Google investe in una rete ottica trans-Pacifica, ma i timori per la contrazione dell’advertising online fanno crollare il titolo

di Alessandra Talarico |

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Larry Page e Sergey Brin di Google

Un consorzio di sei compagnie internazionali – Google, Singapore Telecommunications, KDDI Corp, Pacific Internet, Bharti Airtel e Global Transit – costruirà una rete sottomarina in fibra ottica lunga 10 mila km che collegherà il Giappone agli Stati Uniti.

 

La costruzione della nuova infrastruttura trans-Pacifica costerà circa 300 milioni di dollari e servirà a sostenere l’enorme crescita del traffico dati e internet tra l’Asia e gli Usa, abilitando inizialmente un aumento della capacità di circa il 20%, col potenziale di aggiungere fino a 7,68 Terabits al secondo di larghezza di banda.

 

La costruzione e l’installazione del network – che dovrebbe essere operativo per il primo trimestre 2010 – sono state affidate a NEC Corporation e Tyco Telecommunications.

 

Il ricorso a un’infrastruttura sottomarina via cavo non sorprende, visto che tra il 2002 e il 2007 l’esigenza di capacità di banda nell’area trans-Pacifica è cresciuta in media ogni anno del 63,7%.

Stupisce invece la partecipazione al consorzio – battezzato Unity – di Google, che però chiarisce che questa decisione non segna un cambiamento nella strategia della compagnia.

 

Secondo il manager della divisione Network, Francois Sterlin, Google non ha intenzione di ‘immergersi’ nel business dei cavi sottomarini: “…non andremo a competere con gli operatori telecom, ma il volume di dati di cui abbiamo bisogno per muoverci nel mondo è cresciuto al punto che in alcuni casi abbiamo superato la capacità che i player tradizionali possono offrire”.

 

La società di Mountain View, come tutto il mondo hi-tech, ha grandi piani per il mercato asiatico e, anche se non vuole competere con l’industria telecom, possedere una parte di un’infrastruttura che renderà questi mercati più accessibili sembra un passo molto logico.

 

Ieri, intanto, le azioni della compagnia hanno toccato i livelli più bassi da maggio, perdendo il 4,6% a 464,19 dollari, a causa di una presunta contrazione del mercato della pubblicità online.

Secondo le rilevazioni della società di ricerca ComScore, le attività di pay-per-click di Google – che rappresentano il punto nevralgico del business del gruppo – avrebbero subito un calo del 7% nel mese di gennaio e del 12% nell’ultimo trimestre del 2007.

 

A pesare sul titolo, inoltre, anche una crescita degli utili inferiore alle attese degli analisti sempre negli ultimi tre mesi dello scorso anno, i timori per il possibile matrimonio tra Microsoft e Yahoo! e l’annuncio che il gruppo di Redmond sta per lanciare un nuovo sistema di misurazione dell’efficacia dell’advertising via internet, battezzato Engagement ROI, che partirà in fase di beta test dal 1° marzo.

 

Il sistema messo a punto da Microsoft dovrebbe consentire di superare l’attuale modello basato sulla classificazione automatica dell’ultima pubblicità esaminata dall’utente – il cosiddetto ‘last ad clicked‘ – per sostituirlo con un metodo di ‘mappatura’ più efficace che utilizza anche le ricerche effettuate sul web per individuare il reale grado di interazione dell’utente e stabilire l’efficacia dell’annuncio pubblicitario con un percorso a ritroso.

La reazione degli analisti non si è fatta attendere: UBS ha tagliato il target price da 650 dollari a 590, mentre BMO l’ha scalato da 690 dollari a 590.

Secondo Nielsen Online, tuttavia, Google ha incrementato, seppur lievemente, il suo strapotere sul mercato della ricerca online negli Usa, portando la sua quota al 56,9% rispetto al 56,3% di dicembre.

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