Unione Europea
La popolazione europea sta invecchiando: attualmente l’aspettativa media di vita è di circa 80 anni, contro i 50 del 1920 e tra il 2010 e il 2030, quando andrà in pensione la cosiddetta generazione del “baby boom”, il numero di persone di età compresa tra i 65 e gli 80 anni aumenterà quasi del 40%.
Per cercare di dare una risposta alle esigenze di autonomia, inclusione sociale e occupabilità degli anziani il Parlamento europeo ha approvato un programma di ricerca che, attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), intende favorire l’avvento di prodotti, servizi e sistemi innovativi, riducendo al contempo i costi sanitari e dell’assistenza sociale.
Secondo i parlamentari europei, le tecnologie ICT possono “aiutare gli anziani a rimanere in buona salute e ad essere indipendenti più a lungo e permettere loro di rimanere attivi sul lavoro o in comunità”, ma permettono loro anche di essere assistiti in maniera più efficiente.
Il Parlamento ha dunque adottato – con 431 voti favorevoli, 10 contrari e 8 astensioni – un pacchetto di emendamenti di compromesso proposto dalla relatrice Neena Gill (PSE, UK) e dal Consiglio che consentirà la partecipazione della Comunità al programma “Domotica per categorie deboli“, avviato da 20 Stati membri (tra cui l’Italia) e da Israele, Norvegia e Svizzera.
La Ue stanzierà per l’attuazione del programma 150 milioni di euro per il periodo coperto dal settimo programma quadro (2008-2013), ma gli Stati membri dovranno impegnarsi al pagamento effettivo della loro partecipazione finanziaria, che dovrebbe attestarsi a minimo 200 mila euro all’anno.
Al 1° gennaio 2008, gli Stati partecipanti si sono impegnati a contribuire per un totale annuale di 32,2 milioni di euro, di cui 2,5 sono “promessi” dall’Italia (Ministero della Ricerca e dell’Università).
Il programma comune prevede l’avvio di attività di ricerca, sviluppo e innovazione e di attività di mediazione, promozione e creazione di eventi.
Le attività di ricerca dovranno essere inserite nell’ambito di progetti che coinvolgano ameno tre Stati membri.
Tra i target del programma, oltre alla realizzazione di prodotti e servizi funzionali a “invecchiare bene, a casa, in comunità e sul lavoro”, anche lo sviluppo di un framework comunitario coerente “che agevoli lo sviluppo di approcci comuni, incluse norme minime comuni, la localizzazione e l’adattamento di soluzioni comuni compatibili con le diverse preferenze sociali e gli aspetti regolamentari a livello nazionale o regionale in tutta Europa”.
Bisogna quindi fare in modo, secondo i parlamentari Ue, di accelerare lo “sviluppo di soluzioni efficaci che contribuiscano a garantire un accesso equo e semplificato a prodotti e servizi ICT”, anche attraverso una scelta di canali diversi, “che rispettino la riservatezza e la dignità degli anziani in tutte le regioni europee”.
Il Parlamento chiama quindi in causa il settore privato, in particolare le piccole e medie imprese, invitate a promuovere e cofinanziare progetti correlati al mercato e a sviluppare nuove tecnologie e soluzioni che abbiano come fine ultimo una maggiore partecipazione e inclusione sociale degli anziani.