5° Seminario Bordoni: nuove piattaforme per la Tv digitale. Focus sulle tecnologie DVB di seconda generazione  

di Flavio Fabbri |

Italia


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Le piattaforme tecnologiche di ultima generazione e il loro impatto sui sistemi di radiodiffusione del segnale televisivo, quali il DVB-S2, il DVB-T2 e il DVB-SH, sono il tema centrale del quinto Seminario Bordoni: “Nuove piattaforme per la radiodiffusione della tv digitale“. Un nuovo appuntamento del ciclo di seminari della FUB – Fondazione Ugo Bordoni, organizzato con il supporto tecnico organizzativo di Isimm, che si è focalizzato su un argomento di attualità in sede nazionale ed europea, soprattutto per quanto riguarda le applicazioni satellitari e terrestri verso terminali fissi e in tecnica mista satellitare/terrestre verso terminali mobili. Una realizzazione resa possibile fino ad oggi dall’utilizzo della tecnologia del silicio che ha permesso di raggiungere dei risultati estremamente importanti in termini di performance.

 

Ospite della giornata il Direttore Centro Ricerche e Innovazione Tecnologica della Rai, Alberto Morello, che ha presieduto i gruppi tecnici che hanno definito negli ultimi anni gli standard della televisione digitale. Parliamo di tv di prima generazione su piattaforma DVB-S e di seconda generazione in DVB-S2, nonché gli ulteriori standard della famiglia DVB, Digital Video Broadcasting. I risultati raggiunti dal Centro Ricerche della Rai e dal lavoro del suo Direttore sono ad oggi non solo orgoglio dell’impegno italiano, ma anche vanto della tecnologia europea, che ha definito i sistemi di diffusione televisiva tra i più adottati al mondo.

Il Seminario, nelle parole d’introduzione di Antonio Sassano, Direttore generale della Fondazione Bordoni, vuole porsi come momento di riflessione e di proposizione riguardo il ruolo che queste tecnologie hanno e avranno sull’assetto televisivo e sulle nuove applicazioni che ne deriveranno a partire dalle piattaforme DVB-S2 e DVB-T2 che offrono un aumento dell’efficienza spettrale o il DVB-SH, innovazione di sistema nella diffusione del segnale verso terminali mobili che integra la diffusione diretta via satellite geostazionario per servire aree rurali, con stazioni di terra a basso potenziale, che assicurano la ricezione in ambito urbano e indoor.

 

Considerando le esigenze del mercato e quindi del consumatore che è poi l’utente finale di tali applicazioni, si chiede Sassano nell’aprire la giornata, come far convivere operatori che lavorano su piattaforme tecnologiche diverse? Quali sono i driver che spingono il cambiamento e i loro requisiti tecnologici? Come tradurre queste nuove opportunità in miglioramenti tangibili per l’utente?

 

Nel prendere la parola e dare il via al suo intervento, Alberto Morello parte da un breve excursus storico per spiegare come si è arrivati a tali importanti risultati e perché, come spesso succede, è nell’origine di un percorso che si trovano le risposte migliori. “Il consorzio DVB“, spiega Morello, “fu costituito nel 1993 e le prime attività furono dedicate allo sviluppo di specifiche tecniche per la diffusione della televisione digitale da satellite DVB-S, su banda di frequenza S, oggi usate dalla maggior parte degli operatori satellitari nel mondo (…). Dieci anni dopo circa nasce il DVB-S2, il sistema di seconda generazione per la trasmissione via satellite, utilizzato per servizi diffusi di tv a definizione standard e ad alta definizione come l’HDTV, High Definition TeleVision, applicazioni interattive per l’utenza domestica e professionale, compreso l’accesso ad internet. Si è cercato comunque di continuare ad usare il DVB-S, specialmente nel periodo di transizione, perché l’S2 prevedeva modalità di trasmissione compatibili con i decoder satellitari di prima generazione. Lo standard DVB-S2 è definibile da tre concetti chiave: maggiore capacità trasmissiva, flessibilità totale e una maggiore complessità/robustezza del ricevitore“.

