Key4biz

6° Seminario Bordoni: ‘La pianificazione delle frequenze televisive’. Verso una Tv all digital  

Italia


Pianificare e delineare il panorama dello sviluppo attuale e futuro delle tecnologie digitali nelle bande televisive terrestri. Questo l’incipit per il Seminario Bordoni, “La pianificazione delle frequenze televisive“, sesto appuntamento del ciclo dei Seminari dalla Fondazione Ugo Bordoni svoltosi con il contributo tecnico organizzativo dell’Isimm. Un momento di riflessione e approfondimento, sia per quella che sarà la futura radiodiffusione sonora e video, sia per l’impatto dovuto all’introduzione di nuovi servizi all’interno di una banda di frequenza. Come di consueto la Fondazione Ugo Bordoni , anche per questo nuovo incontro, ci ha offerto un prezioso punto di vista sull’argomento con l’intervento di Roland Beutler, membro del gruppo di lavoro che ha portato all’individuazione del modello matematico relativo all’ottimizzazione dell’uso dello spettro.

 

L’apertura del Seminario è stata affidata ad Antonio Sassano, Fondazione Ugo Bordoni , il quale ha subito ricordato l’importanza della Conferenza Regionale delle Radiocomunicazioni di Ginevra 2006, originata dalla necessità di sistemare e organizzare le potenzialità liberate dal digital dividend. Una Conferenza che è stata anche momento di discussione sul problema di come affrontare e individuare una strategia di ottimizzazione dell’uso dello spettro, atta a massimizzare le risorse disponibili per ogni nazione, il tutto a garanzia delle condizioni necessarie di non interferenza.

Guarda le videointerviste:
Mario Frullone

Cristiano Passerini

Roland Beutler

 

Un problema, quello del ‘Principio di non-interferenza’, ricorda Sassano, che è stato da subito considerato condizione fondamentale per consentire ad ogni Paese di poter disporre di una porzione minima di banda su cui operare. Roland Beutler ha lavorato alla definizione di tali vincoli e quindi alla formulazione della procedura euristica che a sua volta, nelle parole del Direttore della FUB, “… Ha permesso di tracciare le linee guida del Piano di Ginevra, determinandone la risoluzione finale, la pianificazione e l’ottimizzazione di cui avevamo bisogno“.

L’Italia – riprende Sassano – per diversi motivi non è riuscita a prendere parte in modo incisivo alla definizione delle regole. Come dire che non abbiamo preso parte al tavolo delle regole di Ginevra ’06. Questo stato di cose ci ha messo in condizione di dover recuperare un gap, ci ha obbligati a trovare una strada diversa, in cui mettere da parte i piccoli interessi collaborando seriamente tutti assieme“.

 

Parole che immediatamente evocano il caso Sardegna e la digitalizzazione integrale dell’isola del prossimo autunno. Un progetto che ha visto mettere in campo strumenti avanzati e molto sofisticati, che testimoniano il maggior impegno italiano in chiave di crescita tecnologica, soprattutto in prospettiva di un recupero di posizione nei confronti dei piani di azione previsti dalla Conferenza. “Un recupero – conclude Sassano – reso possibile dalla collaborazione di tutti e che ha permesso di mettere a punto un piano specifico sulle frequenze tv, evidenziando ulteriormente dei nuovi punti di sviluppo in seno alla Conferenza di Ginevra, punti che faranno parte di un più ampio lavoro di riassetto di GE- 06 .

 

In effetti, negli ultimi anni, ma già dalla precedente Conferenza WARC (World Administrative Radio Conference), erano stati indicati dei nuovi canali e ipotizzato un loro utilizzo o ri-utilizzo assolutamente innovativo, tali da spingere a un ripensamento del Piano di Ginevra e una sua conseguente modifica. Uno spostamento delle soglie precedentemente decise che ovviamente presentano dei nuovi vincoli, “…Perché necessitano della progettazione e dell’utilizzo di strumenti matematici di calcolo molto sofisticati – spiega Beutler – spesso molto costosi e che quindi generano dei vincoli economici e di fatto regolatori. Non ci dimentichiamo che le scelte politiche, oltre che tecniche, hanno un impatto fortissimo sui processi di pianificazione scientifica di un progetto“.

