Stati Uniti
La Tv su internet diventa sempre più importante e, per combattere la pirateria, i grandi broadcaster hanno deciso di unire le loro forze.
L’asso nella manica sarebbe Hulu, lanciato lo scorso 12 marzo negli Stati Uniti, nata da un’alleanza tra NBC e Fox.
E’ un sito di video gratuiti, finanziato dalla pubblicità, che “consente di guardare i programmi preferiti quando lo si desidera“, come ha spiegato
Tra i punti forti: buona usabilità, gratuità del servizio (garantito dalla pubblicità con degli spot di 15-30 secondi prima e durante il programma), e soprattutto qualità dell’immagine e dei contenuti.
Lo scopo di Hulu è quello di proporre “i migliori programmi audiovisivi mondiali“, come una gigantesca videoteca.
Al momento, oltre ai programmi di Fox e NBC, Hulu ha siglato accordi con una cinquantina di fornitori di contenuti tra cui Sony e NBA.
Propone 250 serie, un centinaio di lungometraggi, programmi di intrattenimento e sport…
Se l’utente dovesse, invece, cercare contenuti non compresi nella “biblioteca” di Hulu, il sito lo indirizzerà su altre pagine web dove è disponibile una visione legale.
In Gran Bretagna, i tre più grossi operatori televisivi – BBC, ITV e Channel 4 – hanno recentemente annunciato il lancio di Kangaroo, un sito che proporrà 10.000 ore di programmi tratte dai palinsesti dei partner. Il sito sarà gratuito, finanziato dalla pubblicità, e potrebbe aprirsi ad altri fornitori di contenuti.
Questi gruppi audiovisivi concorrenti mettono da parte la loro rivalità per unirsi col fine di rispondere al successo dei siti di video-sharing dove i loro programmi sono spesso scaricati illegalmente.
Dal 2005, sono nati diversi siti che propongono
Una delle critiche ricorrenti nei confronti di questi siti riguarda l’offerta ritenuta debole. Per rispondere a queste accuse, alcuni hanno scelto dei temi precisi: Babelgum si concentra sui film indipendenti, sport, ambiente e viaggi; Vuze privilegia programmi di fantascienza e animazione.
Ma lo scopo di tutti è quello di convincere i proprietari di contenuti (studios, emittenti…) a cedere i loro diritti, prevedendo una retribuzione grazie al fatturato pubblicitario.
“E’ tempo di attaccare e non più di difendersi!”, ha dichiarato Jason Killar. “Gli utenti troveranno in rete i programmi che desiderano, con o senza di voi. Ma li scaricheranno illegalmente e questo non genererà entrate per voi“, ha rilanciato a Cannes ai player dell’audiovisivo.
Il costo del funzionamento di questi siti è tuttavia molto elevato per via della banda passante. “Nessuno ha ancora trovato il modello di business più redditizio per l’offerta gratuita dei video online. La società che ci riuscirà – ha sottolineato la rivista specializzata FutureMedia nel suo numero di aprile – metterà le mani su una miniera d’oro”.