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L’Italia perde punti nella classifica annuale sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione stilata dal World Economic Forum.
Il nostro Paese, con un punteggio di 4,21, perde 4 posizioni e passa dal 38° al 42° posto della classifica, guidata ovviamente dai paesi del Nord Europa: primeggiano infatti Danimarca (che ha totalizzato 5,78 punti) e Svezia, seguite da Svizzera, Stati Uniti, Singapore e Finlandia.
Secondo il ‘Global Information Technology Report 2007-2008‘ sussistono nel nostro Paese pesanti problemi strutturali che ci hanno fatto arretrare ai livelli 2005-2006 e hanno contribuito ad allargare il gap con i Paesi più virtuosi. Meglio di noi hanno fatto anche Ungheria, Barbados, Puerto Rico, Tailandia e Cipro, Paesi sicuramente meno industrializzati ma con molta più propensione del nostro a sfruttare e promuovere i vantaggi delle tecnologie ICT.
Il Report del WEF quest’anno ha preso in considerazione 127 economie a livello mondiale (rispetto alle 122 della precedente edizione), valutandone il comportamento in tre macroaree: il contesto ICT macroeconomico, regolatorio e strutturale; il grado di prontezza degli individui, delle aziende e dei governi nel cogliere e sfruttare i vantaggi dell’Ict; l’utilizzo effettivo delle tecnologie.
Alla valutazione di questi fattori segue quindi l’assegnazione del ‘Networked Readiness Index‘, che misura la propensione dei Paesi a sfruttare le opportunità offerte dalle tecnologie ICT per aumentare la crescita e la competitività nazionale.
Il Bel Paese ha perso punti (da 55 a 51) a causa innanzitutto della componente ‘contesto’ e delle sue sottocomponenti: il contesto di ‘mercato’ e quello ‘politico-regolamentare’ risultano particolarmente sfavorevoli a causa degli effetti della eccessiva tassazione, dei limiti regolamentari e, in particolare, del fardello della burocrazia, che rende molto lunghi i tempi necessari per attivare un contratto.
In sostanza, soltanto in una manciata di Paesi si registra una burocrazia peggiore della nostra e si pagano tasse più alte.
Riguardo la ‘preparazione’ risulta penalizzante soprattutto la scarsa importanza attribuita all’ICT nell’azione di governo, mentre va un po’ meglio in termini di ‘utilizzo’ soprattutto da parte dei singoli individui: occupiamo infatti il sesto posto in termini di utenti mobili, ma imprese e governo segnano il passo, in particolare per quel che riguarda la ‘promozione dell’ICT’ da parte di quest’ultimo.
Il WEF sottolinea comunque le ottime performance raggiunte dall’Italia in termini di costi delle chiamate mobili (siamo secondi a livello mondiale) e della banda larga (quarto posto mondiale).
“In generale – ha sottolineato Irene Mia, Senior Economist presso il WEF e co-autrice del rapporto – l’Italia ha buoni indicatori di penetrazione e si trova ad affrontare problemi soprattutto di carattere strutturale”.
L’analista ha sottolineato che i punti deboli che maggiormente rallentano il nostro Paese sono rappresentati da una eccessiva regolamentazione dei mercati e dalle carenze nella ricerca (94° posto per la qualità delle istituzioni di ricerca scientifica) e nell’educazione.
“In termini assoluti e di punteggio l’Italia non è peggiorata. Anzi c’e’ stato un piccolissimo miglioramento“, ha quindi concluso la Mia sottolineando tuttavia che la penetrazione e la diffusione dell’ICT nei Paesi del Nord Europa è “Impressionante”, proprio per “…la continua concentrazione sull’educazione, che si traduce in un sistema educativo di primo livello, una cultura per l’innovazione con una notevole attitudine pubblica e privata a creare e ad adottare le nuove tecnologie nonché un mercato e contesti regolamentari business-friendly”.
Fattori che, evidentemente, nel nostro Paese sono ritenuti marginali.
Dei primi venti Paesi in classifica, ben 11 sono europei, nota il WEF. Gli Stati Uniti hanno recuperato tre posizioni, passando dalla decima alla settima – erano primi nell’edizione 2005-2006 – mentre la Corea è risalita di ben 10 posizioni e si trova attualmente al nono posto mondiale.