Parliamo ovviamente dei nuovi piani di acquisizione e assegnazione delle frequenze – prosegue Beutler – una differenziazione che in Italia e nel digitale terrestre, a quanto sembra, non è prevista, né lo è nel campo delle frequenze radiofoniche, sia nell’autorizzazione che nell’allocamento delle stesse“.

 

Una delle comunicazioni del Piano di Ginevra è stata l’individuazione della possibilità di armonizzare una sottobanda utile alla comunicazione mobile e alle sue applicazioni, sempre nel rispetto della roadmap predeterminata, ma con la possibilità di aumentare il panel di servizi per l’Europa. Una sottobanda che era stata individuata nella fascia UHF, con un range di canali da 62 a 69 che ovviamente saranno oggetto di un’approfondita operazione regolatoria proprio finalizzata alla divisione tra destinazioni broadcasting e per le applicazioni mobili. Il gruppo di lavoro che si è occupato di questa nuova organizzazione della parte alta della banda UHF è l’ECC TG4, organo interno della Conferenza europea delle amministrazioni delle Poste e delle Telecomunicazioni (CEPT). Il nuovo assetto prevede, da parte di ogni singolo Paese comunitario, l’adozione di tavole per l’allocazione delle frequenze lasciate alle competenze amministrative locali, come ben definito da GE-06.

 

Sul calcolo delle frequenze e sulla loro sistemazione Roland Beutler si è soffermato a lungo, “… Perché il piano di assegnazione delle frequenze si basa su quattro pilastri: i dati di input, le frequenze disponibili, i parametri di pianificazioni con i criteri di compatibilità e i calcoli algoritmici e matematici necessari a loro volta al calcolo delle frequenze. Le aree di attribuzione, ad esempio, vengono determinate grazie alle applicazioni geometriche necessarie a calcolare le diverse tipologie di servizi da erogare in relazione alle reti di riferimento locali SFN, Single-Frequency Network. Queste ultime sono fondamentali per determinare quale porzione della fascia alta dello spettro possa essere dedicata alla comunicazione mobile“.

 

Ovviamente oltre al piano puramente scientifico e tecnico, un ruolo fondamentale nel gioco dell’indicazione e dell’assegnazione delle frequenze spetta alle amministrazioni locali, con i grandi interessi economico-politici che vi si celano. Lo stesso Cristiano Passerini della Fondazione Ugo Bordoni, nel suo intervento seguente quello di Roland Beutler, ha indicato in GE-06: ” … l’idea di riuscire a costruire uno spettro libero e il più possibilmente caratterizzato da accessi equamente distribuiti tra i Paesi europei, cioè le linee guida del processo di pianificazione delle individuazioni e delle assegnazioni delle frequenze deciso dalla Conferenza“. “Si è scelto quindi– prosegue Passerini – di assegnare un uguale numero di layers per ogni Paese, come un uguale diritto d’uso delle frequenze, assolutamente libero, a meno che non si richieda ‘protezione’ allo stato di riferimento e che non rechi interferenza a quelli vicini. Problemi che si sono affrontati anche nel caso della Sardegna, perché nella delicata fase di riutilizzo delle frequenze, le stesse in più Paesi, si è dovuta fare molta attenzione al loro calcolo, alla determinazione dell’area del campo ed a un suo modello di assunzione“.

 

Questo perché in molti Paesi europei è stata avanzata una forte richiesta di aumento di risorse spettrali da mettere a disposizione e di cui andavano nuovamente fissati i criteri di determinazione. Parliamo quindi di neutralità tecnologica, di poter utilizzare contemporaneamente più standard tecnologici per servizi e contenuti in un mercato che evidentemente avrà un ruolo chiave nella loro definizione e nella loro gestione.

 

L’apertura della Sessione di discussione pomeridiana è stata affidata ancora a Antonio Sassano, il quale prendendo la parola afferma: ” …Noi siamo i più grandi utilizzatori di spettro televisivo in Europa e, partendo dall’esperienza della Sardegna, possiamo e dobbiamo organizzare al meglio lo spettro, in tutte le aree del Paese, alcune delle quali mostreranno condizioni di difficoltà maggiore. L’importante è mantenere ferma la necessità di aumentare le opportunità di accesso e liberare ulteriori porzioni di spettro grazie alle nuove tecnologie, un migliore allocamento delle risorse e l’utilizzo di più multiplex“.

