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Crisi della stampa. La Fieg propone 7 misure e denuncia un’asimmetria: in pubblicità, troppi vantaggi per la Tv  

Italia


Boris Biancheri

E’ stato presentato lo studio su La Stampa in Italia nel periodo 2005-2007 elaborato dall’Ufficio studi della Federazione Italiana degli Editori di Giornali.

Come informa una nota della Fieg, il presidente Boris Biancheri ha introdotto l’analisi dei dati, soffermandosi sulla situazione e sulle prospettive dell’editoria giornalistica italiana, in un momento di crisi che non è soltanto del settore ma di tutta l’economia italiana.

Nessun dubbio, ha detto Biancheri, che l’attuale momento del settore è tra i più delicati, attraversato come è da difficoltà non solo di carattere congiunturale ma anche strutturale che si sono imposte sempre più accentuatamente e che in questo primo scorcio di anno inducono a delineare visioni non positive.

 

I problemi dell’editoria giornalistica appaiono comuni a quelli che deve affrontare l’imprenditoria italiana e che sono individuabili nella prevalenza di incertezze che dominano l’intera area dei costi e della redditività degli investimenti e nella mancanza di spunti significativi di rilancio produttivo che possono indicare un cambiamento di tendenza.

 

“…Siamo in presenza di costi di produzione in costante aumento e di ricavi editoriali che stentano a crescere in misura adeguata e, quindi, di margini industriali che si contraggono da un triennio in misura preoccupante. Ai nodi di carattere congiunturale – ha sottolineato – si aggiungono poi quelli di natura strutturale da ricollegare ad una molteplicità di fattori la cui incidenza ostativa non si è attenuata nel corso degli ultimi anni, anzi è stata aggravata dall’ultima legge finanziaria che, lungi dal produrre l’attesa razionalizzazione degli interventi pubblici nel settore, si è risolta in una drastica sforbiciata degli stanziamenti sulle tariffe postali agevolate”.

 

In altre parole, ha commentato il presidente della Fieg, sono stati tagliati gli unici contributi indiretti essenziali per lo sviluppo degli abbonamenti, un canale distributivo che soltanto in Italia langue da anni, sia per i quotidiani che per i periodici, su livelli di deprimente contenimento e non per colpa degli editori.

Nonostante alcuni aspetti positivi come la costante espansione degli indici di lettura dei quotidiani, trainati anche dalla forte crescita della free press, la situazione appare critica e Biancheri ha auspicato che il nuovo governo sia in grado di realizzare quella riforma dell’editoria attesa da tempo e che nell’arco di due legislature non si è riusciti a mandare in porto.

 

“Non chiediamo contributi a pioggia – ha concluso – ma sostegni mirati per dare al nostro settore lo stesso tipo di supporto che hanno altri settori. Supporto ancor più dovuto se si considera che l’editoria è fondamentale per la cultura di un paese civile e per concorrere alla salvaguardia di diritti costituzionalmente garantiti quali sono quello di informare e di essere informati”.

Tra gli interventi che la Fieg ritiene necessari, Biancheri ha menzionato l’istituzione del credito d’imposta per gli investimenti in innovazioni tecnologiche e il rifinanziamento del credito agevolato per il settore, fermo dal giugno 2003; un fondo per la nuova occupazione e la multimedialità; la reintroduzione del credito d’imposta per l’acquisto della carta in favore delle imprese editrici di quotidiani e periodici; l’esenzione totale dall’Iva per il comparto dell’editoria; il potenziamento della pubblicità dello Stato e degli enti pubblici sulla carta stampata a garanzia di una maggiore trasparenza dell’attività amministrativa. E ancora: l’introduzione di agevolazioni fiscali per la sottoscrizione di abbonamenti a quotidiani, periodici e agenzie di stampa (con il costo dell’abbonamento onere deducibile fino a 350 euro); misure di incentivazione della lettura dei giornali tra i giovani, le donne e i pensionati e nelle aree dell’Italia con bassi indici di diffusione della stampa. Sono le sette proposte che la Fieg avanza al nuovo Parlamento e al nuovo esecutivo, rivendicando una riforma dell’editoria fatta di misure che “non possono essere rimandate” ancora nel tempo se si vuole ridare “slancio ed ossigeno” al settore.

