Italia
Il turismo costituisce una delle principali risorse economiche del Paese: considerando anche l’indotto, pesa per oltre il 10% sul PIL. Una quota che, seppure in linea con la media europea, si posiziona ben al di sotto di altri Paesi a forte vocazione turistica come la Spagna (17,8%) o la Francia (11,4% secondo il WTTC, World Travel & Tourism Council).
Il dato italiano, tuttavia, non tiene conto dell’apporto di tutto il “sommerso” che nel settore riveste un ruolo quanto mai rilevante e che, se inserito nelle statistiche ufficiali, riequilibrerebbe non di poco il posizionamento italiano rispetto ai suoi più diretti competitori europei.
Colpisce comunque il fatto che l’Italia, pur disponendo del patrimonio artistico e culturale più importante al mondo, arranca nel confronto internazionale e, in base agli ultimi dati pubblicati dal World Economic Forum, dopo un lievissimo recupero nel 2006, continua a perdere competitività, inseguendo la Svizzera (leader nella graduatoria), la Francia, ma anche la Spagna che, solo pochi anni fa, era fra i nostri inseguitori.
Come è possibile che il nostro Paese, che occupa il primo posto nell’immaginario e nei desiderata delle vacanze dei turisti stranieri, scenda sorprendentemente al quinto posto al momento della prenotazione del viaggio?
Quali sono i fattori strutturali e gli errori, strategici e di comunicazione, che producono questa inaccettabile perdita di competitività?
Le cause sono molteplici, ma l’attenta analisi del settore svolta da ThinkTel ha individuato quattro nodi principali, alla cui soluzione l’ICT potrebbe dare un rilevante contributo:
Offerta alberghiera eccessivamente frammentata, storicamente caratterizzata da piccole strutture prevalentemente a gestione familiare. La dimensione media di un albergo italiano è di circa 60 posti letto,
Infrastrutture di trasporto insufficienti. L’Italia ha un punteggio di 3,5 su una scala da
Rapporto qualità/prezzo scarsamente competitivo. L’Italia ha un forte potenziale di attrazione a livello internazionale, grazie a una cucina e uno stile di vita ammirati in tutto il mondo, una godibilità turistica di 365 giorni l’anno, capace di soddisfare, quindi, tutti le possibili richieste, dall’arte allo sport, dalla natura, all’enogastronomia e al benessere. Ciò nonostante, la carente formazione e professionalità degli operatori rende l’offerta meno appetibile rispetto a quella di alcuni paesi concorrenti come la Francia sul fronte dell’arte e dell’enogastronomia, o la Spagna e la Grecia nel settore del turismo balneare, senza voler considerare l’area del Mar Rosso e dell’Africa Mediterranea, che hanno un forte vantaggio di prezzo ed ora, avendo acquisito cognizione delle loro potenzialità turistiche, stanno rapidamente guadagnando terreno.
Politica di gestione e di promozione del turismo non unitaria a livello Paese. La pletorizzazione del processo di definizione delle strategie e di promozione a livello di singole Regioni e Province, la mancanza di una reale politica di promozione unitaria (di cui sono clamorosi esempi l’assenza di un logo “Italia” e il recente fallimento del Portale del Turismo), sono alcune delle cause strutturali del ritardo italiano, rispetto alle quali si è assistito finora solo ad un susseguirsi di promesse rimaste prive di risultati concreti.
Quale ruolo dovrebbero avere le tecnologie informatiche nel Turismo?
Le tecnologie informatiche hanno un formidabile potenziale di abilitazione e potrebbero realmente contribuire alla costruzione di una immagine unitaria: i Portali, le tecnologie basate sulla posizione (LBS – Location Based Systems), la creazione di Community, sono tutti strumenti che possono migliorare l’immagine, l’offerta e
Il Turismo è un comparto estremamente pervasivo: non sono solo gli operatori professionali che ne fanno parte, ma tutti noi, con le nostre abitudini, i nostri costumi, il nostro modo di trattare la cosa pubblica, contribuiamo a migliorare l’immagine e il brand “Italia”. Fino a quando questo non verrà comunicato e non permeerà la cultura e il vissuto del nostro Paese, il turismo in Italia rimarrà la “Cenerentola” all’interno della sua economia, una Cenerentola che ben vale il 10% del PIL.