 

Un decennio che ha rivoluzionato i sistemi e i servizi di radio-trasmissione televisiva, soprattutto in considerazione della diffusione della tecnologia del silicio. Continua Morello: “L’adozione del DVB-S2 permette, a parità di condizione di trasmissione, un amento di capacità del 30% rispetto al DVB-S e con ampi margini di miglioramento, come nel caso delle applicazioni internet punto-punto, dell’IP Unicasting, grazie alla riduzione consistente degli errori nelle codifiche, ottimizzando i sistemi di trasmissione dei dati alle condizioni di ricezione dell’utente. Quindi parliamo anche di FEC, Forward Error Correction, il sistema che permette di correggere gli errori alla ricezione e quindi di recuperare un segnale perfetto anche con segnali deboli o soggetti a interferenza. Le caratteristiche di flessibilità del DVB-S2 gli permettono di adattarsi a tutti i tipi di trasponder satellitari esistenti ed è progettato per trattare una grande varietà di formati audio-video e di dati. Grande flessibilità evidenziata dall’adattabilità a diversi formati di compressione dei dati come l’MPEG-2 e 4, per la tv standard e HD. Si può dire che è stato pensato come una cassetta degli attrezzi, un tool kit, un sistema integrato che offre attrezzi specifici per diverse applicazioni“.

 

E il DVB-S, infatti, è oggi utilizzato anche per i servizi di internet ad alta velocità via satellite, grazie alle applicazioni punto-punto o Unicasting con protocollo IP, dove l’adozione della tecnologia ACM (Adaptive Code Modulation), garantisce vantaggi ancora più evidenti con una riduzione dei costi e la triplicazione delle capacità del mezzo. Una tecnologia che permette di coprire tutte le aree applicative, dai prodotti di mercato prettamente di massa a quelli per esigenze più professionali.

 

L’evoluzione degli standard ha portato poi all’adozione del DVB-T2, una tecnologia con Road map 2006- 2010. Proprio nel 2008 si dovrebbero avere i primi prototipi di chip di nuova generazione che poi verranno lanciati sul mercato nel 2010. Tecnologia caratterizzata da requisiti commerciali molto vicini alle esigenze attuali del mercato, molto orientato ai servizi mobili e alla ricezione portatile. Ulteriori scenari applicativi vengono indicati da Morello, come nel broadcasting in VHF/UHF di HDTV, per la ricezione fissa tramite le attuali antenne sul tetto che garantiscono un guadagno di capacità del 30% rispetto al DVB-T. Il limite di questo nuovo standard sta nella sua scarsa compatibilità con alcuni sistemi di trasmissione, come ad esempio proprio l’HDTV. Il motivo è tutto commerciale, perché il guadagno sta nella vendita di nuovi decoder necessari alla ricezione del segnale in HDTV. Ma con il T2 è stato anche garantito il concetto di famiglia di standard, garanzia di un’alta compatibilità con i siti trasmittenti e gli impianti riceventi attualmente utilizzati.

Con il DVB-SH, Satellite Handheld, invece, si arriva ai sistemi di diffusione ibrida, satellitare e terrestre, di servizi multimediali verso terminali mobili e portatili. In questo caso alle reti terrestri, ad alta densità e potenza, ottime per copertura urbana, si affianca il servizio complementare del satellite, più economico e dall’ampia copertura per i terminali mobili e aree rurali. Ci dice Morello: “Lo scenario del DVB-SH ci fornisce una copertura universale mediante la combinazione di una componente satellitare e una componente terrestre. In questo modo tutti i tipi di ambienti, outdoor e indoor, possono essere serviti, mediante la Satellite Component di un’architettura ibrida che combina l’SC alla componente terreste“.

 

Di enorme importanza a riguardo saranno gli esiti e gli sviluppi della sperimentazione di Trial tv mobile che vede la collaborazione di Alcatel-Lucent, H3G e Rai, in associazione con Eutelsat. In questo Trial, basato su soluzioni Unlimited Mobile Tv di Alcatel-Lucent, per la prima volta al mondo si utilizza una rete terrestre DVB-SH che comprende trasmettitori di operatori mobili e quelli tipici dei Broadcaster. La sperimentazione ha sede a Torino ed è curata dal Centro Ricerche Rai e Raiway. H3G ha messo a disposizione i siti mobili per la copertura indoor urbana, mentre quella outdoor sarà assicurata dalle torri di trasmissione della Rai. Attualmente siamo alla prima fase, quella in cui si testeranno le capacità DVB-SH di supportare un elevato numero di canali di tv mobile per un pubblico ampio e in diverse condizioni di utilizzo. In una seconda fase l’esperimento sarà terminato con l’utilizzo del satellite, che nel trial sarà sostituito da un elicottero, il tutto per simulare situazioni di utilizzo reali, anche con dei terminali DVB-SH distribuiti a degli utenti tester. Il fine sarà quello di dimostrare le migliori qualità di ricezione in ogni condizione ipotizzabile. Ma come ci indica la road map siamo ancora lontani dal 2010, cioè dalla sua realizzazione commerciale definitiva.

