Italia
Non è soddisfatta 3 Italia dei provvedimenti appena varato dall’Agcom in materia di terminazione mobile e riassetto delle frequenze mobili.
Le decisioni dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni prevedono che dal prossimo 1° settembre – un mese più tardi rispetto a Telecom Italia, Vodafone e Wind, scatti per H3G una nuova tariffa di terminazione, pari a 13 centesimi di euro, con una riduzione del 20%, “sulla base – spiega l’Agcom – di un apposito provvedimento che sarà sottoposto a consultazione pubblica ed al parere della Commissione europea”.
Il provvedimento, secondo la società, non considera “…i maggiori investimenti sostenuti da un’azienda nuova entrante e che non dispone di frequenze GSM” ed è contrario a quanto stabilito dalla delibera 628/07/CONS secondo la quale l’ulteriore tagli alle tariffe di terminazione di 3 Italia avrebbero dovuto scattare “nell’ambito della nuova analisi di mercato, quindi contestualmente a quella degli altri operatori, attualmente prevista per luglio 2009″ .
La modifica dei parametri quantitativi entrati in vigore tre mesi fa è stata altresì criticata dal gruppo guidato da Vincenzo Novari, secondo cui non si sarebbe verificato alcun nuovo elemento tale da giustificare la variazione.
L’Agcom, sottolinea quindi 3 Italia, non ha neanche avuto accesso “alle risultanze della contabilità regolatoria relativa ai dati del bilancio di 3 Italia del 2007, anno in cui l’azienda si è trovata ad affrontare una congiuntura ancora più critica dell’anno precedente, per ragioni del tutto esogene e legate all’inasprimento del quadro competitivo”.
Decisioni, dunque, che secondo 3 Italia sono “inique” e discriminatorie” rispetto a quanto stabilito per gli altri operatori mobili e che comporteranno “la sospensione immediata dei piani di investimento per la riduzione del Digital Divide nel Mezzogiorno e nelle zone non raggiunte dalla banda larga e pongono seriamente a rischio il mantenimento dei livelli occupazionali dell’azienda”
Riguardo invece la delibera in materia di frequenze, secondo 3 Italia, le frequenze Umts lasciate libere da Ipse non possono essere assegnate a condizioni diverse rispetto alla gara del 2000, “incluso evidentemente il pagamento di 826 milioni di euro per 5 MHz all’interno del periodo di godimento delle frequenze (20 anni) che quel pagamento garantiva a 3 Italia”.
In base al codice delle comunicazioni elettroniche, inoltre, le frequenze possono essere attribuite solo attraverso aste o beauty contest.
Assegnare le frequenze agli operatori attraverso altri sistemi, per la società “viola palesemente il principio di parità di trattamento, discriminando 3 Italia”.
“Va infine sottolineata – continua la nota del gruppo – la contraddittorietà di un provvedimento che sotto la vigenza del Codice delle Comunicazioni Elettroniche prevede per alcune frequenze l’attribuzione a seguito di gara (2100 MHz) e per altre una sorta di “eredità” per i precedenti assegnatari (900 MHz), senza massimizzare l’introito per lo Stato con le procedure espressamente previste dal Codice”.
Vincenzo Novari si è infine rivolto Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e al Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, affinché intervengano per scongiurare gli effetti “devastanti” di questi provvedimenti, che favorirebbero gli operatori dominanti e mortificherebbero la concorrenza, “vanificando uno dei più importanti investimenti diretti esteri mai realizzati in Italia e i benefici che ne sono scaturiti in termini di occupazione, innovazione e convenienza per i consumatori, oltre a creare un deterrente agli investimenti esteri futuri”. (a.t.)