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Firmato un importante accordo di collaborazione tra Rai e Radio Vaticana, per la sperimentazione di nuovi sistemi digitali nella diffusione dei segnali radiofonici con tecnologia DRM (Digital Radio Mondiale), nuovo standard mondiale non proprietario riconosciuto dall’ITU (International Telecommunication Union) e dall’ETSI (European Telecommunications Standards Institute).
Come informa una nota, la sperimentazione consentirà di verificare, a partire dal mese di maggio, la copertura delle emissioni in modulazione digitale DRM di Rai e Radio Vaticana nella città di Roma e provincia, effettuate in banda HF sulla frequenza dei 26 MHz.
Più precisamente, la radiodiffusione digitale in tecnica DRM garantisce, rispetto a quella analogica, una qualità audio nettamente superiore essendo comparabile alla qualità delle emissioni in modulazione di frequenza, e consente la riduzione delle potenze di trasmissione, a parità di area di copertura, con conseguente elevato risparmio energetico ed un ridotto impatto ambientale in termini di emissione elettromagnetica.
In onda media è già in corso la sperimentazione della diffusione digitale DRM dalla stazione Rai di Milano Siziano sulla frequenza 900 KHz e dalla stazione di Radio Vaticana di Roma S. Maria di Galeria, rispettivamente sulle frequenze 1530 KHz e 1611 KHz e, a breve, anche dalla stazione Rai di Roma S. Palomba sulla frequenza 846 KHz.
Claudio Cappon, direttore generale Rai, ha commentato: “La collaborazione si inquadra in un contesto di valorizzazione delle specifiche competenze acquisite da Rai nel campo dei nuovi servizi digitali e permetterà di valutare le potenzialità offerte dallo standard DRM promuovendo lo sviluppo tecnologico dei nuovi apparati di ricezione a basso costo già inseriti nei piani di sviluppo delle industrie del settore”.
Per il Reverendo Padre Federico Lombardi s.j., direttore generale di Radio Vaticana, “Lo standard DRM riveste particolare interesse per i broadcaster in quanto permette un netto miglioramento della qualità di ricezione nelle trasmissioni in banda HF, anche a lunga distanza, alle quali la Santa Sede è particolarmente interessata”.
Sandro Piervenanzi, direttore tecnico di Radio Vaticana, ha sottolineato: “Questo accordo rappresenta un ulteriore passo di collaborazione tra Rai e Radio Vaticana in vista delle evoluzioni degli standard numerici di radiodiffusione”.
Sulla stessa linea Luigi Rocchi, direttore delle Strategie Tecnologiche Rai: “L’iniziativa contribuisce a consolidare l’impegno da parte Rai verso l’innovazione tecnologica e lo sviluppo delle reti digitali anche nel campo radiofonico in Italia”.
Soddisfazione è stata subito espressa da Franco Narducci, presidente Unaie (l’Unione nazionale delle associazioni degli immigrati e degli emigranti), capolista del Pd nella circoscrizione Estero – ripartizione Europa – il quale ha parlato di importante accordo, sottolineando che occorre procedere al “…rafforzamento della presenza di un servizio pubblico radiofonico in italiano nei principali Paesi dell’Europa”.
Narducci ha aggiunto che “…Le specifiche competenze acquisite dal servizio pubblico radiotelevisivo nel campo del broadcasting digitale, e in particolare del DRM che permette un netto miglioramento della qualità di ricezione nelle trasmissioni radiofoniche, anche a lunga distanza, alla cui crescita l’Unaie è particolarmente interessata, offrono finalmente la possibilità di ridare vita al mezzo radiofonico presso le comunità italiane all’estero”.
Si tratterà, ha detto ancora, di “sviluppare un contesto normativo nazionale che favorisca le trasmissioni radiofoniche digitali internazionali e il rafforzamento della presenza di un servizio pubblico radiofonico in italiano nei principali Paesi dell’Europa, per favorire il processo di diffusione della cultura italiana nel contesto europeo e internazionale, per la diffusione dei diritti dell’uomo nella libertà”.
In questo contesto, ha proseguito il presidente Unaie, “appare importante che il governo italiano, verso gli altri Paesi dell’Europa, curi la divulgazione dei valori affermati nella Costituzione italiana, ben radicati nella bimillenaria storia del nostro Paese”.
E i politici “sono eticamente obbligati a promuovere questo processo che richiede una conoscenza profonda delle radici culturali della nostra società per poter sviluppare il valore centrale dell’uomo e delle sue libertà nella costruzione di una Europa dei popoli”.