Videogame: boom di vendite, ma la Ue raccomanda maggiore tutela per i minori 

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Unione Europea


Viviane Reding

Quello dei videogiochi è un settore europeo in piena espansione: per la fine del 2008 si prevedono introiti pari a 7,3 miliardi di euro. Il timore avvertito dal pubblico che i videogiochi possano causare comportamenti aggressivi, timore reso più acuto da casi di sparatorie a scuola, come quella di Helsinki (Finlandia, novembre 2007), ha però indotto varie autorità nazionali a vietare o bloccare i videogiochi come “Manhunt 2”.

 

In risposta a queste preoccupazioni la Commissione europea, come spiega in una nota, ha censito le misure di protezione dei minorenni dai videogiochi dannosi in vigore nei 27 Stati membri dell’UE; 20 Stati membri applicano attualmente il PEGI (Pan European Games Information – Informazioni paneuropee sui giochi), un sistema di classificazione in base all’età messo a punto dal settore, con l’appoggio dell’UE, dal 2003. A giudizio della Commissione il settore dovrà effettuare maggiori investimenti per rafforzare e, in particolare, tenere regolarmente aggiornato il sistema PEGI così da farne uno strumento paneuropeo veramente efficace. Il settore e le pubbliche autorità dovranno inoltre collaborare più strettamente per dare più ampia pubblicità ai sistemi di classificazione in base all’età e ad altri criteri ed evitare la confusione dovuta all’esistenza di sistemi paralleli. Entro due anni dovrà essere elaborato un codice di condotta per i dettaglianti per la vendita dei videogiochi ai minorenni.

 
“I videogiochi sono diventati una colonna portante dell’industria europea dei contenuti, con un boom delle vendite in tutta Europa. Si tratta di un fatto positivo, che comporta però per il settore una più grande responsabilità di informazione nei confronti dei genitori, così che questi sappiano a quale tipo di giochi si dedicano i loro figli”, ha dichiarato Viviane Reding, commissario UE responsabile per la Società dell’informazione e i media. “Il PEGI, in quanto esempio di autoregolamentazione responsabile dell’industria e unico sistema di questo genere con ambito di applicazione quasi paneuropeo, rappresenta certamente un ottimo primo passo, ma ritengo che possa essere notevolmente migliorato, in Europa e altrove, sensibilizzando maggiormente il pubblico alla sua esistenza e dando piena attuazione a PEGI Online. Faccio inoltre appello agli Stati membri e al settore affinché disciplinino la vendita dei videogiochi nei negozi in modo da far rispettare l’esigenza fondamentale di protezione dei minorenni.”.
 
“Tutti i consumatori hanno bisogno di informazioni chiare e veridiche per scegliere in cognizione di causa, ma in questo caso particolare si tratta dei bambini, che sono tra i consumatori più vulnerabili che esistano nella società. E il nostro messaggio chiaro, oggi, è che l’industria e le autorità nazionali devono fare di più per dare a tutti i genitori il potere di decidere correttamente per sé stessi e per i loro figli“, ha aggiunto Meglena Kuneva, commissario UE responsabile per la tutela dei consumatori.
 
Secondo l’indagine effettuata dalla Commissione, attualmente il sistema PEGI è applicato da 20 Stati membri. Due paesi (Germania e Lituania) dispongono di leggi specifiche vincolanti in materia, mentre Malta fa appello alla normativa generale. In 4 Stati membri (Cipro, Lussemburgo, Romania e Slovenia) non si applica però alcun sistema; in 15 Stati membri sono in vigore leggi sulla vendita nei negozi di videogiochi dal contenuto dannoso per i minorenni ma l’ambito di applicazione della legge varia da uno Stato membro all’altro. Finora 4 paesi (Germania, Irlanda, Italia e Regno Unito) hanno vietato certi videogiochi violenti.
 
Adottate nel 2003, le etichette PEGI forniscono una classificazione in base all’età e contengono avvertimenti riguardanti, ad esempio, la violenza o il turpiloquio, dando così modo sia ai genitori di decidere quale gioco sia adatto ai loro figli, che agli adulti di scegliere meglio i giochi da acquistare per il proprio uso. PEGI ha l’appoggio dei principali produttori di console in Europa. PEGI Online è stato lanciato nel 2007, cofinanziato dal programma per l’uso sicuro di Internet della Commissione (IP/08/310), in risposta alla rapida crescita dei videogiochi on-line.
 
La Commissione ha sollecitato varie misure destinate a realizzare la convergenza delle strategie nel mercato unico:

  • Periodico miglioramento e più efficace pubblicità di PEGI e PEGI Online da parte dell’industria dei videogiochi.

  • Gli Stati membri dovrebbero integrare PEGI nei propri sistemi di classificazione e sensibilizzare particolarmente i genitori e i figli all’esistenza di questo sistema.

  • Cooperazione in materia di soluzioni innovative per la verifica dell’età fra Stati membri, organismi di classificazione ed altre parti interessate.

  • Codice deontologico paneuropeo sulla vendita dei giochi ai minorenni entro due anni, concordato da tutte le parti interessate.

I videogiochi sono sempre più spesso accessibili via Internet e telefoni cellulari; si prevede che questi due sistemi rappresenteranno il 33% degli introiti totali realizzati dai videogiochi entro il 2010. Il settore europeo dei videogiochi realizza già introiti pari alla metà di quelli dell’intero mercato europeo della musica e supera quelli del mercato delle sale cinematografiche.
  

La Commissione sostiene già l’autoregolamentazione a livello europeo per proteggere i minorenni che usano i cellulari. È stata inoltre perseguita l’autoregolamentazione, rafforzata dalla cooperazione transfrontaliera, per i servizi audiovisivi nel quadro della direttiva “Televisione senza frontiere“. (r.n.)
 
 

Comunicazione della Commissione “Protezione dei consumatori, in particolare minorenni, per quanto riguarda l’uso dei videogiochi”
 

Il programma “Maggiore sicurezza in Internet” dell’UE
 

PEGI

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