 

Nella tavola rotonda “L’innovazione delle piattaforme di diffusione digitale: opportunità e prospettive di mercato“, svoltasi nel pomeriggio, si è cercato di trovare delle risposte anche dal mondo degli operatori e dei broadcaster. La discussione, che ha visto una breve introduzione di Guido Vannucchi, Consiglio Superiore delle Comunicazioni, è stata moderata e interamente coordinata da Paolo Talone della FUB ed è partita proprio dall’importanza che riveste la famiglia di standard DVB, che ha origini europee e in parte italiane. Un successo che, come per il GSM, si è rivelato di spessore internazionale e targato Europa. Il DVB nelle sue specifiche di standard è e sarà una piattaforma fondamentale per lo sviluppo della televisione che verrà. Anche considerando l’ampio utilizzo dello spettro di banda S (2,17-2,20 GHz), disponibile in tutta Europa e che può essere utilizzato per erogare in tutto il continente servizi mobili satellitari come la Mobile TV.

La stessa banda S, che designa la tecnologia di ultima generazione DVB-SH, è uno spettro di banda disponibile in tutto il continente e può essere utilizzato per erogare servizi mobili satellitari di diffusione televisiva verso terminali mobili che nel suo intervento Paolo Talone, Fondazione Ugo Bordoni, vede “come una svolta dovuta all’introduzione di una tecnologia che coniuga la diffusione diretta via satellite con il terrestre, per la ricezione indoor e altre situazioni critiche. I maggiori stakeholder di questa tecnologia sono Alcatel e Astra che, assieme alla Comunità Europea, hanno lavorato sul DVB acquisendo porzioni di spettro importanti. Da non dimenticare poi che il DVB-SH può anche trasportare altri servizi mobili multimediali, come la radiofonia digitale“.

 

E a proposito di broadcast Luigi Rocchi della Rai afferma che: “Moltiplicandosi gli standard, la cosa più importante per un’azienda è quella di posizionarsi immediatamente sul mercato, monitorando i modelli di consumo dell’audience e approntando le strutture esistenti al contesto multi-piattaforma. Questo perché la Rai non è solo un’azienda pubblica ma è anche un’impresa, con dei doveri verso i propri utenti/consumatori che occupano un posto centrale nelle strategie aziendali“. Una valutazione molto interessante, anche perché gli utenti sono e restano gli utilizzatori finali della filiera del prodotto, il cui budget-time deve diventare una risorsa spendibile per gli operatori in campo e non un problema da gestire. La Rai a riguardo, continua Rocchi: “sperimenta nuove tecnologie con enti e strutture di ricerca, con le Università e con la FUB, compresi i grandi centri di eccellenza italiani e europei, finalizzate allo sviluppo di nuovi contenuti audio-video per formati HD. Lo stesso dicasi per l’IPTV, con importanti accordi portati avanti assieme a Fastweb, Telecom Italia e Tiscali, per lo studio di servizi interattivi e opportuni modelli di business, che per noi rimangono legati alla vocazione pubblica dell’azienda“.

 

In ogni contesto di progresso e sviluppo tecnologico chi inizialmente ne subisce l’impatto sono sempre i soggetti più piccoli, in questo caso le piccoli emittenti. I problemi principali sono dovuti alla carenza di frequenze su cui muoversi, di risorse, di contenuti e di presenza. Queste aziende hanno comunque degli interessi e una professionalità da difendere, come sottolinea Stefano Selli della Federazione Radio Televisioni, chiedendo a gran voce di entrare nel mercato per competere. Una situazione da approfondire, anche in chiave di lotta al digital divide.

