Key4biz

La Cgil critica Prodi-Gentiloni e sferza Veltroni su Tv e media. Epifani: ‘E’ ora di dire basta alle belle intenzioni disattese’

Italia


Con grande eleganza, come è nei suoi modi naturali, ma con parole di fuoco, il Segretario Generale della Confederazione Italiana Generale del Lavoro, Guglielmo Epifani, ha manifestato ieri mattina, nella sede storica della Cgil, in occasione di un vivace convegno, critiche molto aspre all’operato del governo di centrosinistra: troppe belle intenzioni, e pochi risultati concreti, nell’analisi spietata dell’operato di Prodi e Gentiloni in materia di politiche televisive e più in generale mediali.

Purtroppo siamo alla fine di una legislatura che anche in questo caso, non ha prodotto risultati”, ha sostenuto. Per quanto riguarda specificamente la Tv pubblica: “Se non operiamo una correzione profonda, il futuro della Rai lo vedo molto difficile: ho sempre presente Alitalia, e, anche se non siamo ancora a quel punto, rischiamo di arrivarci, e poi non si torna più indietro”.

In certi momenti, sembrava quasi di ascoltare un esponente dell’opposizione! Epifani si è dichiarato “stanco” di ascoltare chiacchiere su disegni e progetti che non si sono trasformati, in 20 mesi di governo, in leggi dello Stato. 

Le conclusioni di Epifani sono giunte dopo quattro ore di lavoro seminariale: in effetti, l’invito recitava “Seminario. Quale pluralismo, quale libertà per l’informazione nell’Italia delle elezioni anticipate“. Sottotitolo: “Le riforme della comunicazione, della Rai e dell’editoria, tutte occasioni mancate della XV legislatura, devono trovare posto nei programmi”.

 

Berlusconi avrebbe bollato tutti i “seminaristi” come “comunisti”, e senza dubbio hanno partecipato alla kermesse alcuni tra i più importanti esponenti del gotha politico della sinistra, ovvero, meglio, prevalentemente del Partito Democratico. Uniche voci fuori dal coro quelle degli editori, rappresentati dal Direttore Generale della Fieg Alessandro Brignone per la carta stampata e da Filippo Rebecchini Presidente della Frt per quanto riguarda le emittenti radiotelevisive, i quali si sono soffermati rispettivamente sulla complessa gestazione del nuovo contratto di settore e sul benchmark del “caso Sardegna” rispetto alla sintonia e sinergia pubblico-privato nella diffusione della televisione digitale terrestre.

 

Alcune osservazioni coreografiche: una platea di un centinaio di persone, età media intorno ai sessant’anni, nemmeno un trentenne… Dove erano i giovani operatori del sistema dei media, i giovani autori televisivi, i giovani produttori cinematografici o musicali?

Certo, Cgil non rappresenta i free-lance e il popolo delle partite Iva o di internet, e anche questa osservazione deve rientrare in una riflessione (auto)critica sul ruolo del sindacato nel nuovo sistema della comunicazione, gran parte della cui base professionale si caratterizza ormai per precariato estremo. Abbiamo infatti ascoltato, nelle parole di Epifani, una dolente ma saggia critica rispetto all’operato dei “decision maker” politico-partitici (lenti ed inconcludenti), ma nessun cenno sui deficit che pure evidenzia il sindacato confederale.

 

Tra gli interventi, merita una particolare attenzione quello di Roberto Cuillo, Vice Responsabile Informazione del Partito Democratico (ovvero Corresponsabile del settore – insieme a Follini – come l’ha definito con simpatia Paolo Serventi Longhi, moderatore), il quale ha ricordato che il governo che verrà, sia di destra o di sinistra, non potrà ignorare la sentenza della Corte europea di Giustizia sul caso Europa 7, e dovrà comunque affrontare il tema del conflitto di interessi in modo definitivamente deciso. In effetti, il “nodo”, materiale e simbolico, dell’irrisolto conflitto determina un problema etico più grave di quel che spesso si comprende: il cittadino, osservando come lo Stato non affronti e sciolga questo nodo, perde fiducia nelle istituzioni stesse, e una sorta di “illegalità autorizzata” diviene strisciante, sia nella politica sia nella quotidianità. Cuillo ha poi lamentato che Rai metta in onda, spesso, il meglio della propria programmazione, oltre mezzanotte, e che questa degenerazione deve essere corretta, promuovendo un vero e proprio “movimento per la qualità televisiva“.

 

Le provocazioni di Cuillo sono state riprese da altri relatori, ed anche dallo stesso Ministro Gentiloni, il cui intervento è apparso debole, come peraltro inevitabile, dati i risultati del suo operato: poca cosa, va osservato, quel di cui si è fatto vanto il Ministro, ovvero il nuovo contratto di servizio tra Ministero e Rai (qualche telespettatore si è forse reso conto delle differenze tra “prima” e “dopo”?), oppure il sistema “qualitel“, che è ancora in fase pre-progettuale, e rispetto alla cui effettiva messa a regime si nutrono dubbi (senza entrare nel merito della querelle metodologica, alla quale Key4biz ha dedicato notevole attenzione)… Gentiloni ha cercato di giustificarsi, ricordando che 20 mesi sono un arco temporale limitato, rispetto ai 3 anni che sono stati necessari per approvare la legge Gasparri.

