e l’investimento globale nella società a circa 735 milioni di euro.

 

Anche Vodafone ha quindi reso noto di voler rafforzare la propria posizione nel paese, in cui è presente grazie a una quota del 3,3% in China Mobile.

 

Il governo non ha ancora comunicato in che tempi la riforma sarà messa in atto, né si sa, a questo punto, se lo standard 3G nazionale sarà attivo per l’inizio dei Giochi Olimpici 2008.

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