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Microsoft non sta preparando un’offerta per Yahoo!, ma ha avviato colloqui per tentare di portare a termine altri tipi di accordi con la società.
A dichiararlo è l’amministratore delegato Steve Ballmer a margine del lancio del nuovo centro di ricerca e sviluppo in Israele.
“…Non stiamo facendo un’offerta per Yahoo!”, ha detto Ballmer. “…Ancora stiamo provando ad avviare colloqui su accordi con Yahoo! che possano creare valore ma non l’acquisizione totale della società“, ha aggiunto senza dare altri dettagli.
Intanto in casa Yahoo!, il noto petroliere texano T. Boone Pickens ha annunciato di aver comprato 10 milioni di azioni, confidando nel successo di Carl Icahn, l’investitore che ha iniziato una battaglia per la sostituzione del Cda nel tentativo di spingere per una fusione con Microsoft.
“…Carl Ichan è intelligente – ha detto Pickens – Fa grandi cose per gli azionisti e adesso anche io sono un’azionista. Quando ho visto ciò che ha fatto mi sono accodato subito”.
La decisione di Pickens, arriva dopo quella del gestore di fondi John Paulson, cha nel primo trimestre ha comprato 50 milioni di azioni Yahoo! e la settimana scorsa si è detto deluso dell’andamento delle trattative.
Immediata la reazione di Google che ha organizzato una riunione di emergenza ieri notte per discutere della strategia e delle implicazioni derivanti da una possibile alleanza tra Yahoo! e Microsoft sulla pubblicità online. La reazione del colosso di Mountainview, scrive Times online, è arrivata in seguito alle voci circolate su un accordo tra le due società.
Da Londra, al Google Zeitgeist, l’Ad Eric Schmidt ha detto che si incontrerà con i due fondatori del motore di ricerca, Larry Page e Sergey Brin, per decidere “come rispondere“.
Del resto parliamo di un business fiorente e in forte ascesa: il mercato della pubblicità online è stimato nell’ordine dei 40 miliardi di dollari all’anno e il suo valore è previsto in raddoppio nel 2010.
Uno smembramento per Yahoo! E’ quello che vorrebbe fare Microsoft, secondo le indiscrezioni pubblicate dal Wall Street Journal che parlano delle riaperte trattative tra le due società.
In questi ultimi giorni, pare che il gruppo dei Redmond abbia lanciato la proposta di acquistare la divisione pubblicitaria di Yahoo!
La notizia al quotidiano economico sarebbe stata passata da alcune fonti vicine al dossier.
L’operazione prevedrebbe la cessione degli asset asiatici della web company mentre Microsoft, sempre secondo il WSJ, comprerebbe una quota di minoranza di ciò che resterebbe di Yahoo!.
La società di Bill Gates non ha però voluto rivelare quanto sarebbe disposta a pagare per questa transazione, sulla quale i vertici di Sunnyvale stanno ancora discutendo.
Due settimane dopo aver dichiarato ufficialmente che rinunciava a comprare Yahoo! per concentrarsi su una nuova strategia volta a rafforzare il potenziale interno del gruppo con l’unico obiettivo di contrastare la leadership di Google su internet – ma il vero obiettivo è il mercato pubblicitario – Microsoft ha riaperto domenica i rapporti con l’azienda di Jerry Yang.
In riferimento agli ultimi sviluppi, ha dichiarato d’aver presentato un’alternativa che non prevedrebbe una rilevazione totale di Yahoo!, che ha risposto sostenendo che “Il Cda continuerà a esaminare le diverse alternative strategiche destinate a massimizzare il valore e resteremo aperti a tutte le transazioni in grado di soddisfare al meglio gli interessi dei nostri azionisti”. Precisando che “valuterà le diverse opzioni, comprese quelle provenienti da Microsoft”.
Non sono stati forniti i dettagli sull’accordo, anche se il piano probabilmente prevede che il gigante informatico venderebbe gli annunci pubblicitari che appaiono agli utenti del motore di ricerca di Yahoo, aiutandola così a recuperare quote di mercato nei confronti di Google.
Secondo gli analisti di Collins Stewart, le attività di ricerca pubblicitaria di Yahoo! sarebbero valutate 21 miliardi di dollari. La cessione degli asset asiatici stimati in circa 10 miliardi di dollari genererebbe liquidità che Yahoo! potrebbe utilizzare per buyback o dividendi, ha concluso il WSJ.