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In apertura di Borsa, il mercato premiava Tiscali che saliva dell’1,12% sulla scia dei risultati del bilancio d’esercizio chiuso al 31 dicembre 2007, approvati ieri, che confermano i dati del progetto di bilancio passato in Cda lo scorso 19 marzo. Da questo esercizio emergono alcuni particolari che lo rendono uno dei più significativi nella storia dell’Isp sardo.
L’assemblea ordinaria di Tiscali ha inoltre provveduto alla nomina dei membri del nuovo Cda. Il nuovo Consiglio è composto da cinque membri: Mario Rosso, nominato presidente e Ad, Massimo Cristofori, Francesco Bizzarri e Arnaldo Borghesi, riconfermati, e il nuovo consigliere Umberto De Julio, amministratore indipendente. Rosso sostituisce alla presidenza Vittorio Serafino.
Il nuovo presidente ieri ha precisato che ancora non è stata fissata una scadenza per le “offerte di interesse” su Tiscali da parte di altri gruppi.
“Com’è noto, abbiamo affidato a fine marzo a Banca Imi e Jp Morgan, affiancati da Borghesi Colombo & Associati come consulente, il compito di advisor finanziari per avviare un processo di massimizzazione del valore strategico del gruppo“, ha ricordato Rosso, aggiungendo “Da quel momento siamo in attesa: gli advisor stanno conducendo una serie di contatti o verifiche su cui al momento non c’è alcun tipo di notizia significativa”.
Il 12 maggio è in programma un Cda per l’esame della trimestrale e “se dovessero esserci novità le forniremo, così come abbiamo sempre fatto con tutte le informazioni previste e richieste da leggi e regolamenti societari. Il nostro compito – ha detto ancora – è di sfruttare tutte le opportunità per generare valore per Tiscali che sta portando avanti tutti il piano industriale nonché i programmi finanziari e strategici che ci siamo dati”.
Rosso ha anche sottolineato come “…la disponibilità di Tiscali a verificare sul mercato eventuali possibilità di integrazione ha ricevuto un’accoglienza molto buona: c’è molto interesse nei confronti del nostro gruppo dal punto di vista finanziario, ma soprattutto industriale”.
Ma ha voluto chiarire che “…stiamo valutando le diverse opzioni, ma le perseguiremo solo se avranno la capacità aggiuntiva di generare valore”. “L’azienda è solida finanziariamente: il piano industriale e strategico è quindi pienamente confermato e le prospettive restano le stesse. Non c’è alcun cambio di strategia”.
Il neopresidente è entrato anche merito della possibile vendita separata dell’attività britanniche e italiane, ammettendo che “…non è escluso: se massimizza il valore, siamo disponibili”. La maggior parte delle altre offerte sarebbero infatti relative alle attività in Gran Bretagna. Lo scorso settembre, con l’acquisto di Pipex per 210 milioni di sterline, Tiscali è, infatti, diventato il quarto più importante fornitore di banda larga del Paese.
Nessuna novità, quindi, sulla possibile offerta da parte del magnate dei media Rupert Murdoch, che potrebbe soddisfare l’interesse di Tiscali acquisendo, tramite BSkyB, entrambe le attività. Interesse però confermato ieri dall’Ad della Pay TV britannica, Jeremy Darroch, che in occasione della presentazione della trimestrale ha fatto sapere che continueranno a “dare un’occhiata a Tiscali, anche se restano concentrati sulle proprie attività broadband”. Si dice però che il tycoon avrebbe già conferito a Morgan Stanley il mandato di advisor per l’acquisto, con un’offerta che riconoscerebbe al gruppo un valore di 3-3,3 euro per azione.
Massimo Cristofori, direttore finanziario dell’Isp, ha sempre sottolineato che la società preferirebbe non smembrare le varie attività. Ma secondo un analista di Ovum Research, Michael Philpott, visto il limitato numero di interessati a entrambi gli asset alla fine si potrebbe essere costretti a optare per questa soluzione. Cosa che cambierebbe se si accogliesse la proposta di Murdoch.
Si parla anche dell’offerta di Virgin, BT, Carphone Warehouse, Vodafone, Telecom Italia e Fastweb.
Secondo indiscrezioni di stampa, Vodafone e BT hanno già presentato offerte per l’intera Tiscali e altri per alcune attività dell’Isp sardo. Una portavoce di BT non ha voluto commentare le indiscrezioni.
Analizzando il bilancio emerge che all’ulteriore focalizzazione geografica, successiva al perfezionamento della cessione degli asset in Olanda, Germania e Repubblica Ceca, è corrisposta un’accelerazione degli investimenti e della crescita in Italia e nel Regno Unito. Grazie a tale strategia, durante l’intero esercizio si è registrata una significativa crescita in termini di utenti Adsl, ricavi e risultati.
Più precisamente, si registra una crescita dei ricavi a 910,9 milioni, +34 % su base annua, utenti Adsl a 2,4 milioni, in crescita di 520 mila unità nell’esercizio 2007. L’Adsl resta il core business, ma si sviluppa anche il segmento Voce (232,8 mln di euro fatturati lo scorso anno, cioè +107%) e, soprattutto, la società punta sul nuovo servizio di televisione via internet che alla fine dello scorso anno ha raggiunto 10 milioni di famiglie inglesi e che sarà presentato a Roma la sera dell’8 maggio nello Spazio Novecento, in piazza Marconi.
Sul fronte del fatturato, la crescita maggiore si è registrata nel Regno Unito (+37%), con i nuovi abbonati ai servizi Adsl aumentati di oltre il 28% nel corso dell’esercizio.
L’Ebit è negativo per 80,5 milioni di euro. Lo stesso dato, rettificato dei costi straordinari di ristrutturazione è pari a 40,3 milioni di euro, in miglioramento rispetto al dato negativo di circa 46 milioni di euro dell’esercizio precedente.
Aumento dell’Ebitda nell’esercizio pari a 161,4 milioni (18% dei ricavi), +61% su base annua; dimezzata la perdita annua rispetto all’esercizio 2006.
Dimezzata la perdita netta. Al 31 dicembre 2007 il risultato complessivo dell’esercizio di pertinenza del Gruppo è, infatti, negativo per 65,3 milioni di Euro, rispetto alla perdita di 130,6 milioni di euro nell’esercizio 2006.
La società ha anche reso noto che lo scorso 18 aprile ha acquistato 2,6 milioni di azioni proprie (pari allo 0,45% circa del capitale sociale), a un prezzo medio unitario di 2,379, per un controvalore di circa 6,2 milioni. Gli acquisti sono stati effettuati per volumi giornalieri non superiori al 25% di quello medio di azioni Tiscali negoziato nel mese precedente a quello della comunicazione del programma al pubblico.