Stati Uniti
Il concetto di dipendenza dal cellulare o da internet non è più solo un argomento da chiacchierata fra amici, ma comincia a riempire le pagine delle riviste scientifiche, dal momento che si è capito che alcune persone, semplicemente, ‘hanno bisogno’ di passare del tempo online e danno di matto al solo pensiero di aver lasciato il cellulare a casa.
La società Solutions Research Group ha anche coniato una nuova espressione per descrivere il malessere che si prova quando non si può accedere al web o non si può comunicare col cellulare, e parla nel suo nuovo rapporto ‘Age Of Disconnect Anxiety’ proprio di ‘ansia da disconnessione’.
L’espressione si riferisce ai sentimenti di “disorientamento e nervosismo” che si provano quando si viene privati di internet o dell’accesso wireless per un certo periodo di tempo.
L’ansia da disconnessione, dicono i curatori del rapporto, coglie “persone di tutte le età e di tutti i ceti sociali” e ha diversi livelli di intensità.
Lo scorso anno si è parlato molto dell’ansia legata al blackout del BlackBerry, ma ultimamente l’attenzione si è spostata anche su altre varianti della questione.
In generale, la ricerca ha rilevato che l’ansia da disconnessione interessa il 27% della popolazione americana e, in particolare, il 41% delle persone di età compresa tra i 12 e i 24 anni, il 50% di quelle tra i 25 e i 49 anni e solo il 9% degli over 50.
L’83% degli americani presi in esame nello studio si dice poi d’accordo sull’affermazione “Il cellulare va dovunque vada io”, a conferma del generale disagio associato alla mancanza o alla perdita dell’amato gadget.
Ma cosa, in particolare, genera quest’ansia di non poter usare il cellulare o internet?
La ricerca ha dimostrato che la maggiore fonte di preoccupazione riguarda la ‘sicurezza‘: le persone spesso parlano del proprio cellulare come una ‘rete di sicurezza’ e dicono di sentirsi meno vulnerabili quando lo hanno dietro.
Per questo portare con sé un telefonino è percepito come una necessità e non avere accesso o servizio genera sentimenti di insicurezza e ansia legati alla propria incolumità o a quella della propria famiglia.
“Essere raggiungibili – si legge nel report – è importante specialmente per i genitori che, mentendosi connessi sentono di avere il controllo della situazione”.
La preoccupazione per la sicurezza dei figli, nota la ricerca, è uno dei maggiori fattori dell’adozione dei dispositivi di comunicazione wireless: “il 75% dei teenager americani possedeva un telefonino a novembre 2007, quasi il doppio che nel 2003″ .
Ad alimentare l’ansia da disconnessione è anche il lavoro.
“Il costante flusso di informazioni crea la sensazione che questo flusso debba essere costantemente monitorato e anche se non ci sono regole stabilite, in molti ambienti lavorativi le aspettative sullo stare sempre connessi sono implicite”.
Essere ‘always on’ o ‘connessi’ è una risposta – e, ironicamente anche un contributo – al fatto che la nostra cultura si basa sulla velocità.
“I computer e la tecnologia hanno semplificato per certi aspetti le nostre vite, ma hanno anche ingenerato la tendenza a ritenere tutto urgente”, ha spiegato uno dei partecipanti all’inchiesta.
“Prima dell’avvento di internet, se si voleva comunicare con qualcuno si spediva una lettera e si attendeva la risposta, che poteva arrivare anche dopo settimane. Con l’email, la risposta è attesa in giornata, ma anche dopo pochi minuti”.
L’ansia da disconnessione che coglie i lavoratori è dunque incentrata sul timore di “perdere informazioni importanti”, ma anche sul fatto che più si sta disconnessi, più si accumulano dati che poi si dovranno esaminare.
Tra i più giovani, soprattutto dopo il successo dei siti di social networking, la disconnessione genera veri e propri sentimenti di panico.
Alla tendenza a non spegnere mai il telefonino si è dunque aggiunta la necessità di contattare gli amici attraverso siti come MySpace o FaceBook.
Essere disconnessi, significa a questo punto essere tagliati fuori da eventi ed essere a corto di quelle informazioni che tra amici virtuali sono diventati ‘valuta sociale’.
“Nessuno vuole essere tagliato fuori, e restare connessi via FaceBook, sistemi di instant messaging e messaggi di testo è il modo per assicurarsi che questo non succeda”, nota il rapporto.
“Il mio cellulare rappresenta la mia vita sociale – spiega una ragazza intervistata – ricevere telefonate dagli amici, messaggi sui progetti per la serata. Tutte le mie vacanze sono descritte dalle foto che ho sul telefonino e se lo dimentico a casa divento matta al pensiero di perdermi qualcosa della mia vita sociale”.