Italia
Slitta al 6 maggio l’apertura delle buste con le offerte presentate al ministero delle Comunicazioni per la gara di assegnazione delle frequenze televisive. Il rinvio è legato al ricorso presentato in materia da Europa Tv, che sarà discusso domani 23 aprile.
Si tratta della procedura di gara preannunciata dal ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, alla fine del 2007. In lizza ci sono 108 impianti frequenza, non tutti però assegnati in base alle offerte economiche. Il pacchetto è composto, infatti, da una parte da frequenze ufficialmente assegnate all’Italia dalla Conferenza di Ginevra e un altro, invece, di quelle che devono essere coordinate a livello internazionale.
Le prime sono oggetto dell’asta per cui ieri scadevano i termini per la presentazione delle offerte economiche, mentre le seconde saranno assegnate in base al “miglior incremento di copertura” realizzato dagli operatori in lizza.
Dalla procedura sono escluse Rai e Mediaset, visto che le frequenze sono destinate a emittenti nazionale che devono ancora coprire “l’80% del territorio nazionale e tutti i capoluoghi di provincia” come prevede il Testo Unico della televisione.
Si tratta del primo caso di assegnazione di frequenze televisive in Italia con una procedura d’asta, perché finora il possesso delle frequenze Tv era avvenuto o con una “occupazione di fatto” o tramite compravendite tra operatori.
I 108 impianti-frequenze oggetto della procedura di assegnazione avvia dal ministero, sono il primo risultato del lavoro di verifica avviato dal dicastero e dall’Autorità per le Comunicazioni, sulla reale occupazione dell’etere in Italia. Da questi riscontri sono emerse frequenze che risultavano sulla carta “occupate” e che invece non venivano utilizzate.
Sempre di frequenze parla Antonio Di Pietro nel suo blog sostenendo che il 25 aprile sarà a Milano per firmare i tre referendum promossi da Beppe Grillo per una libera informazione.
“L’Italia dei Valori si mobilita in quella che riteniamo sia un’altra battaglia politica importante per assicurare al cittadino il diritto a essere ben informato, a ben informare e informarsi come la Carta Costituzionale vorrebbe e, in Italia, non è”.
“Inoltre – ha aggiunto – vogliamo eliminare la legge Gasparri, perché tanto, ora che ha vinto Berlusconi, nonostante la Corte di Giustizia Europea ha già condannato l’Italia sulla legge per l’assegnazione delle frequenze televisive, nonostante la Corte Costituzionale ha ribadito che questa legge è incostituzionale, state pur certi che con questo governo e con questa maggioranza la legge Gasparri non sarà abolita, ma sarà modificata opportunamente per rendere legittimo quello che è illegittimo. E’ meglio cancellarla totalmente questa legge prima ancora che ci mettano il sigillo di una pretesa legalità”.
Giusto alcuni giorni fa, il Commissario Ue Neelie Kroes è tornata sull’argomento e nella sua risposta scritta a un’interrogazione degli europarlamentari del Prc Giusto Catania, Roberto Musacchio e Vittorio Agnoletto, ha dichiarato il Consiglio di Stato deve riconoscere il danno subito dall’emittente Europa 7 per la mancata assegnazione delle frequenze analogiche che le spettavano con il conseguente risarcimento.
In ballo c’è un rimborso da parte dello Stato di 800 mila euro più gli interessi, se a Europa 7 venissero attribuite le frequenze Tv, e di oltre 3 miliardi di euro, se invece la magistratura amministrativa riconoscesse solo l’indennizzo del danno subito.
“…Il Consiglio di Stato – si legge nella risposta di Kroes – dovrà applicare l’interpretazione del diritto comunitario fornita dalla Corte di giustizia sui fatti (…) che riguardano una richiesta di risarcimento del danno che la Centro Europa 7 sostiene di aver sofferto per il fatto che non le sono state assegnate (…) le radiofrequenze terrestri in tecnica analogica necessarie per svolgere l’attività di diffusione di programmi radiotelevisivi”.
La Commissione, ha avvertito la Kroes, “controllerà che la decisione della Corte di giustizia sia pienamente applicata dall’Italia”.
Il commissario ha anche ricordato l’altro aspetto della legislazione italiana sul settore Tv – quello del passaggio dall’analogico al digitale ‘riservato’ ai soli operatori già esistenti – che viola la normativa Ue. Ha sottolineato che nel luglio scorso la Commissione ha già formulato un parere motivato contro l’Italia su questo punto, preludio del deferimento in Corte di Giustizia.