Italia
Anche se l’Italia primeggia per la diffusione di telefonini e l’uso di servizi avanzati quali la Tv Mobile, continua ad arrancare in fatto di banda larga.
Secondo il 13esimo rapporto della Commissione europea, presentato a Bruxelles, la penetrazione delle tecnologie broadband nel nostro Paese è cresciuta e si attesta attorno al 17%, ma resta comunque al di sotto della media Ue del 20%.
Un ritardo attribuibile alla mancanza di competizione fra infrastrutture e allo strapotere di Telecom Italia – la quota degli operatori alternativi è ferma al 35,2% – e che il Commissario Viviane Reding giudica “inaccettabile“.
Nel mercato italiano, come anche in quello tedesco, persiste secondo la Reding un gap digitale troppo marcato tra aree urbane e rurali: dal rapporto emerge infatti che nelle prime la copertura arriva all’89%, nelle seconde si ferma ad appena il 50%.
“Punti bianchi” che bisogna eliminare se l’obiettivo è “lo sviluppo economico”, visto che “la banda larga può e deve essere un volano per la crescita e per l’occupazione”.
Certo, il rapporto riconosce l’evoluzione del mercato italiano verso “l’aumento della concorrenza e delle offerte innovative”, ma sottolinea anche che c’è “spazio per una concorrenza più efficace”, dal momento che Telecom Italia controlla ancora quote di mercato pari al 60% nel settore delle chiamate da rete fissa, per tutti i tipi di chiamate, e al 70% per quelle nazionali.
Pollice verso anche per i lunghi tempi di attesa per cambiare gestore telefonico, che possono arrivare a 20 giorni, quando la riforma della Commissione Ue ne prevede solamente uno: “una punizione ingiustificata” per un utente che chiede soltanto di poter cambiare operatore telefonico, secondo la Reding, che sottolinea anche come la portabilità del numero possa dare “un forte impulso alla concorrenza”.
Il servizio è attivo nel nostro Paese dal 2002 ed è stato utilizzato finora da 14 milioni di persone, di cui 4 milioni nello scorso anno.
Segnali positivi arrivano invece dai dati relativi all’apertura dell’ultimo miglio della rete, cioè quel tratto che collega le centrali telefoniche agli utenti finali e che consente agli operatori alternativi di competere con l’incumbent: secondo i dati Ue, e settembre 2007 le linee in unbundling attive erano 3,2 milioni, cioè 1,3 milioni in più rispetto a un anno prima.
All’Italia anche il primato dei costi dell’ultimo miglio, i più bassi d’Europa, pari a 7,81 euro al mese.
Un risultato raggiunto grazie al buon operato dell’Authority in materia non solo di ultimo miglio, ma anche di offerte e trasparenza dei prezzi.
Tra le iniziative Agcom maggiormente apprezzate dalla Commissione, l’attuazione di “un sistema innovativo per misurare la qualità e la velocità delle connessioni a banda larga downsteam e upstream”, la riduzione dei prezzi dei servizi al dettaglio (del 14% nel 2007) e le numerose iniziative assunte dall’Autorità per una maggiore tutela dei consumatori, in particolare disabili.
“E’ con legittima soddisfazione – ha dichiarato quindi il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò – che rilevo che la Commissione Europea ha registrato il grande sforzo compiuto quest’anno dall’Agcom a tutela dei consumatori. Si è trattato di un lavoro lungo, complesso e difficile, svolto lontano dai riflettori, che oggi comincia a dare i suoi frutti”.
Incassatele bacchettate della Reding sulla banda larga, Calabrò ammette poi che bisogna ancora lavorare tanto su questo fronte “…per garantire più investimenti nei servizi, dove l’Italia non è tuttora in linea con i Paesi più virtuosi d’Europa”, pur sottolineando che la Commissione ha comunque riconosciuto il valore delle recenti iniziative Agcom quali la recente approvazione dell’offerta bitstream.
Secondo il Rapporto della Commissione, in Italia il mercato delle telecomunicazioni ha raggiunto nel 2006 un valore pari a 41,3 miliardi di euro, con i ricavi provenienti dalla telefonia mobile che si sono attestati a quota a 21,7 miliardi.
La Ue sottolinea inoltre la buona crescita dell’Umts, che contava al primo ottobre dello scorso anno 21 milioni di clienti, in crescita del 38,5 % rispetto a ottobre 2006.
Quanto al resto dell’Unione, “siamo sulla buona strada”, ha spiegato la Reding, ma “…c’è ancora un notevole margine di miglioramento per quanto riguarda i benefici che i consumatori possono trarre da un mercato unico più forte, da una maggiore concorrenza e da una riduzione degli oneri regolamentari che gravano sui soggetti che operano sul mercato”.