 

Il sistema televisivo europeo deve la sua pianificazione originaria alla Conferenza di Stoccolma ’61, in cui vennero definiti i criteri base per l’assegnazione delle frequenze con la collaborazione di ogni singolo Paese, evidenziando i siti, le tipologie di antenne, gli impianti etc. Questi sono ciò che oggi chiamiamo Assignments e che vengono assegnati assieme agli Allotments, ovvero le aree geografiche dove è possibile realizzare le reti dette SFN, per ogni Paese. Tema del prossimo incontro tra Francia e Italia sarà proprio la definizione delle soglie massime che i due Paesi potranno raggiungere e il tentativo di rendere il piano di GE- 06 in un accordo bilaterale il più possibile flessibile, cercando di centrare l’obiettivo futuro di costruire un unico canale utilizzabile ovunque. Ovviamente, come ha sottolineato più volte Sassano, la realizzazione degli accordi passerà inevitabilmente per la massima riduzione delle interferenze tra Paesi confinanti e per la massimizzazione dei servizi.

 

Al Direttore fa eco Piero De Chiara in rappresentanza di DGTVi: ” … L’unico modo per trattare con i francesi sul tavolo delle frequenze è continuare a mantenere il buon clima politico che ha contraddistinto l’Italia negli ultimi tempi. Grazie a questo siamo riusciti a gestire bene il gap iniziale che mostravamo in seno al GE-06, siamo riusciti a gestire e in parte a risolvere i problemi che ci portavamo dietro da anni di immobilismo. Ora bisogna costruire un piano strategico in cui muoverci tutti insieme, con cui difendere gli investimenti che le imprese italiane hanno portato avanti nel tempo, ma senza ovviamente pensare a soglie d’ingresso o a comportamenti protezionistici, atti a proteggere posizioni acquisite“.

 

La tavola rotonda che ne è seguita, “Verso una televisione tutta digitale: obiettivi di servizio e ottimizzazione nazionale delle risorse“, si è focalizzata invece sul modello italiano dell’uso dello spettro e sulle prospettive della diffusione sonora e video nel Paese. Moderatore dell’incontro del pomeriggio è stato Mario Frullone della FUB, il quale ha posto l’accento della sua presentazione proprio sul piano delle frequenze e della flessibilità dello spettro: “… Le frequenze sono un bene primario delle telecomunicazioni e per lo Stato, come nel caso dell’asta per il Wimax. Ma lo spettro necessita di una maggiore flessibilità. Dopo GE-06 si è riusciti a mettere ordine nell’Europa delle frequenze, coinvolgendo anche l’Italia che con il progetto Sardegna è anzi andata ben oltre il Piano della Conferenza, liberando molte più risorse“.

 

Ma qual è il punto di vista dell’industria italiana? Cos’è in grado di proporre?

In ottica di massimizzazione dei servizi e ottimizzazione dell’uso delle risorse Antonio Sfamelli di Ericsson Italia, propone l’interessante sviluppo della tecnologia LTE (Long Term Evolution), a banda larga mobile, con l’obiettivo di aumentare la diffusione dei servizi mobili sulla rete: ” … Una tecnologia che valorizzerà sia l’operatore mobile che il broadcaster e il consumatore finale. Perché si applica bene alla tecnologia di rete esistente, ai servizi interattivi 3GPP, allungando, previi maggiori investimenti, la catena del valore. La tecnologia LTE renderà lo spettro più ottimizzato e flessibile in pochi anni, anche grazie a una progressiva riduzione dei siti e quindi dei costi per l’operatore“.

 

Sul problema delle trasmissioni digitali e dei contenuti Maurizio Montagna di Alcatel-Lucent sostiene che: ” … Per operare sulla rete bisogna essere in grado di garantire un buon livello del segnale, oltre che un’alta qualità dei canali, anche in considerazione delle tecnologie che si hanno a disposizione o che si possono acquisire. Oggi, in parallelo alle piattaforme televisive tradizionali, sono molti i Paesi che stanno assegnando le licenze per la Mobile Tv , con un’imponente operazione di allocazione di siti mobili che garantiscono un alto livello del segnale e un lavoro in parallelo che determina una migliore ricezione“.