Secondo Andrea Ambrogetti di Mediaset questo è reso possibile proprio grazie alla piattaforma digitale terrestre: “Un patrimonio universale in grado di portare tutti i soggetti sulla piattaforma HD, rendendo tale piattaforma democratica e accessibile, lo stesso fine che si sono poste DGTVì e HD Forum studiando un protocollo che garantisca tali risultati“. Cosa peraltro resa oggi più che possibile dallo sviluppo di tecnologie ormai alla portata delle aziende, come afferma Marco Rossignoli per Aeranti-Corallo: “le tv locali chiedono di entrare nel panorama dell’offerta digitale, tutte le 580 emittenti locali abilitate dal Ministero e che hanno attivato impianti digitali. Parliamo di aree all digital come la Sardegna, la Val D’Aosta, il Piemonte o la provincia autonoma di Trento. Scenari in cui è importante svolgere il ruolo di operatore televisivo, produttore di contenuti e operatore di rete per cominciare di nuovo a produrre“. Su quest’ultimo aspetto vale la pena di soffermarsi perché nel mercato italiano l’industria dei contenuti è davvero in crisi, essendo rimasta indietro negli ultimi anni e perdendo colpi rispetto ai giganti americani, inglesi o francesi. Anche Piero De Chiara, Telecom Italia evidenzia questo dato: “La televisione negli ultimi venti anni è rimasta ferma, non ha fatto caso ai grandi cambiamenti di paradigma tecnologico che ci sono stati e il quadro che emerge oggi è allarmante, con un’industria del prodotto nazionale che non esiste più. Nel settore dei terminali, in quello della pubblicità, come dei contenuti, dipendiamo dall’estero. Dobbiamo cominciare a collaborare a livello europeo per aumentare la nostra competitività su tutte le piattaforme“.

 

Tornando al DVB-SH di ultima generazione, i grandi paradigmi tecnologici hanno apportato, come ricordava De Chiara, dei vantaggi enormi a chi li ha saputi cogliere. Vantaggi economici, di costi e di risorse, nonché di banda, perché la banda SH è vicina all’UMTS sullo spettro e quindi, a livello di licensig, permessi e strutture, i prodotti in SH sono già pronti per essere lanciati appoggiandosi proprio all’UMTS. Difatti, come ricorda Maurizio Montagna di Alcatel-Lucent Italia: “Il DVB-SH è una piattaforma che funziona anche per terminali mobili in dual-mode H/SH garantendo ulteriori spazi sullo spettro da sfruttare“. Inoltre, aggiunge Adriano Barzaghi di DMT System: “Oggi il digitale ha superato il 50% di penetrazione nel territorio, con le piattaforme intorno al 30%, mentre è l’adozione da parte degli utenti ad essere ancora bassa“.

 

La tv non farà altro che migrare da una piattaforma alle altre, che sia cavo, satellite o terrestre. Un passaggio, ci evidenzia Marcello Berengo Gardin di Sky Italia, che oggi è già assicurato dalla piattaforma DVB-T2 e SH, ma che alla fine dipende sempre dalle esigenze del mercato, vero ultimo motore di molti dei cambiamenti che ci aspetteranno. Un mercato che lentamente comincia ad aprirsi e a diventare dinamico, anche grazie alle nuove infrastrutture poste in essere in vista dello switch off analogico in Sardegna, utili al digitale terrestre che a regime presenterà un parco di 29 reti, di cui 21 con una copertura all’80%, e con un numero di impianti superiore a 600.

Sullo stesso tavolo in Sardegna si muove H3G, che vede emergere proprio in concomitanza dei Giochi Olimpici cinesi la possibilità di sperimentare il DVB-SH per terminali mobili, come si affretta a evidenziare Carola Lulli di 3Italia: “Certo, sui regolamenti c’è ancora molto da fare, perché bisogna prendere delle decisioni riguardo le piattaforme utilizzate e riguardo il tipo di contenuti che si vogliono trasmettere, proprio in chiave di diritti e di gestione di questi. Ciò che serve è un quadro certo“. Questo ci ricorda quanto le regole e le scelte di policy siano importanti per lo sviluppo o meno di una tecnologia e per il suo affermarsi, anche in termini di vantaggi per l’utente consumatore finale.

 

In conclusione, Alberto Morello, rimasto fino alla fine attento ascoltatore, ricorda a tutti i partecipanti l’urgenza di un tavolo comune e di un percorso condiviso e condivisibile, dove gli operatori sinao in grado di definire un modello sostenibile sia a livello economico che di migrazione tra le piattaforme e il Sistema paese veda la nascita di un tavolo regolatorio avanzato.

 

Leggi anche:

 

DVB-2 – I sistemi DVB di seconda generazione

 

Lo standard DVB di seconda generazione per l’HDTV

 

Lo standard DVB per la diffusione ibrida satellitare e terrestre verso terminali mobili

di Alberto Morello – Centro Ricerche Rai

 

Innovazione delle piattaforme per la Tv digitale: DVB-S2 – DVB-T2 – DVB-SH. Se, quando, come?

di Paolo Talone e Giuseppe Russo – FUB

    

Nuove piattaforme per la diffusione della Tv digitale

di Maurizio Montagna – Alcatel-Lucent

  

 

Ascolta su RadioKey (www.radiokey.biz/) il podcast del 5° Seminario Bordoni su Nuove piattaforme per la radiodiffusione della tv digitale

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