 

La Presidente della Commissione Lavori Pubblici e Comunicazione del Senato, la verde Anna Donati, ha rivelato come, in Commissione, ogni chance di dialogo (pur registratasi su altre tematiche) si azzerasse, in materia di riforma del sistema televisivo, ostacolando l’iter delle proposte di legge. La materia televisiva era veramente “intoccabile”, ed il decisore, nell’opposizione, era uno ed uno solo (Berlusconi). La Donati teme anche che la campagna elettorale in corso finisca per riprodurre una sorta di paradossale “duopolio partitico-mediatico”.

Molto stimolante l’intervento di Roberto Natale, Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, il quale si è domandato se è possibile che il Paese debba assistere a una “via edilizia al giornalismo”, ovvero ad una via “sanitaria” ai media, enfatizzando come alcune delle maggiori testate italiane corrano il rischio di finire in mano ad imprenditori che ne fanno strumenti per modificare i piani regolatori o per far crescere i propri business. Natale ha ricordato quel che ha sostenuto qualche mese fa l’Amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo, che dichiarò che “sarebbe meglio” che le banche restino fuori dall’imprenditoria mediale. “Che si prenda lezione da Profumo…” (sic).

 

Interessante anche la presa di posizione di Emilio Miceli, Segretario Generale dell’Slc, il sindacato dei lavoratori del settore comunicazione della Cgil, che ha denunciato l’arretratezza e l’arretramento della Rai, che ormai spende 2 miliardi, su circa 3 di ricavi, in costi esterni: questa patologia da esternalizzazione va curata, per evitare la crisi definitiva della tv pubblica.

Il coordinatore dell’associazione Articolo 21 Giuseppe Giuletti si è dichiarato favorevole alla proposta veltroniana di un “amministratore delegato”, o “unico”, per la Rai, come soluzione estrema ad un male estremo: l’eccessivo policentrismo dei processi decisionali Rai, che bloccano o comunque rallentano la capacità di rispondere alle sfide del mercato (Epifani, in argomento, si è domandato: “come reagisce Rai di fronte ad una alleanza tra Mediaset e Sky nel business dei contenuti per le nuove piattaforme?”). Anche Gentiloni ha sostenuto la tesi di Veltroni sull’amministratore unico ed ha dichiarato come i suoi disegni di legge sul sistema tv e sulla Rai, in origine, erano più radicali, e come lui sia stato costretto ad attenuarli, per farli sostenere dalla maggioranza (che peraltro non ha certo determinato una accelerazione dell’iter!). Nessun riferimento alla sortita “guerrigliera” di Di Pietro, che pure è tornato nei ranghi dopo qualche ora dalle sue sparate di ieri su una Rai ed una Mediaset con 1 sola rete ognuna…

 

Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’editoria Riccardo Franco Levi ha elegantemente descritto vita crescita e… morte del disegno di legge che avrebbe dovuto correggere alcune distorsioni del sistema dell’editoria ed in particolare del finanziamento pubblico a favore della stampa di partito. Non ha citato l’eccellente pamphlet di Beppe Lopez “La casta dei giornali” (edito da Stampa Alternativa / Eri, una lettura indispensabile per chiunque voglia comprendere come funziona questo sistema malato di sovvenzioni improprie), ma si è fatto vanto che Gabanelli avesse sostanzialmente “approvato” il disegno di legge… mai divenuto legge. Magra consolazione!

In sostanza, uno scenario sconfortante, deprimente, triste. Il quesito di fondo: è stato soltanto il “tempo crudele” ad impedire al governo Prodi-Gentiloni di concretizzare le belle promesse che avevano caratterizzato la precedente campagna elettorale o va riconosciuto un complessivo deficit nella politica culturale e mediale del Paese?

E, ancora, che attendibilità politica possono vantare oggi coloro che non sono riusciti a portare a termine quel che avrebbero voluto / dovuto durante 20 mesi di governo?!

Tempo crudele, destino beffardo, malignità degli dèi???

 

Epifani ha concluso invitando tutti ad una riflessione critica: “quel che ho ascoltato (e detto) questa mattina è esattamente uguale a quel che ho detto in convegni simili non solo dieci anni fa, ma forse venti anni fa…”.

Sarà forse Super-Walter a far dimenticare tutto questo “passatismo”??? A quanto è dato sapere, Gentiloni non farà parte della sua squadra di governo, se diverrà premier, ma basterà ciò per risollevare le sorti della sinistra sconfitta?

 

Consulta il profilo Who is who di:

 

Angelo Zaccone Teodosi, Presidente di IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale

Exit mobile version