Subito risponde Fabrizio Berrini di Aeranti-Corallo: ” …Oggi le piccole e medie emittenti televisive, potendo partecipare alle assegnazioni della rete digitale, possono divenire operatori di rete. È un grande risultato, al di fuori del significato del termine ‘qualità alta o bassa’, ma per crescere al pari delle altre emittenti più grandi c’è bisogno di un aiuto da parte delle istituzioni, di un supporto economico in infrastrutture e ovviamente legislativo“. E sulla sperimentazione isolana, alle conclusioni di Berrini, si associa Antongiulio Lombardi di H3G, che aggiunge: ” … Soprattutto c’è da dire che la Sardegna , di cui oggi giustamente ci vantiamo, è sì un ottimo risultato ma non un modello di sviluppo valido per tutte le regioni“.

 

Stefano Selli di FRT (Federazione Radio Televisioni), non è della stessa opinione riguardo gli aiuti da parte delle istituzioni: ” … E’ normale che le piccole emittenti chiedano di sopravvivere a un cambio di paradigma così importante, ma non è altrettanto ovvio che le emittenti che tanto hanno investito nell’analogico accettino una richiesta generale di ampliamento delle risorse disponibili a favore delle piccole e medie emittenti, sulla cui natura di operatore di rete bisognerebbe in molti casi stare attenti e riflettere“.

 

Sulla Sardegna insiste anche Fabrizio Rossi di Dfree, soprattutto sull’importanza delle reti SFN e il loro ruolo vincente per la determinazione del modello digitale sardo, a cui si collega l’intervento di Rosario Pacini di Rete A: ” … Con le reti SFN sarà più semplice includere le piccole emittenti nella divisione dei canali. Parlare di pianificazione in Italia è davvero difficile, anche se proprio di questo si avrebbe bisogno, ma la Sardegna è stato un caso isolato, ovvero un modello ottimizzato sul posto e non credo esportabile in altre regioni della penisola. Inoltre, c’è da chiedersi chi veramente conceda le frequenze in Italia, visto che l’Autorità procede solo a una pianificazione tecnica del lavoro che poi sarà il Ministero a portare avanti“.

 

Di investimenti e reti SFN tornano a parlare Marco Mezzetti di Mediaset e Roberto Serafini della Rai, secondo i quali è vero che consentono di avere un maggior numero di canali, ma sul loro reale valore a livello nazionale c’è da vedere cosa accadrà. Grazie a queste reti le piccole emittenti potrebbero arrivare anche a competere con le grandi, ma dovranno tirar fuori molti canali in offerta, delle capacità di editoria dei contenuti che non tutte hanno e per degli spazi ancora non ben calcolati.

 

Francesco Troisi del Ministero delle Comunicazioni, a cui è affiata la conclusione della Tavola pomeridiana, indica nel modello Sardegna una via da seguire: ” … Forse sull’isola siamo stati fortunati, oppure abbiamo trovato, con l’aiuto di tutte le figure presenti, istituzionali, industriali e del broadcasting, una strada da percorrere assieme e soprattutto valida per il futuro e il proseguo del cammino, anche in previsione del recupero delle frequenze liberate dal digitale, da allocare ancora e che necessariamente devono rientrare in un piano nazionale da difendere e costruire con la partecipazione di tutti“.

 

Il sesto Seminario Bordoni si è concluso con la posizione del Ministero delle Comunicazioni e con una maggiore consapevolezza del delicato compito che ancora spetta di svolgere a tutte le figure professionali e istituzionali sia in Europa che in Italia, soprattutto riguardo alla massimizzazione della disponibilità di spettro e al nuovo ruolo delle emittenti televisive più piccole riguardo l’Italia.

 

Il prossimo appuntamento con i seminari della Fondazione Ugo Bordoni è fissato per il 7 maggio, in occasione dell’incontro con Karl-Heinz Neumann: “Scienza e consulenza alle istituzioni: un binomio possibile“.

 

 

 

Frequency Planning by means of High-Dimensional Optimization

di Roland Beutler

 

 

Mobile Tv Network Design

di Maurizio Montagna

 

 

Beyond GE – 06

di Cristiano Passerini

 

 

Geneva 2006: a step forward

di Antonio Sassano

 

  

La pianificazione delle frequenze televisive

di Antonio Sfamelli

Exit mobile version