Italia
Cosa serve per far funzionare l’Italia? Se lo chiedono coloro che stanno partecipando a Innovation Forum 2008 (Milano, 12-15 marzo). Un tema complesso che sarà analizzato da diversi punti di vista. Per questo il forum offre cinque percorsi tematici: Strategie, Tecnologie, Economia e Finanza, Cultura e Web 2.
Tanti i presenti tra istituzioni, aziende intenzionate a introdurre l’innovazione tecnologica per innovare i propri modelli di business, imprese ICT, università e poli tecnologici, ma anche associazioni di categoria, mondo finanziario, incubator e opinion maker.
Un patto per l’innovazione tra le grandi aziende del mercato dell’ICT italiano per lo sviluppo del Paese, orientato a una fattiva collaborazione con il mondo dell’università e della ricerca. E’ la proposta lanciata con forza da Mario Derba, amministratore delegato di Microsoft Italia, in occasione della tavola rotonda dedicata al contributo delle nuove tecnologie all’innovazione in Italia, a cui hanno partecipato anche rappresentanti di HP, IBM, Oracle, Accenture e Sia-Ssb.
“Per realizzare vera innovazione in Italia – ha spiegato Derba – è fondamentale oggi un intelligente utilizzo delle tecnologie di comunicazione e collaborazione tra singole persone e aziende per realizzare progetti e iniziative comuni. Il nostro Paese non può farcela da solo: ha bisogno del sostegno e del contributo genuino che le aziende del settore, unite, possono offrire”.
La giornata di oggi si apre con un’introduzione di Roberto Masiero, presidente Emea di IDC, che anticipa i temi delle successive sessioni.
Si comincia con l’infomobilità, su cui interviene Ezio Viola, Group Vice President and General Manager IDC Insights EMEA.
Viola ha sottolineato che “…l’infomobilità deve essere una variabile strategia sia a livello politico che a livello delle imprese di trasporto locale ma anche nell’ecosistema dell’offerta ICT. Bisogna continuare a incentivare l’innovazione: nuove tecnologie di monitoraggio e trasporto impongono alle aziende di modificare la propria organizzazione”.
Infomobilità significa anche strategie proattive, miglioramento del trasporto delle merci in città nel rispetto dell’ambiente, predisposizione di un’infrastruttura di rete che possa supportare l’innovazione.
Innovare e conservare. Due termini apparentemente contrapposti che lasciano spazio a qualche perplessità e riflessione sulla loro intercambiabilità.
Sono alcuni degli argomenti già discussi nel corso di questo Forum.
Masiero ha evidenziato come, di fronte a dati negativi sull’innovazione tecnologica in primis, che mandano l’Italia in coda alle classifiche europee e peggio ancora mondiali, un cavallo di battaglia resta ancorato al nostro paese: l’export. La buona performance registrata dalle esportazioni negli ultimi due anni conferma il recupero di competitività da parte di quelle imprese dinamiche che si sono affermate come leader mondiali nei settori del made in Italy inteso in senso allargato come, per esempio, l’agroalimentare, la moda, i beni per la casa, la meccanica, i mezzi di trasporto e la meccatronica.
Uno spunto di riflessione interessante che, tiene a precisare Masiero, è legato al fatto che dietro questo successo ci siano anche molte PMI la cui capacità innovativa è sostenuta da un investimento in ricerca, definito, come sommerso, cioè che sfugge alle statistiche. Resta però un andamento preoccupante: il gap di innovazione digitale sulla base dell’incidenza della spesa It sul Pil italiano. Si tratta di un valore sotto la media europea, 1,71 contro 2,71.
Per Masiero, questo gap è solo la punta di un iceberg che nasconde un fenomeno più vasto, cioè quello delle barriere che impediscono o rallentano la mobilità delle idee, le conoscenze e le competenze. Per questo, forse, premere sul pedale dell’acceleratore dei processi di innovazione digitale, potrebbe portare a una spinta tale da ridurre proprio il gap dell’innovazione in generale.
Su quest’ultimo punto anche Giacomo Vaciago, economista e presidente del forum dell’innovazione digitale, non ha usato mezzi termini: “C’è bisogno di recuperare i tempi perduti e studiare un sistema meritocratico più serio per poter guardare avanti con più ottimismo“.