Bollette gonfiate e quiz fasulli: l’Antitrust vuole vederci chiaro. Sono 18 i soggetti indagati per pubblicità ingannevole

di Alessandra Talarico |

Italia


Telefonia

Sono in tutto 18, tra emittenti locali, committenti e assegnatari di numerazioni speciali, i soggetti coinvolti nel procedimento Antitrust volto a fare luce su una delle innumerevoli truffe che ruotano attorno ai numeri speciali 899.

L’Authority ha infatti deciso di estendere il procedimento per pubblicità ingannevole a un numero maggiore di società, per tentare di ottenere nuovi elementi che aiutino a far luce sul ‘business’ delle numerazioni speciali.

 

Nello specifico, l’Antitrust indaga sugli pseudo quiz che infestano le reti televisive, sia locali che nazionali, e che sono in realtà vere e proprie truffe ai danni dei telespettatori più sprovveduti, soprattutto anziani e bambini.

 

Il meccanismo della truffa è subdolo ed estremamente semplice, ma molto redditizio sia per gli organizzatori che per i gestori telefonici titolari delle numerazioni speciali.

Secondo il Tribunale di Genova, infatti, il guadagno degli operatori arriva a circa il 30% degli importi realizzati dai numeri a pagamento, e questo spiega come mai ancora nessuno di loro abbia deciso di tirarsi fuori dai giochi.

 

In sostanza, queste trasmissioni truffaldine invitano il pubblico a telefonare da rete fissa alle numerazioni a sovrapprezzo “899.40.20.15”, “899.40.20.14” e “899.40.20.13”, per vincere premi in denaro – fino a 5 mila euro – dopo aver risposto in diretta TV in modo esatto ad una facile domanda.

Ma, secondo il parere dell’antitrust, considerando sia il modo artificioso con cui vengono formulate le domande al pubblico, sia le modalità con le quali vengono fornite le risposte da parte di presunti telespettatori, si deduce che il quiz altro non sia “che un mezzo surrettizio per spingere i telespettatori a contattare utenze telefoniche a valore aggiunto con prefisso ‘899…’, dai costi molto elevati”.

 

A confermare le considerazioni dell’Authority, le molte segnalazioni giunte dagli utenti, che si sono visti addebitare in bolletta cifre fino a 600 euro.

 

In base alle regole dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni,  le tariffe legate agli 899 possono arrivare a un tetto massimo di 15 euro al minuto.

 

La costante crescita delle richieste di 899 – attualmente sono 35 gli operatori concessionari, inclusi tutti i principali gestori e una miriade di società meno note – è sintomo di come il business attorno ai numeri a valore aggiunto o premium continui ad essere molto attraente.

 

Insomma, denuncia l’Aduc, i gestori telefonici “ci guadagnano, e tanto” e per questo non hanno alcun interesse a frenare questi meccanismi truffaldini, che giocano sull’inesperienza e sulla buona fede dei telespettatori.

Lo scorso novembre, l’Autorità per la concorrenza e il mercato, ha anche aperto un’istruttoria a carico di Rti (Mediaset), in seguito della denuncia inoltrata dall’associazione per una trasmissione a quiz in onda su Italia 1 in fascia notturna.  

La decisione dell’Antitrust di allargare il procedimento a più società, “è da apprezzare”, spiega l’Aduc, anche se l’iter terminerà a settembre.

C’è di buono, sottolinea l’associazione, che “l’Antitrust chiede alle parti coinvolte una serie di informazioni aggiuntive molto utili a capire come funziona il ‘mercato’ delle numerazioni speciali”.

Per esempio, le società dovranno fornire “chiarimenti circa il meccanismo di ripartizione degli utili derivanti dal traffico telefonico effettuato attraverso le numerazioni a sovrapprezzo, citate nei telequiz … tra operatori pubblicitari e gestori telefonici”.

 

Informazioni importanti per capire e misurare il coinvolgimento e la ‘malafede’ degli operatori telefonici coinvolti.

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