Italia
In attesa che il Consiglio di Stato si pronunci, forse oggi, sul caso Europa 7, montano le polemiche su alcune indiscrezioni trapelate alla stampa secondo le quali l’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza del governo, avrebbe presentato una memoria contenente pagine e pagine letteralmente uguali a quella presentata da Mediaset.
Stamani in una nota il ministero delle Comunicazioni ha smentito, sostenendo che, diversamente a quanto sostenuto oggi su alcuni organi di stampa, non ha dato incarico all’Avvocatura generale dello Stato di “negare i diritti di Europa 7 e di difendere la legge Gasparri “.
Al contrario, il ministro Paolo Gentiloni nella lettera inviata il 17 aprile 2008 all’avvocato generale dello Stato, Oscar Fiumara, ha ricordato che sui temi in discussione al Consiglio di Stato “…si è espressa la Corte di giustizia delle comunità europee con la nota sentenza del 31 gennaio 2008 (Causa C-380/05), la quale assume valore vincolante ai sensi del Trattato CE (art. 234)”.
Nella citata sentenza – continua il ministro nella lettera – la Corte dichiara che le normative europee ostano, in materia di trasmissione televisiva, a una normativa nazionale la cui applicazione conduca a che un operatore titolare di una concessione si trovi nell’impossibilità di trasmettere in mancanza di frequenze di trasmissione assegnate sulla base di criteri obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati.
“Tali conclusioni della Corte corrispondono d’altronde agli indirizzi generali del governo in carica, mutati rispetto a quelli del governo precedente”.
“Quanto al contenuto della memoria difensiva presentata in data odierna – conclude la nota – specie qualora fosse in contrasto con gli orientamenti politici esplicitati dal ministro, esso sarebbe da ricondurre esclusivamente all’autonoma responsabilità dell’Avvocatura dello Stato”.
Giuseppe Giulietti, deputato Idv e portavoce dell’associazione Articolo 21, si augurava stamattina che il governo e l’avvocatura spiegassero quanto è davvero accaduto anche perché “…la vicenda di Europa 7 è già circondata da troppe illegalità, da troppe omissioni e dal vero e proprio trionfo della logica del conflitto di interessi che ha letteralmente cancellato ogni altro diritto”.
“…In attesa di questo doveroso ed immediato chiarimento – aveva detto Giulietti – confidiamo nell’autonomia del Consiglio di Stato che avrà sicuramente letto con attenzione la recentissima sentenza della Corte Europea di Lussemburgo”.
Dopo il parere della Corte di Giustizia Ue, con il quale i giudici del Lussemburgo sottolinearono le inadempienze del “sistema Italia” in materia di frequenze televisive, adesso spetta al Consiglio di Stato mettere la parola fine all’annosa vicenda di Europa 7.
Un’emittente di proprietà di Francesco Di Stefano , che nel ’99 si è aggiudicata una delle concessioni televisive assegnate con gara dallo Stato, ma non ha mai iniziato a trasmettere per carenza di frequenze a disposizione.
La gara è avvenuta dopo che la legge Maccanico ha fissato il tetto del 20% per il possesso delle reti nazionali, coinvolgendo così sia Mediaset che la Rai, proprietarie ciascuna di una rete di troppo. Nel novembre del 2002 la Corte Costituzionale ha stabilito che Rete4 doveva dismettere definitivamente le trasmissioni terrestri entro il 31 dicembre 2003.
Ma il Tar ha respinto il ricorso del presidente dell’emittente, che ha chiesto l’accertamento del suo diritto a ottenere l’assegnazione delle frequenze e un risarcimento danni.
Europa 7 si è quindi rivolta al Consiglio di Stato, che ha chiesto parere alla Corte europea sull’interpretazione delle disposizioni di diritto comunitario relative ai criteri di assegnazione di radiofrequenze.
Il giudice del rinvio, ha spiegato la Corte europea, sottolinea che il piano nazionale di assegnazione delle frequenze non è mai stato attuato per ragioni essenzialmente normative, che hanno consentito agli occupanti di fatto delle frequenze di continuare le loro trasmissioni, nonostante i diritti dei nuovi titolari di concessioni.
La Corte di Giustizia Ue ha chiarito che “…Le leggi succedutesi, che hanno perpetuato un regime transitorio, hanno avuto l’effetto di non liberare le frequenze destinate a essere assegnate ai titolari di concessioni analogiche e di impedire ad altri operatori di partecipare alla sperimentazione della televisione digitale”.
“…L’applicazione in successione dei regimi transitori (…) ha avuto l’effetto di impedire l’accesso al mercato degli operatori privi di radiofrequenze (…) Tali regimi hanno avuto l’effetto di cristallizzare le strutture del mercato nazionale e di proteggere la posizione degli operatori nazionali già attivi su detto mercato”.
Si aspetta adesso la sentenza. Il presidente del collegio è Giovanni Ruoppolo, mentre il relatore, che potrebbe prendersi anche qualche giorno prima di rendere nota la sentenza, è Paolo Buonvino.
Cosa succederà? Si terrà in debito conto il parere della Ue?
Nelle scorse settimane il Commissario Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, ha dichiarato che il Consiglio di Stato deve riconoscere il danno subito dall’emittente Europa 7 per la mancata assegnazione delle frequenze analogiche che le spettavano con il conseguente risarcimento.
In ballo c’è un rimborso da parte dello Stato di 800 mila euro più gli interessi, se a Europa 7 venissero attribuite le frequenze Tv, e di oltre 3 miliardi di euro, se invece la magistratura amministrativa riconoscesse solo l’indennizzo del danno subito.
“…Il Consiglio di Stato – si legge nella risposta di Kroes – dovrà applicare l’interpretazione del diritto comunitario fornita dalla Corte di giustizia sui fatti (…) che riguardano una richiesta di risarcimento del danno che la Centro Europa 7 sostiene di aver sofferto per il fatto che non le sono state assegnate (…) le radiofrequenze terrestri in tecnica analogica necessarie per svolgere l’attività di diffusione di programmi radiotelevisivi”.
La Commissione, ha avvertito la Kroes, “controllerà che la decisione della Corte di giustizia sia pienamente applicata dall’Italia”.
Il commissario ha anche ricordato l’altro aspetto della legislazione italiana sul settore Tv – quello del passaggio dall’analogico al digitale ‘riservato’ ai soli operatori già esistenti – che viola la normativa Ue. Ha sottolineato che nel luglio scorso la Commissione ha già formulato un parere motivato contro l’Italia su questo punto, preludio del deferimento in Corte di Giustizia.