 

La Fieg ricorda che nelle due passate legislature i tentativi di riforma dei sottosegretari alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria (rispettivamente Paolo Bonaiuti e Ricardo Franco Levi) “…non sono riusciti a superare l’esame del Parlamento, anche se sulle rispettive proposte si raggiunse una sufficiente condivisione tra tutte le forze politiche, al di là dei confini tra maggioranza ed opposizione”. E ora, partendo da quei provvedimenti e integrandoli dove necessario, “occorre mettere a punto un nuovo disegno di legge che incontri un consenso generale”, considerando che l’editoria giornalistica, “e in particolare la carta stampata”, va sostenuta non soltanto perché “…elemento fondamentale della cultura civile di un Paese“, ma anche perché “adempie ad una funzione di chiarezza e di trasparenza indispensabile nella vita di una comunità”.

 

Biancheri, proprio riferendosi al cammino finora fatto dai tentativi di riforma del settore, ha avuto parole di ringraziamento per il sottosegretario con delega all’editoria uscente, Levi, e per quello entrante, Bonaiuti. E dallo stesso Levi è venuta l’assicurazione che dal suo posto in parlamento si farà nuovamente portatore del disegno di legge di riforma.

 

Nel Rapporto Fieg emerge che cresce la pubblicità sulla carta stampata e in questo primo scorcio dell’anno sono i periodici a tirare di più (+14% nel primo bimestre). Gli stessi periodici che dopo la buona performance del 2006, con un fatturato cresciuto del 5,5%, lo scorso anno avevano registrato un indebolimento dimezzando quindi il tasso di espansione (+2,5%).

Quanto ai quotidiani, proprio questi nel 2007 con il loro incremento del 4,5% hanno fatto da traino alla crescita complessiva degli investimenti pubblicitari sui mezzi stampati (pari a +3,7% sul 2006). Anche se in avvio di 2008 i quotidiani registrano una leggera contrazione (+3,1%) nella raccolta pubblicitaria.

 

Però, dice la Fieg, nonostante la positiva evoluzione del biennio 2006-2007 e di questa prima parte del 2008, uno dei problemi centrali per la stampa resta quello di un flusso di ricavi che appare strutturalmente inadeguato in rapporto ai ricavi editoriali complessivi.

Infatti nel 2000 i ricavi pubblicitari rappresentavano il 58% del fatturato editoriale, mentre ora “rappresentano a mala pena il 45% del fatturato“. E anche il confronto a livello internazionale “conferma tale inadeguatezza: nella generalità dei Paesi i ricavi pubblicitari hanno percentuali di incidenza sul fatturato superiori al 50%”.

 

Per di più “la situazione italiana ha un’ulteriore caratteristica non positiva per la stampa: quella dell’asimmetrica ripartizione degli investimenti pubblicitari tra i mezzi di comunicazione”. In sostanza la Fieg parla di “posizione di strutturale vantaggio acquisita dalla televisione rispetto agli altri mezzi”.

E le previsioni di un rallentamento strutturale della crescita della pubblicità televisiva “non sembrano fondate – aggiunge la Fieg – sia per la forte espansione delle emittenti satellitari, sia per l’avvento del digitale terrestre che moltiplicherà canali ed emittenti”, ed anche per l’entrata in vigore delle nuove norme europee che hanno ampliato le potenzialità delle emittenti di contenere pubblicità grazie a pratiche come il product placement.

Tanto è vero – sottolineano gli editori della carta stampata italiana – che non è affatto casuale che nel primo bimestre 2008 il fatturato pubblicitario delle televisioni generaliste sia aumentato del 4,8%.

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