Mondo
Da ieri, dopo 14 mesi di intenso dibattito, il formato Microsoft Office Open XML è ufficialmente Standard ISO, ma a quanto pare l’Antitrust Ue vuole, ancora una volta, vederci chiaro.
La Commissione già a gennaio aveva fatto sapere di voler appurare se il formato fosse sufficientemente interoperabile con i prodotti concorrenti (come HTML, PDF e ODF) in seguito al ricorso di ECIS.
Secondo il Wall Street Journal, l’indagine è partita a febbraio ed è tuttora in corso.
I formati OOXML, ODF e simili sono linguaggi utilizzati per memorizzare e leggere documenti. Essi fanno sì che un file possa essere usato anche con software differenti da quelli con cui è stato realizzato e sono quindi fondamentali per la creazione e la gestione di documenti.
ODF (Open Document Format), sponsorizzato tra gli altri da IBM e Google, è stato riconosciuto come standard ISO nel dicembre 2006.
Il sito web CNET News.com, intanto, ha visionato dei documenti a riprova del fatto che l’Antitrust Ue ha richiesto all’ente di standardizzazione norvegese di fornire i dettagli relativi al processo che ha portato alla votazione favorevole verso OOXML, per capire se si siano verificati tentativi di influenzare il dibattito o il voto finale e per appurare, infine, se il gruppo di Redmond abbia abusato della propria posizione dominante per spingere il proprio formato.
In risposta, Standards Norway ha comunque spiegato che il dibattito è stato sì acceso, ma che non si è potuto registrare alcun “comportamento inappropriato tale da compromettere il processo”, nonostante alcuni giorni fa il capo della commissione incaricata di formare la posizione della Norvegia su OOXML avesse inviato una lettera all’ISO lamentandosi del fatto che la decisione di ratificare lo standard non riflettesse il pensiero di molti esperti membri del gruppo.
Anche Microsoft sarebbe stata sentita dalla Ue nell’ambito dell’inchiesta, alla quale il gruppo starebbe “pienamente collaborando”.
Il responsabile corporate standards di Microsoft, Jason Matusow, ha scritto sul suo blog che le macchinazioni per “sovvertire l’esito del voto di ratifica o quantomeno per screditarlo” sarebbero orchestrate da IBM.
La guerra dei formati vede opposti da un lato il settore pubblico, i sostenitori del software libero e quelli tradizionali (IBM, Sun, Red Hat, Google) – i quali ritengono che le applicazioni di OOXML, in quanto protette da copyright, non potranno essere implementate in futuro da altri sviluppatori – dall’altro gli editori di software.
Mentre il formato ODF potrebbe assumere tranquillamente il ruolo di formato universale, si pone la questione del ritorno degli investimenti per gli editori: numerosi sviluppatori software indipendenti e produttori di piattaforme hanno già sviluppato prodotti compatibili con OOXML e rifiutare la standardizzazione del formato Microsoft avrebbe significato vanificare tutti il lavoro fatto finora.
Per questo, ad esempio, l’ente di normalizzazione che rappresenta la Francia presso l’ISO (AFNOR) aveva deciso in un primo momento di opporsi alla ratifica, ma ci ha poi ripensato, proponendo tuttavia all’ISO di organizzare la convergenza tra ODF e Office Open XML.
Numerosi contributi hanno infatti dimostrato la necessità di un formato Office Open XML di qualità riconosciuto dall’ISO. “Nell’attuale contesto, in cui esistono numerose specifiche di formati di documenti, gli esperti francesi, che hanno ampiamente contribuito ai lavori dell’ISO sull’argomento, hanno dimostrato che è possibile giungere alla convergenza tra OOXML ed il formato ODF verso uno standard di formato unico di documento convertibile”, ha spiegato l’AFNOR.
Il processo di normalizzazione del formato OOXML è partito nel 2005 e, grazie anche alla collaborazione di player tra i quali Apple, Novell, Toshiba e della U.S. Library of Congress, è stato approvato nel 2006 come standard dall’ente di normalizzazione americano – Ecma – che ne ha quindi proposto la candidatura all’ISO.
Il via libera al riconoscimento di OOXML come standard ISO – approvato dall’86% di tutti gli organismi nazionali (contrari Brasile, Canada, Cina, Cuba, Ecuador, India, Iran, Nuova Zelanda, Sud Africa e Venezuela) – è stato salutata da Microsoft come una vittoria “per i clienti, i fornitori di tecnologia e i governi che vogliono scegliere un formato che incontri le loro esigenze e aver voce in capitolo per quanto riguarda l’evoluzione di questo standard di ampia diffusione”.
“Grazie alle indicazioni fornite da tecnici, clienti e governi di tutto il mondo, lo standard è stato notevolmente migliorato”, e – come ha sottolineato Tom Robertson, responsabile per l’interoperabilità e gli standard di Microsoft Corp – ha ottenuto una larga adozione nell’intera industria del software per l’utilizzo su un’ampia varietà di piattaforme, incluso Linux, Windows, Mac OS e Palm OS.
Anche in Italia, OOXML, che sarà caratterizzato dalla label ISO 29500, ha ottenuto un grande supporto da parte di aziende e operatori del mercato IT: “oltre 40 imprese, fornitori di soluzioni e istituzioni del pubblico settore hanno espresso il loro appoggio alla standardizzazione ISO del formato Open XML e numerose sono le realtà che testimoniano la scelta o che hanno già adottato Open XML all’interno delle proprie soluzioni e sistemi informativi”.
Tra queste, aziende quali Poste Italiane, Telecom Italia, Sielte, rappresentanti della Pubblica Amministrazione come Provincia Autonoma di Trento, Regione Veneto e Iride Acqua e Gas, e molti operatori del mercato IT.