Italia
L’articolo che segue, a firma di Maurizio Dècina, è tratto da la-rete.net (www.la-rete.net), il nuovo sito che intende sostenere il dibattito sulla società dell’informazione in Italia.
Il futuro delle reti di telecomunicazioni è caratterizzato dalla diffusione di accessi a banda larga, con velocità da 100 Mbit/s in su, sia per le connessioni alle abitazioni e agli uffici, sia per le connessioni in mobilità.
L’accesso a larga banda degli utenti serve per sfruttare in pieno le capacità di comunicazione multimediale offerte da Internet, integrando i servizi di telefonia e televisione. La concorrenza tra fornitori di servizi convergenti sulle infrastrutture di rete a larga banda comporta benefici diretti per i consumatori e le imprese, stimola l’innovazione nei processi di lavoro delle imprese e della pubblica amministrazione, e fa crescere in definitiva l’efficienza del paese.
Le tecnologie di trasmissione sulle fibre ottiche sono uno strumento essenziale per abilitare le cosiddette reti di prossima generazione, NGN – Next Generation Networks, fisse e mobili. L’accesso a queste reti avviene tramite cavi in fibra ottica dispiegati fino ai locali: edifici e abitazioni. Gli americani chiamano appunto queste architetture delle reti di accesso NGN con l’acronimo Fiber to the Premises. In alternativa, i cavi in fibra ottica possono arrivare fino agli armadi di distribuzione dei doppini telefonici in rame posti sui marciapiedi (Fiber to the Cabinet).
Gli esperti oggi concordano su uno spostamento progressivo dell’attenzione a soluzioni che portino la fibra nei locali chiusi a ridosso delle abitazioni. L’ordine di grandezza degli investimenti per il rilegamento a larga banda di ciascuna abitazione va da 400 fino a 800 quando la fibra arriva fino ai locali. Per connettere 15 milioni di abitazioni servono investimenti compresi tra i 6 e i 12 miliardi di .
Il dibattito sulla regolamentazione dell’accesso alle strutture di rete di nuova generazione è alimentato dalle opposte necessità di ritorno degli investimenti in infrastrutture e di garanzia dell’eguaglianza dell’accesso ai vari operatori concorrenti, In Inghilterra il tema degli investimenti in fibra ottica nell’ultimo miglio è stato affrontato soltanto dopo la costituzione della divisione Openreach di BT, che gestisce lo scorporo funzionale della rete di accesso esistente costituita dai doppini di rame. Ofcom ha pubblicato a luglio 2007 uno studio sui piani di sviluppo delle reti di accesso NGN nel mondo, www.ofcom.org.uk/consult/condocs/nga/future_broadband_nga.pdf.
La figura allegata riassume i piani a breve termine (fino al 2010) e riporta: il tipo di soluzione tecnologica (FTTC, all’armadio; FTTH, ai locali); il target di utenza, gli investimenti in £, e la data di terminazione del piano. (Figura 2)
Incumbent NGA Deployment, Ofcom, July 2007
Lo scenario che emerge da questa rilevazione è il seguente. Nell’area asiatica i piani a breve termine coprono dall’80% al 100% delle abitazioni con tecnologia preferita in fibra fino ai locali: in Giappone e in Corea gli investimenti degli incumbent sono stati favoriti dalla politica industriale dei governi. La Cina ha di recente annunciato un piano per il cablaggio fino ai locali e la fornitura di 1 Gbit/s al 50% delle abitazioni nel 2015. Nell’area nordamericana, i piani a breve della nuova AT&T, che ha riunito i tre operatori locali, Verizon, SBC e BellSouth, coprono il 50% delle abitazioni: negli Stati Uniti la concorrenza con gli operatori di TV via cavo ha spinto gli investimenti in fibra ottica degli operatori telefonici. L’area europea mostra invece, a parte piccoli paesi come Olanda e Danimarca, che gli incumbent dei grandi paesi, Francia, Italia, Regno Unito, Spagna e Germania, stentano a formulare piani di sviluppo a breve termine. Spicca il caso della Germania che ha lanciato un piano di cablaggio all’armadio (FTTC) per 8 milioni di abitazioni, tuttora oggetto di un contenzioso regolatorio tra l’Autorità tedesca e la Comunità Europea, che contesta la “moratoria” di tre anni per l’accesso all’infrastruttura dell’incumbent da parte dei concorrenti.
Asia e America mostrano che le vie che portano alla realizzazione degli investimenti sono diversificate e si snodano sia in ambienti che sostengono una politica “pubblicista” sulla rete dell’incumbent, sia in ambienti ove si sono sviluppate in piena concorrenza due principali infrastrutture di accesso. In Europa, non c’è un efficace duopolio nell’accesso e la politica di sviluppo è governata dai Quadri Regolatori Europei e nazionali. Quindi, proprio in Europa si accentua la criticità dello sviluppo delle reti NGN, in un mercato in rapida evoluzione, in cui i servizi tradizionali di telefonia e di televisione convergono con quelli basati sul Web, e sono quindi soggetti a nuove e aggressive modalità di concorrenza da parte delle società di servizi che operano su Internet: Google, Web 2.0, ecc.
In Italia si apre una nuova fase del dibattito sul tema dello sviluppo in fibra ottica dell’ultimo miglio, del coordinamento degli investimenti relativi e della loro remunerazione. Si auspica l’individuazione di una soluzione, che certamente garantisca la concorrenza e l’apertura dell’infrastruttura a larga banda del paese con garanzia di equaglianza dell’accesso, ma che nel contempo sia sostanzialmente di stimolo agli investimenti e alla realizzazione dei nuovi accessi in fibra ottica, nelle zone del paese in condizioni di mercato concorrenziale e in tempi non troppo lunghi. Ci s’interroga sulle possibili soluzioni, anche societarie, che consentano sia di attrarre capitali per questi investimenti, sia di dare garanzia di piena autonomia di gestione agli altri operatori.
In parallelo, per le zone a sostanziale fallimento di mercato, il diritto universale all’accesso ai servizi Internet dovrà essere garantito tramite l’impiego di fondi d’investimento pubblici, regionali e comunitari, come previsto dall’iniziativa Anti Digital Divide che si articola sull’utilizzo di fibre ottiche e di tecnologie radio del tipo WiMAX per la copertura delle aree rurali e montane del paese nei prossimi cinque anni.