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Bollette gonfiate: l’Antitrust interviene per impedire il distacco della linea. Telecom, ‘Il problema è delle società che erogano i servizi’

Italia


La questione degli spropositati addebiti in bolletta per ‘chiamate fantasma’ a numeri speciali “…non riguarda Telecom ma le società che erogano i servizi”, nei confronti delle quali sono già stati presi i “…dovuti provvedimenti”.

Così l’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè – che proprio oggi su invito del presidente Antonio Catricala’, ha risposto ai reclami dei clienti Telecom Italia dai call center dell’Antitrust –  è intervenuto sul provvedimento d’urgenza disposto in merito alle disattivazioni della linea nei confronti di chi, vedendosi addebitare in bolletta chiamate satellitari mai effettuate, si rifiutava di pagare il salatissimo conto.

 

   

L’Antitrust è intervenuto venerdì sulla questione, con un’istruttoria nei confronti di Telecom Italia, Elsacom e altre sette società – Globalstar Europe, Csinfo, Eutelia, Karupa, 10993 S.r.l, Teleunit e Voiceplus – accusate di aver messo in atto per anni pratiche commerciali scorrette nei confronti di centinaia di consumatori e ha disposto ispezioni nelle sedi delle aziende coinvolte.

  

Si tratta dell’annosa questione degli addebiti per chiamate ai numeri satellitari 008818 e a numeri a valore aggiunto come (199, 899, 892, 178, ecc.), che arrivano a costare anche 15,00 euro al minuto, con guadagni stratosferici per i gestori incriminati.

  

L’Antitrust ha quindi disposto che Telecom non possa più sospendere, come richiesto da Elsacom, la linea ai clienti che non pagano le chiamate satellitari – mai effettuate – fatturate in bolletta.

  

Le associazioni hanno più volte denunciato l’immobilismo di governo e autorità di fronte al ripetersi degli abusi legati ai numeri ‘speciali’, sottolineando come la maggiore imputata – Elsacom – fosse tra l’altro una società controllata da Finmeccanica, a sua volta controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, con il 32,45% del capitale sociale.

 

Secondo l’Aduc, gli incassi derivanti a Elsacom dall’affitto delle numerazioni 0088 18-19 raggiungerebbero i 15 milioni di euro, che sono solo una parte degli addebiti globali fatti agli utenti, che pagano anche il gestore telefonico a cui sono abbonati e le società che affittano i numeri da Elsacom.

Anche il presidente dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), nell’aprile scorso, descrivendo il fenomeno ai deputati della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera, è intervenuto riguardo questa situazione dichiarando che: “…sono ancora diffusi i problemi causati da pratiche truffaldine messe in atto da organizzazioni criminose che hanno come risultato l’addebito nelle bollette di ignari utenti di chiamate per servizi, mai effettuati, a sovrapprezzo”.

 

Dalle recenti indagini dell’Antitrust, cui ha fatto seguito l’avvio dell’istruttoria, è emerso tra l’altro che “per tali telefonate e/o connessioni la società Elsacom in molti casi abbia chiesto a Telecom Italia la fatturazione come satellitari di normali telefonate terrestri”.

 

Tra la fine del 2007 e l’inizio di quest’anno, lo speciale call center istituito dalla Direzione Generale per la Tutela del Consumatore ha raccolto centinaia di segnalazioni di abusi, mentre l’Antitrust ha appurato che Telecom, per parte sua, non avrebbe fatto nulla per evitare il fenomeno, pretendendo di contro l’immediato e integrale pagamento delle somme, minacciando gli utenti di interrompere il collegamento telefonico.

 

Considerata la gravita della situazione, che si configura come una pratica commerciale aggressiva, e il danno irrimediabile subito dai consumatori a seguito del distacco della linea telefonica, l’Antitrust ha quindi deciso di avviare l’indagine, per accertare anche se, all’origine delle fatturazioni, vi sia l’installazione, da parte di società non riconducibili a Telecom Italia, di “dialers” sull’hardware dell’utente.

 

I “dialers” sono quei famigerati programmi gestiti da piccole società, utilizzati come tramite per accedere a servizi a sovrapprezzo o a tariffazione speciale, che possono peraltro riprogrammare automaticamente il computer anche in successivi accessi a internet ed effettuare così chiamate non richieste.

 

Il problema non è certo nuovo o ignoto ai vertici Telecom o delle Authority, dal momento che già a dicembre del 2006 la società si era formalmente impegnata a stornare dalle bollette dei clienti l’importo indebitamente addebitato da fantomatiche chiamate alle numerazioni speciali.

 

Telecom Italia aveva peraltro confermato che “…il mancato pagamento di servizi a tariffazione specifica non costituisce in alcun modo titolo alla sospensione del sevizio telefonico. Nel caso in cui i clienti abbiano già provveduto al pagamento totale della bolletta o usufruiscano del servizio di domiciliazione bancaria, Telecom Italia provvederà al relativo rimborso”, annunciando anche l’avvio di un nuovo servizio gratuito di disabilitazione selettiva.

 

“Tutti i clienti Telecom Italia riceveranno infatti un codice personalizzato (PIN) che consentirà loro, ogni qual volta lo desiderano, di disabilitare e abilitare il proprio telefono verso queste numerazioni”, prometteva la società.

E proprio in fatto di PIN, Adiconsum sottolinea che si tratta di uno strumento importante per porre un freno a simili abusi.

“Per combattere le truffe telefoniche, è urgente regolamentare l’accesso ai servizi a valore aggiunto tramite un PIN fornito gratuitamente. In tal modo – spiega l’associazione – la fruizione di tali servizi da parte degli utenti sarà consapevole, tutelando tutti coloro che non intendono richiederli, ma che oggi come oggi se li ritrovano addebitati loro malgrado in bolletta”.

 

Sempre in merito agli abusi perpetrati nei confronti degli utenti – in particolare riguardi l’invio ei cosiddetti ‘sms truffa’ – Telecom Italia ha accettato nei giorni scorsi di versare 6,5 milioni di euro a seguito “di una contestazione dell’Agcom relativa a una serie di attivazioni/disattivazioni non richieste di servizi di telecomunicazione”.

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